L'Empire Hotel è un capolavoro di ingegneria ultra moderna che deve valere una fortuna immensa. Del proprietario, nonché detentore delle azioni, si sa più o meno tutto quello che si può sapere di un uomo perché vive sotto le luci della ribalta da sempre.
Chuck Bass apre il suo magnifico hotel i primi di maggio, dopo essere convolato a nozze con la ben nota Blair Waldorf, figlia della rinomata stilista – nomi molto rilevanti dell'elitè newyorkese, questo non mette in agitazione Louis, per nulla.
Louis Tomlinson ha appuntamento con Harry Styles nel parchetto alle spalle del grande albergo, già inondato dai paparazzi pronti per certificare il grande successo dell'inaugurazione o il fantasmagorico fiasco che si potrebbe rivelare.
Harry rimane con il fiato sospeso, con la paura d'essere bidonato all'ultimo ad assillarlo. Quei pensieri infelici scompaiono non appena vede Louis arrivare in lontananza, bello come non mai.
Louis, quel giorno, indossa un pantalone nero dal taglio sorprendentemente più elegante di quanto si potesse credere per i suoi standard, una camicia bianca abbottonata quasi fino all'ultimo bottone e a smorzare una giacca di pelle lucida, bordeaux – il livido sulla mascella è quasi impercettibile, Selena gliel'ha coperto con il trucco e gli si è raccomandata di non toccarsi troppo.
"Sei venuto" la sorpresa che tinge la voce di Harry è innegabile. A dir la verità, anche Louis è sorpreso di sé stesso – Zayn l'ha accompagnato all'angolo dell'albergo, ha visto la sua macchina sfrecciare via nel traffico della città solo quando ormai il riccio l'aveva visto arrivare.
"Non ci credo neppure io." La butta sullo scherzo e si prende del tempo per guardare Harry.
La bellezza del ragazzo lo lascia senza parole, neanche è in grado di elaborare un pensiero sensato che vada oltre i soliti noiosi complimenti.
Harry indossa un completo firmato Gucci che Louis non potrebbe avere neanche tra anni se avesse un lavoro quantomeno accettabile. La camicia rosa confetto è semitrasparente e quasi totalmente sbottonata, infilata nei pantaloni a campana che, se possibile, lo slanciano ancora di più. La fantasia floreale riprende la camicia e si riflette nella moltitudine d'anelli che adornano le sue dita, anelli di svariate misure, con pietre più o meno grandi. Il tocco di grazia sono i capelli, così ricci e lunghi a donargli un aspetto sbarazzino nonostante quei vestiti così formali.
"Louis?" Gli occhi azzurri vengono distolti da quella meraviglia, vengono bruscamente riportati con i piedi per terra. "Andiamo?" Gli porge persino il braccio con un sorriso forzato. Non sa come comportarsi ma è certo che quell'approccio formale non stia aiutando.
Harry, tuttavia, non sa se può osare e stringergli la mano e trascinarlo in quella marea di flash e di paparazzi assetati di notizie succulente. La risposta arriva dopo: Louis non accetta l'offerta, ma non decide nemmeno di cambiare la carte in tavola. Posa delicatamente una mano sul suo fianco, sospingendolo verso l'Empire.
"Mi dirai mai il motivo reale di questo invito?" Gli sussurra Louis all'orecchio, lasciandosi questa volta guidare da Harry che sembra essere l'uomo giusto al momento giusto, a suo agio mentre cammina sul red carpet che conduce all'ingresso dal bodyguard.
"Volevo parlarti." Risponde semplicemente Harry, aspettando che arrivi il loro momento e possano entrare nell'albergo.
"Avremmo potuto parlare altrove." Il disagio che sta provando è palese. Non riesce a sentirsi a suo agio, non vestito come un pezzente, non con tutti quegli avvoltoi a fotografare e pronti a distruggerli – ah, ora ricorda: non avendo una nomea, non avrebbero ragioni per buttarli giù. È così che funziona in quegli ambienti, dopotutto.
"Ah sì? Dove, precisamente?" Harry sorride fintamente, stringendosi maggiormente al suo braccio. "Alla Maryland fai di tutto per evitarmi. A casa tua, beh, non mi sembrava il caso di presentarmi a casa tua. Di nuovo."
Louis vorrebbe ribattere ma Harry lo interrompe ancora prima che potesse aprire bocca.
"Solo, rilassati. A me non importa di nessun altro stasera se non di te." Non avrebbe mai ammesso ad alta voce quanto quelle parole gli facessero bene perché non è nella sua natura parlare troppo ed esporsi, ma la mano di Louis ancorata a quella di Harry pare essere una risposta più che sufficiente.
Harry mostra al bodyguard i loro inviti, aspettano entrambi uno vicino all'altro che gli dia l'okay per varcare le porte di quello che sembra essere diventato per tutti i newyorkesi il nuovo ingresso per il paradiso.
I fotografi, invece, continuano a fotografare e il vociare è indistinto nella folla, ma Louis sente un commento che non avrebbe mai voluto sentire. Un paparazzo, disgustoso quasi quanto suo padre, ha la telecamera in mano e scatta foto a raffica ad una nuova coppia appena arrivata.
Due ragazze, belle ragazze – una alta e slanciata, bionda e dai capelli corti, folte sopracciglia come tratto distintivo e l'altra, poco più bassa, in un vestito lungo a sirena dai capelli castani.
"Tse, disgustose, davvero-" questo ha detto quell'uomo sulla trentina. Uomo che dichiara la propria repulsione nei loro confronti e, nonostante tutto, continua a scattare loro fotografie come fossero carne da macello da esporre – su un articolo, una prima pagina da giornale.
"Scusami?" Louis richiama la sua attenzione innocentemente, aspettando una spiegazione. Lo vede bofonchiare qualcosa tra sé e sé, alla vista della sua mano intrecciata a quella di un ragazzo.
Lo guarda indignato e "buh, froci" Louis crede di non vederci più dalla rabbia. Perché forse può accettare che il suo mondo faccia schifo, Brooklyn non è il posto in cui sogneresti di crescere i tuoi figli, suo padre ha una mentalità del cazzo e non c'è niente per cambiarlo. E l'ha accettato. Ma non crede di poter accettare come anche nella New York, fascinosa e brillante, ci siano esseri così ripugnanti.
L'ignoranza è una brutta bestia e mette i brividi, fottuti brividi, vedere come questa dilaghi ovunque.
"Frocio? È così che mi hai chiamato?" Louis suona minaccioso, specie perché sembra essere l'unico fuori corda in quella marea di persone. Il paparazzo annuisce, persino ride nel vederlo così agitato. "Ah, quindi ti da fastidio se stringo la mano del mio ragazzo giusto?"
Louis indica le loro mani intrecciate e lo obbliga ad abbassare lo sguardo per vedere, vedere come fossero solo due mani del cazzo strette l'una all'altra. Cosa diavolo c'era di così sbagliato? Così assurdo che lui non poteva concepire?
"Cristo, sì, mi fa schifo. Mi fate schifo." E sputa quella parole non degnando loro nemmeno di uno sguardo, come se quella conversazione fosse destinata a finire lì. Senza alcun replica.
"Ah, ti facciamo schifo, sì? Perciò credo che questo ti lascerà senza parole." Louis lascia la mano di Harry per avvicinarlo a sé, gliene poggia una all'altezza della schiena e l'altra finisce tra i suoi capelli.
Lo bacia e sente esplodere tutto quello che lo circonda perché le labbra di Harry sono sempre così dannatamente morbide, baciandolo sente quasi un gusto dolce di fragola e ne vuole sempre di più – Louis lo sa che è stato lui a chiudere tutto e sa anche perché l'ha fatto, solo non sa più se ne vale la pena. Non sa più se sia conveniente allontanare Harry dalla sua vita per non immischiarlo in tutto quello schifo.
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Where soul meets body L.S
FanfictionLarry | StepUp!AU | Menzioni di violenza e omofobia | 46.4K Dal testo: "- Harry, come puoi pensare che io non creda in te? Io credo in te, cazzo, molto più di quanto non fai tu." Deglutisce perché capisce di star dicendo troppo. Frasi così dirette...