In casa Tomlinson c'è qualcosa che non va. Lo capiscono tutti.
Prima tra tutti a capirlo, è Lottie. Charlotte Tomlinson ha dodici anni, occhietti vispi e azzurrissimi come il fratello, sa essere una dannata rompicoglioni quando vuole e ama incondizionatamente Louis nonostante lui la sbatti fuori da camera sua ogni volta che tenta di entrarci senza il suo permesso.
Quel giorno, Lottie piomba nella camera del fratellone e inizia come sempre a saltare sul letto, cantando a squarciagola la sigla del suo cartone animato preferito.
È domenica, Louis non è costretto ad alzarsi alle sei e mezza per arrivare in tempo dall'altra parte della grande mela e apre prima un occhio e poi l'altro: vede, ovviamente, Charlotte sul suo letto con quel sorrisone a illuminarle il volto.
"Cosa ti ho detto, Lots?" Brontola Louis, coprendosi le orecchie con il cuscino su cui stava comodamente riposando prima che quella piccola pesta facesse irruzione in stanza. La sveglia segna le nove e trentatré, grugnisce e fa segno alla sorella di smammare – non mi alzerò prima di mezzogiorno, pensa rilassando i muscoli.
"Di non entrare mai in camera tua, specialmente di domenica." Recita a memoria la ragazzina. Louis si acciglia: lo sta davvero prendendo in giro, non lo sta sognando? Quella mocciosa gli ha fatto il verso. Perfetto, sta perdendo già la sua autorità da fratello maggiore.
"Che giorno è oggi?"
"Domenica, ma-"
"Nessuna ma. Fuori!" Le indica la porta.
In tutta risposta, Lottie scende dal letto però inizia a tirargli la manica del pigiama continuando a urlare, urlare, urlare.
"Ma Lou-"
"Charlotte, dannazione, cosa c'è?" Butta il cuscino lontano dal letto, finisce dritto contro il suo armadio – non che sia così difficile mirare in direzione, quella camera è un piccolo quadrato due per due. Louis sente sua sorella rubargli aria, proprio in quel momento.
"Hanno bussato alla porta, papà sta dormendo – sinonimo gentile per non dire che sta collassando sul letto mentre sua madre si spacca la schiena anche in un giorno feriale – e io-"
"Tu?"
"Ho aperto io la porta, c'era un ragazzo e io l'ho fatto entrare e ora è seduto in cucina?"
Louis immagazzina quelle informazioni e ricorda. Ricorda dei suoi piani per quella domenica, improvvisamente sente d'aver dormito troppo e di avere la forza necessaria per alzarsi dal letto.
"Cazzo, Harry!" bofonchia a bassa voce, uscendo dalla camera con la sorella zampettante al seguito che batte le mani felice che suo fratello non si fosse arrabbiato con lei – la madre è stata categorica: mai aprire la porta a nessuno, sempre chiamare Louis e lasciare che se ne occupi lui.
Louis indossa un bermuda e una maglietta slabbrata blu quando incrocia gli occhi verdi di Harry.
Siede su una sedia e stringe in mano una busta da cui proviene un odore delizioso – lancia uno sguardo assassino a sua sorella quando si siede accanto a lui e tu non sei Zayn?, constata con curiosità guardandolo come se fosse un alieno.
"Non credo proprio." Risponde il riccio con un sorriso intenerito.
"Boo, è un tuo amico?" Louis sa già che Harry non si dimenticherà mai quello stupido soprannome che sua sorella ha coniato appositamente per lui quando ancora non distingueva suo fratello reale dal suo orsetto di peluche preferito.
Louis annuisce debolmente e "Sì, Lots, non c'è bisogno che tu lo uccida per me" risponde, lanciando uno sguardo desolato ad Harry.
"Pensavo dovessimo incontrarci all'entrata di Brooklyn." Gli dice Louis, sentendosi quasi a disagio per averlo fatto arrivare fin lì – in quello squallido quartiere, nella sua casa che casa non sembra, in quel casino infernale.
"Avevamo detto nove, non arrivavi e non rispondevi al cellulare ma ricordavo l'indirizzo di casa tua e ho pensato di poter passare. Sono stato invadente, sì, ma ho portato...la colazione?" Sventola in aria quelli che si riveleranno essere i muffin più buoni che le papille gustative di Louis abbiano mai assaggiato fino ad ora.
"Va bene così, H, non preoccuparti."
Lottie smette di guardare Harry con aria guardinga non appena assaggia il muffin al cioccolato e decreta che quel ragazzo debba diventare assolutamente il suo nuovo migliore amico – mi porterai la colazione ogni domenica, Harry? Sì, gliel'ha davvero chiesto e Louis pensa di voler sprofondare.
"Li ho cucinati io." Louis è sorpresa, non credeva sapesse cucinare – bello, educato, ballerino e cuoco. Sorride con uno di quei sorrisi così stupidi che se solo si vedesse in questo istante, si tirerebbe un pugno. "Io e mia madre li cucinavamo insieme."
Louis non osa chiedere e tira un calcio a Lottie, sotto al tavolo, perché già vede quella boccaccia in procinto di dire la sua prossima cazzata.
"Puoi insegnarmi?" Non ha detto una cazzata, ma ovviamente non ha colto il forte suggerimento del fratello di non aprire più bocca.
"Harry, forse, aveva altri programmi per oggi, Lots." Non vuole davvero che Harry si senta obbligato a cucinare per lui, cioè per loro. Contegno, Tomlinson, contegno.
Tuttavia Harry deve sorprenderlo quando "Mi piacerebbe tantissimo!" tuona contento.
"Davvero?" Chiede Louis in un sussurro. "Non sei obbligato a-"
Harry, però, ha già preso la sua decisione e gli fa segno di tacere.
"Nessun obbligo." Louis chiude la bocca e lo guarda muoversi nella sua cucina con Lottie al fianco che gli dà indicazioni.
Sembra essere a suo agio anche in quel piccolo ambiente angusto, ben lontana dalla meravigliosa cucina di cui probabilmente disporrà a casa sua.
Louis rimane fermo sui suoi piedi, sorride vedendogli indossare il grembiule della madre ed Harry si sente osservato.
"Dici che è troppo?" Se al suo posto ci fosse Zayn, gli direbbe che quel grembiule rosa a cuori rossi è assolutamente disgustoso ma ad Harry non sta così male, dopotutto. S'intona con il maglioncino lilla che sta indossando.
"Sei bellissimo." Harry arrossisce e riprende a frugare nel frigo, alla ricerca di tutto l'occorrente per quelli che saranno i migliori muffin di tutta Brooklyn.
Sua sorella, Lottie, invece guarda Louis in silenzio e pensa che non l'ha mai visto così sereno prima d'ora.
STAI LEGGENDO
Where soul meets body L.S
FanfictionLarry | StepUp!AU | Menzioni di violenza e omofobia | 46.4K Dal testo: "- Harry, come puoi pensare che io non creda in te? Io credo in te, cazzo, molto più di quanto non fai tu." Deglutisce perché capisce di star dicendo troppo. Frasi così dirette...