Benvenuti a questa nuova fanfiction. La storia non è mia ma di Mizar_ che mi ha gentilmente permesso di riportarla qui su Wattpad.
Detto questo, la fanfiction è un po' lunga quindi pensavo di dividerla in piccoli capitoli e pubblicarne due o tre al giorno.
Godetevi il primo capitolo!❤️Where soul meets body.
I do believe it's true
That there are roads left in both of our shoes,
But if silence takes you
Then I hope it takes me too.
So, brown eyes, I'll hold you near,
'cause you are the only song I want to hear.
Where soul meets body, Death Cab for Cutie.Sono stati capaci di farsi cacciare. Questa storia ha dell'incredibile.
In anni di frequentazioni di locali malfamati e sconosciuti, mai è stato cacciato prima d'ora. Quello dev'essere un nuovo record e chi deve ringraziare? Zayn Malik, l'unico e il solo capace di litigare con il proprietario di quella bettola.
"Cristo, perché dovevi provarci proprio con lei? Tra tutte?" Louis si lamenta nel buio della notte, calciando un sassolino sotto i piedi. Zayn Malik, diciassette anni, con un istinto di conservazione pari a zero e fascino da vendere, fa spallucce – dopotutto, a lui non importa d'essere stato cacciato, l'importante è avere ancora su di sé la propria pellaccia.
"Selena è una tosta." Gli risponde semplicemente, come se fosse scontato. "E ha le curve al posto giusto." Aggiunge in seguito, dando una spallata a Louis che lo fredda con un'occhiataccia.
"È anche l'ex del proprietario, Bieber, ce l'hai presente?" Lo conoscono un po' tutti da quelle parti e tutti sanno che ciò che è stato suo una volta, lo è per sempre. Concetto che non dovrebbe essere applicato a niente, tantomeno alle persone – tantomeno alla sua ex ragazza.
"È un gran coglione." Soffia Zayn non preoccupandosi della sua esistenza. Se n'è andato da quel locale evitando una rissa, giusto perché Louis l'ha tirato via per un braccio, grugnendo qualcosa di simile a che cazzo di problemi hai?, ha pensato fosse meglio lasciar stare perché in quel posto girano tutti armati e lui non ha con sé neanche un coltellino svizzero.
Camminano a lungo, lasciandosi alle spalle quello schifo.
New York è davvero bella, una città ridente che non si spegne mai – così è stata definita una volta, Louis l'ha letto sul Times o qualsiasi altro quotidiano legga sua madre la mattina.
Di luoghi a New York ce ne sono tanti, però le persone a modo girano sempre negli stessi posti e specie se di sera, certe zone è meglio non conoscerle mai. Zayn e Louis, al novantotto per cento, le conoscono tutte e ci hanno lasciato qualche pugno e chiazza di sangue per strada. Non che a loro interessi, sul serio.
Dopo essere stati cacciati dal Boom, locale mediocre con musica sorprendentemente migliore di quanto ci si potesse aspettare, hanno camminato per quelle che l'orologio rubato di Zayn segna due ore – o forse un po' meno, il mulatto non è così sobrio e Louis teme possa confondere i numeri.
Proprio per la sua confusione, si ritrovano in un posto che non ha proprio nulla a che vedere con la loro Brooklyn – "dove cazzo stiamo andando?" ha domandato Louis, osservando Zayn guardandosi attorno curiosamente.
La zona in cui sono capitati è certamente una delle più facoltose, se ne rendono conto sia perché non c'è anima viva che cammini ubriaca per quelle strade sia perché sembra essere un quartiere residenziale.
"Potresti chiudere quella fogna per più di cinque minuti, sì?" intima Louis a Zayn che continua a blaterare e blaterare.
Si conoscono da anni e sono visti come un duo oltremodo particolare, nella loro scuola. Sarà perché sanno essere fin troppo diversi l'uno dall'altro, si divertono a fumare nel cortile di fronte a tutti lanciando sguardi boriosi e superiori a quella marmaglia di perdenti che li circondano – non è davvero un offesa, dicono sempre facendo spallucce, qui siamo un po' tutti dei perdenti. Altrimenti vivrebbero in un quartiere diverso da Brooklyn, non frequenterebbero locali come il Boom e non vestirebbero trasandati con marche di poco conto di cui un ereditiere neanche conoscerebbe il nome.
Zayn si tappa la bocca, ma inizia a giocare con la ghiaia della strada poco asfaltata.
Questo è sorprendente: Louis pensa che in quei posti pieni di soldi la gente dovrebbe avere un personale anche per quello, per le strade dissestate e i fossi.
Inizia a lanciare i sassolini e Louis già sa che quella non è un ottima idea, perché "cazzo".
Un sassolino – che tanto sassolino non doveva essere – colpisce direttamente una finestra di un edificio imponente che si estende ai loro occhi.
"Grandioso, Zay, davvero grandioso" Louis si schiaffa una mano in fronte e sarebbe già pronto a darsela a gambe se solo il suo amico, con una voglia di conservazione al limite dell'inesistenza, non lo invitasse ad avvicinarsi.
"Che cazzo fai?" gli urla Louis, guardandolo mentre si arrampica su quel muro per raggiungere la finestra. Sia chiaro: a lui non interessa davvero di quel vetro e di quell'edificio, a Louis interessa esclusivamente di sé stesso e sì, anche di quel coglione del suo amico.
Zayn scompare dal suo raggio visivo nel giro di pochi minuti, Louis aguzza la vista e lo vede sbracciarsi dalla finestra rotta facendogli segno di raggiungerlo. Non può mica lasciarlo lì e non può neanche permettergli di fare quella cazzata senza di lui.
"Me la pagherai, Malik."
Sono le sue parole, prima di incastrare un piede nella rampicante e aggrapparsi alle mattonelle più sporgenti. La sua altezza non lo aiuta di certo però per fortuna ha una prestanza fisica non troppo scarsa. Capitola per terra con un tonfo, attutendo la caduta di spalla.
È tutto buio. Sotto gli occhi di Louis, si aprono due enormi scalinate – una conduce a piano terra, l'altra invece si dirama verso l'altro per svariati piani.
"Dev'essere una scuola." Sussurra Zayn, osservando la miriade di premi e riconoscenze – molte affisse ai muri, altre persino conservate dietro teche di vetro.
"Sherlock dovevano chiamarti." Sbuffa Louis, avvicinandosi. Decine di fotografie di ragazzi e ragazze in calzamaglia, riconoscimenti in una lingua che non può essere americano e un numero esorbitante di scarpette da ballo messe in mostra.
"Verranno solo fighette qui." Osserva le fotografie e rabbrividisce al solo pensiero di doversi incastrare in una di quelle trappole, poi vede numerosi bei ragazzi e i loro muscoli evidenziati da quel gioco maledetto e pensa che non poteva essere così terribile come spettacolo.
"Elementare, Watson!" Zayn lo colpisce con uno scappellotto, guadagnandosi uno sguardo agghiacciante da parte di Louis. "E smettila di fissare il pacco" accompagna la frase con un gesto drammatico, alzando gli occhi al cielo.
Louis è gay. Totalmente irrecuperabile. E l'ha capito, più o meno, verso i quattordici anni – o meglio, l'ha ammesso ad alta voce a quell'età ma crede di averlo sempre saputo. Non lo sanno in molti, sia perché sono poche le persone con cui ha contatti a cui potrebbe dirlo sia perché non gli interessa molto sventolare la propria sessualità ai quattro venti – gli etero non si sentono in obbligo a farne un annuncio, lui l'ha presa con eloquente filosofia.
"Questa cosa è illegale." Nessuno dei due ha ancora raggiunto la maggiore età – mancano pochi mesi prima che Louis compia diciotto anni e per quanto la sua fedina faccia già abbastanza schifo, effrazione in un luogo pubblico gli manca da spuntare alla lista.
"E da quando ti importa precisamente?" Zayn ride ad alta voce e Louis pensa che non possa importagliene di meno, in quel momento.
Lo segue correndo tra quei corridoi fin quando non arrivano al capolinea. Aperta la porta, mastodontica rispetto alle altre, Louis rimane senza parole. Quella scuola dispone di un auditorium che non ha nulla a che vedere con quello che loro utilizzano per le assemblee studentesche.
Il loro auditorium era un semplice soppalco e un mucchio di sedie in plastica buttate in ordine sparso. Questo, invece, è più simile ad un teatro. C'è un vero palco sotto i suoi occhi, allestito e arricchito con costumi di scena e scenografie non ancora perfezionate.
Le poltrone sono più di un centinaio, in velluto rosso e mantenute, ovviamente, in perfette condizioni. Le tende ai lati celano le uscite di emergenza – a pensarci bene, la sua scuola non sarebbe potuta neanche rimanere aperta: non dispongono di uscite di sicurezza e se mai dovesse scoppiare un incendio, loro rimarrebbero come sardine in quella scatoletta.
"Cazzo, che figata." Zayn è già sul palco e sta toccando ogni singolo oggetto di scena in grado di stuzzicare la sua curiosità – impronte ovunque, pensa Louis, perfetto andremo in prigione. Pensa raggiungendo a grande falcate il suo amico che gli lancia un cartonato dritto in faccia.
Louis lo schiva e finisce direttamente per terra, frantumandosi in mille pezzi. Guardano entrambi i cocci di quell'oggetto e scoppiano a ridere.
Zayn spunta da dietro una colonna, al collo porta una collana di perle e un boa rosa piumato, sulle spalle indossa un pesante mantello che ricorda vagamente quello di Merlino o di re Artù – Louis non può decretarlo con certezza.
"Vuoi tu, mia adorata, accettare la mia umile proposta?" Zayn ha un tono serio, gli si avvicina con solennità e nel momento in cui avrebbe dovuto sfoderare un anello gli punta contro uno spadaccino – perché ne hanno uno, in ogni caso?
"Io accetterei se solo avessi un segno del vostro amore!" Louis imita una voce femminile, improvvisandosi una innocente donzella che si nasconde da un pericolo imminente. Si cela dietro quelle colonne in cartonato, rivolgendo di tanto in tanto occhiate provocanti al suo accompagnatore.
"Un segno del mio amore, ah?" Zayn non se lo ripetere una seconda volta. Con la sua arma, non così giocattolo come sembra, infilza una di quelle colonne e colpisce, questa volta involontariamente, il vaso poggiato accuratamente sul pianoforte.
"Oops, dici che me lo faranno pagare?" Chiede il mulatto, osservando le condizioni di quel pianoforte. Pianoforte a coda, nero, sembra essere stato lucidato tanto brilla nel buio.
Louis fa spallucce e "Direi proprio di sì, giovanotto" interviene una terza voce, non appartenente a nessuno dei due ragazzi.
Le luci del teatro vengono accese da un uomo sulla trentina, divisa da controllore a contraddistinguerlo e una beretta in tasca. Bracca Zayn prendendolo di spalle, continua a dimenarsi sibilando insulti tra i denti.
Louis è nascosto dietro alla colonna ancora non distrutta dalla furia distruttrice di Malik.
Cazzo. Cazzo. C'è da pensare in fretta, Zayn guarda nella sua direzione e gli fa cenno con la testa di andarsene immediatamente – è solo uno e loro sono in due, dai, non poteva essere più facile.
Louis, invece, che è una grandissima testa di cazzo preferisce piuttosto buttarsi contro il controllare dandogli una spallata. Colto alla sprovvista, lascia andare Zayn.
L'uomo non demorde; nonostante sia a terra, continua a strisciare e afferra la caviglia di Louis che cade rovinosamente sul palco, non riuscendo neppure a raggiungere le scale.
"Louis, cazzo!" Zayn è vicino all'uscita di sicurezza, già pronto a lasciare che si chiuda alle sue spalle per tornare indietro dal suo amico. Loro non si sono mai abbandonati e non può di certo lasciarlo in mano a quel piedipiatti dopo che l'ha salvato in calcio d'angolo.
Il trentenne troneggia su Louis, bloccandogli ogni possibilità di movimento. È accovacciato sul suo corpo, gli stringe le mani dietro la schiena.
"Sparisci, Malik, ora." Gli ordina Louis, con voce strozzata, guancia schiacciata contro il pavimento e lo sbirro che continua a intimargli di stare zitto prima di peggiorare la situazione. "Vai via! Vattene!" e Zayn lotta con sé stesso, indeciso se seguire le parole di Louis o meno.
Non preoccuparti, va tutto bene, sono le parole che mima e Zayn non se lo fa ripetere una seconda volta.
"Un gesto davvero nobile il tuo." Sbuffa quel poliziotto alzando gli occhi al cielo. "Non ti procurerà nessuno sconto, lo sai?"
Louis si dimena ancora sotto il suo tocco e "Zitto, mezzasega" sputa tra i denti, ricevendo come risposta una brusca spinta contro il pavimento.
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Where soul meets body L.S
FanfictionLarry | StepUp!AU | Menzioni di violenza e omofobia | 46.4K Dal testo: "- Harry, come puoi pensare che io non creda in te? Io credo in te, cazzo, molto più di quanto non fai tu." Deglutisce perché capisce di star dicendo troppo. Frasi così dirette...