8

491 30 3
                                    

Mentre cerco di trovare risposte alle mie domande sento qualcuno abbassare la maniglia per entrare invano. Notanto che la porta è chiusa a chiave bussa "Chi è?" chiedo "Sono Philip" la voce di Sherlock attraversa la porta e preoccupato bussa ancora "Sei corsa in stanza...tutto bene?" il suo tono e un po' falsato rispetto al naturale ma sento un velo di genuina preoccupazione.

Apro la porta e lo tiro dentro chiudendola immediatamente dopo il suo passaggio "Perché piangi?" mi chiede e solo ora mi accorgo delle lacrime che percorrono il mio viso.

Trattengo i singhiozzi e la gola inizia a bruciare "Che sta succedendo Juliet?" chiede sussurrando e tornando ad essere Sherlock.

Ci sediamo nel letto e facciamo luce con la torcia del telefono che mette in risalto i miei occhi rossi.

Gli racconto tutto ciò che è successo, dalle incisiono sugli alberi, agli uomini attorno al mio motorino "Questo può essere un problema, ma almeno sappiamo che siamo nella pista giusta!" io tengo lo sguardo basso.

Prende le mie mani nelle sue "Juliet, puoi star certa che non ti verrà fatto alcun male. Non lo permetterò" i nostri sguardi si incrociano e sembrano non volersi abbandonare.

I nostri visi si avvicinano come attratti l'uno dall'altra, in un movimento spontaneo. La distanza tra noi diminuisce sempre di più finché lui non l'azzera facendo combaciare le nostre labbra in un bacio.

Sposto le mie mano nei suoi capelli facendo scorrere le ciocche brune tra le mie dita mentre le sue mani si posano sulla mia schiena facendo avvicinare i nostri corpi.

Probabilmente saremmo rimasti avvinghiati ancora per molto se una voce dall'altra parte della porta non ci avvesse interrotto. John, o meglio Leonard, bussava insistentemente.

Ci stacchiamo controvoglia, mi do una leggera sistemata ai vestiti e mi passo le dita fra i capelli per sistemarli. Non deve trasparire il minimo indizio del momento appena trascorso.

Apro la porta e John si fionda dentro "Perché è tutto buio? Che cosa è successo? E dov'è la mia torta?" chiede John.

Grazie alla scarsa illuminazione non sospetta nulla della mia pomiciata con Sherlock e quindi mi comporto il più normalmente possibile.

Raccontiamo anche a lui tutta la storia e anche lui mi assicura sulla mia incolumità.

Non so perché ma nonostante ci conosciamo da così poco tempo tra noi si è formato un certo legame.

Da quel che ho capito anche loro due hanno legato in poco tempo, che gli omicidi favoriscano la nascita di amicizie?

Sorrido tra me e me senza accorgermene ma i due davanti a me lo notano "Cosa c'è da sorridere?" chiede John. Scuoto la testa sviando la domanda

"Nulla, dobbiamo andare da Summer o chissà cosa penserà" e dicendo ciò esco dalla porta andando in cucina.

"Allora?" chiede mia madre, io la guardo confusa "Allora cosa?" lei mette le mai ai fianchi "La torta per Leonard! Dovevi andare a prendere gli ingredienti"

Oh merda

"Emmm, ecco, vedi, ero andata al supermercato ma l'ho trovato chiuso! Si, l'ho trovato chiuso" dico cercando di essere convincente. Lei scuote la testa esasperata "Chiamo la pasticceria e ne ordino una" io le sorrido

"Summer dov'è?" chiedo notando la sua assenza "Ha ricevuto una chiamata mentre era fuori con Leo e Phil ed è dovuta andare non so dove. Per questo sono già tornati" risponde lei prendendo il telefono che aveva iniziato a squillare.

Torno da Sherlock e John. Il primo è seduto sul letto con lo sguardo fisso davanti a se mentre il secondo legge un libro.

"Stanotte vado in esplorazione. Vado a vedere cosa nasconde quel posto in mezzo al bosco" John salta in aria "Ma sei seria? E se ti scoprono?" io vado verso l'armadio e prendo uno zaino mentre rispondo "Farò attenzione! Meglio di notte dove potenzialmente non c'è nessuno e quando ci sono meno possibilità di essere vista" lui sbuffa sonoramente

"Verremo con te" continua "No, non possiamo andare tutti! Se per caso non facessi in tempo a tornare domani prima che Summer e mia madre si sveglino loro noteranno subito l'assenza della macchina" e mentre dico ciò metto dentro lo zaino una torcia, delle pile, una coperta e la pistola che nascondo sotto una tavola del pavimento.

"E scommetto che quello che deve rimanere sono io" dice lui sconsolato io alzo le spalle "Posso andare pure da sola" e qui si intromette Sherlock che fino ad ora non si era mosso "Non si discute. John tu resterai qui ma non dormirai. Dopo pranzo preparo una webcam collegata a due auricolari e avrai davanti il computer con la mappa di tutto l'edificio. Sarai i nostri occhi e il nostro Tomtom" e si alza agilmente.

Un cuore scolpito nella roccia-Sherlock HolmesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora