OCHO

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Juan si inginocchiò presso la lapide, appoggiò la piccola statua di toro che gli aveva regalato il vecchio prete pazzo ed i fiori che aveva portato con sé per il nonno. Rovistò nella saccoccia e tirò fuori un paio di stracci che aveva portato appositamente per dar una pulita alla tomba. «Non ci vorrà molto», valutò il ragazzo: «Prendo un po' d'acqua dal pozzo, li annacquo per bene, pulisco la lastra, ci metto i fiori, faccio el signo de la cruz e poi me ne ritorno a casa».

Ma mentre si accingeva a procedere, accadde qualcosa di molto bizzarro: la statuetta non si trovava più dove l'aveva appoggiata. Era sparita!

Il ragazzo si guardò attorno inquieto, temendo di non essere più solo in quel luogo oscuro. Ma non c'erano altro che tombe. Poi, ad un tratto, riecco la statuetta: era finita a qualche metro dietro di lui, adagiata, a pancia all'aria, lucida e rossa come un rubino malforme tra la neve.

«Ma come ha fatto a finire lì?» esclamò infastidito Juan e corse a riprendersela. Ma quando fu sul punto di riagguantarla, il piccolo toro prese vita all'improvviso, rivoltando le corna con aria di sfida e annaspando gli zoccoletti tra i sassolini innevati del selciato.

DRAC DORMENTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora