QUINCE

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Il Cuélebre aveva fame e non voleva perdere altro tempo. Fece la sua mossa, e pose l'intricato quesito:

«Dietro alle spalle, non ti guardare

Ché mai il mio occhio potrai incrociare.

Nella buia fossa, tra queste mille ossa

La mia casa certo non potrai costruire.

Eppur ogni giorno ti sto sempre davanti

Dall'alba al tramonto, dalla culla alla tomba

Se il mio volto non lo puoi vedere,

qual è il nome di ciò che si può solo intuire?»

«Troppo facile!» gridò Juan. «Yo conozco la solución

Isidoro e Eulalia lo guardarono sbigottiti.

«E allora parla, chiquito

Juan, mascherando l'angoscia sotto una falsa compostezza, ribatté: «Non posso dirtela da qui. Sono troppo lontano e di sicuro non mi sentiresti. Devo sussurrartela all'orecchio.»

«E perché mai dovresti voler venire fin qui? Potrei mangiarti subito senza darti il tempo di parlare...»

«Il fatto è che sono abbastanza orgoglioso. Questi due hanno avuto più tempo di me e non sono riusciti a tirarsene fuori. Non voglio che sappiano la risposta. E poi, se non la sanno, potrai lasciare libero solo me e tenerti loro due. No?»

«La tua proposta è molto allettante! E ci guadagniamo tutti e due. Avvicinati pure...»

«Alta traición! » gridò Isidoro.

Juan non gli fece caso. Si avvicinò all'orecchio del Cuélebre e, sussurrandogli qualcosa di incomprensibile, sguainò il pugnale e gli trafisse di netto la gola.

DRAC DORMENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora