Harry, per la prima volta, nel giro di dieci giorni riesce a tornare a casa con un peso in meno sul cuore.
Quella giornata è stata tra le più faticose perché è rimasto a scuola fin dopo l'orario delle sue lezioni e ha osservato decine di ballerine sforzarsi di raggiungere livelli non ancora adatti a loro, sia per la giovane età sia per il poco allenamento ma sente di poter aver trovato un nuovo partner per quanto anticonvenzionale sia.
Quando rientra a casa sua, vorrebbe solo trovare un pasto caldo a tavola e qualcuno disposto ad abbracciarlo, chiedergli come fosse andata la sua giornata. Invece infila la chiave nella toppa, gira due volte e non sente l'odore di cucinato provenire dalla cucina.
Nessuno lo accoglie con un sorriso, sua madre non è lì ad abbracciarlo con il suo grembiule verde a pois legato intorno alla vita e ovviamente, in casa non c'è nessun altro se non Harry.
Grandioso, pensa con un sorriso quiete. Dovrebbe farci l'abitudine, da sei anni la sua routine si dispiega sempre allo stesso modo.
Compone il numero del solito take-away e aspetta che qualcuno risponda alla cornetta.
"Subway, è qui per te. Cosa vuoi ordinare?" Riconoscerebbe la voce di Sophia ovunque anche se resa metallica dall'obsoleto telefono per le ordinazioni che ancora si ostina a non sostituire.
"Il solito, Soph."
"Harry!" Trilla la ragazza dall'altra parte e inizia a parlargli a ruota libera, scaricando il suo ordine a qualcun altro assicurandogli che a breve tutto sarebbe arrivato.
È un po' una tradizione. Harry è capitato per caso a quel take-away, ha conosciuto Sophia e da allora, ogni volta che rincasa tardi e non ha nulla da mettere sotto i denti, la chiama per un'ordinazione e lei preferisce tenergli compagnia al telefono fin quando l'ordine non arriva a casa sua – gentilmente consegnato da Josh.
Finisce per apparecchiare la tavola per due e si siede al tavolo, aspettando che suo padre torni.
Harry passa le ore intere fermo sulla sedia e fissa per più tempo del dovuto il posto che un tempo era occupato da qualcun altro.
Quando sente la serratura scattare, Harry si riscuote dal torpore in cui è caduto e debolmente impugna la forchetta fingendo di mangiucchiare già da tempo quell'insalata.
"Scusa il ritardo, mi ha trattenuto il lavoro." Gli dice il padre, Des Styles. Lavora più tempo del necessario e passa meno tempo possibile tra quelle quattro mura domestiche; da quando manca la presenza femminile in casa, nessuno dei due ha più voglia di passarvi più tempo dell'indispensabile.
"Non preoccuparti." Scrolla le spalle per disciogliere i nervi incartati. "Ho fatto tardi anch'io, oggi."
Solo che tu non potevi saperlo, non eri a casa. Vorrebbe fargli notare, ma si morde la lingua e ci pensa due volte prima di rovinarsi una serata tranquilla.
Mangiano immersi nel silenzio. L'aria non è tesa perché tra Des ed Harry il rapporto non è così disastroso, certo non lo si può nemmeno definire idialliaco.
"Ti ho portato gli opuscoli." Des parla ma Harry non ha afferrato il concetto, così immerso nei suoi pensieri. "Per il college, li ho nella valigetta. Dopo possiamo vederli insieme, se vuoi."
Harry posa la forchetta vicino al coltello e si massaggia il ponte del naso, sperando di non lasciarsi sopraffare dalla tensione che lo sta opprimendo in quegli ultimi tempi.
"Ti ho già detto quali sono i miei piani, per il futuro." Non è mai suonato più gelido in vita sua tranne che col il padre. Non riesce neanche ad aprirsi di fronte a lui e se anche volesse provarci, gli sguardi che gli riserva lo portano sempre sulla difensiva.
"Devo ricordarti qual è il nostro accordo?"
Harry stringe i pugni sotto il tavolo così forte da sentire le sue nocche diventare bianche. Come potrebbe mai scordarsi delle parole che il padre tende a sottolineargli più spesso ogni volta che capita l'occasione buona?
"Se non vieni scritturato, continui gli studi." Recita a memoria, stancamente. "Me lo ripeti da anni, ormai."
"Così come tu mi ripeti da anni di avere la possibilità d'essere scritturato e non mi sembra d'aver ancora visionato alcun contratto." Sputa quelle parole con freddezza ed Harry lo sa che in realtà a Des Styles non gli importa assolutamente nulla di quello che lui, suo figlio, desidera ardentemente da quando ha cinque anni.
Gli importa di vederlo sistemato con un buon lavoro, infelice e magari, sposato con un bella donna affinché possa avere dei nipotini. Questo è ciò che vuole, nient'altro.
"Ho ancora tempo." Sibila a denti stretti, volendo mettere un punto a quell'argomento.
"Il tempo è danaro per i ballerini. Si viene scoperti da bambini, o è la fine." A diciassette anni, Harry deve ancora trovare le parole adatte per spiegare al padre di non essere ancora così vecchio da non poter più sfondare. Diamine.
"Ho trovato un nuovo partner per il saggio di fine anno." Cambia rotta Harry, pur di non pensare a come non sia ancora riuscito ad entrare in una compagnia stabile, a come sia un dannato fallimento per tutti. In primis, per sé stesso.
"Taylor non si riprenderà in tempo?" Solo ora Harry vede il padre sinceramente interessato alla conversazione. Des, in cuor suo, spera che il figlio si innamori di lei. Taylor Swift è il tipo di ragazza da presentare alla famiglia: una ragazza per bene e con la testa sulle spalle, l'unica pecca forse è quella di condividere il sogno del figlio, la danza.
"No."
"Come si chiama la nuova partner?" Domanda Des, mangiando quell'ottimo pollo che il figlio si è persino premurato di riscaldare nel microonde per evitare di farglielo mangiare completamente gelato.
Harry abbozza un sorrisetto provocatorio e "Louis, si chiama Louis" gli dice con voce secca, osservando la reazione del padre.
"Un...lui?" Des è sorpreso, sì. Perché non ha mai visto suo figlio ballare con un altro uomo e non ha mai visto il figlio con un qualcuno al suo fianco, nonostante sapesse da anni quali fossero le sue preferenze.
"Un lui." Conferma Harry, aspettando una sua reazione. Ma Des non gli dice nulla, continua a mangiare al suo stesso tavolo e finge vada tutto bene quando in realtà non sa cosa dirgli, non sa cosa consigliargli.
Ha una dannata paura di cosa dire o fare, perché non era lui a tenere quel genere di discorsi e ora si sente perso.
"Spero che questa scelta non ti costerà caro." E quelle parole risuonano nella sua mente, come tutte le altre che gli ha finora rivolto.
Queste scelte non ti porteranno da nessuna parte, gli aveva detto una volta in preda ad una furiosa litigata ed Harry ancora se le ricorda quelle parole.
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Where soul meets body L.S
FanfictionLarry | StepUp!AU | Menzioni di violenza e omofobia | 46.4K Dal testo: "- Harry, come puoi pensare che io non creda in te? Io credo in te, cazzo, molto più di quanto non fai tu." Deglutisce perché capisce di star dicendo troppo. Frasi così dirette...