17. Al peggio non c'è mai fine

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di Shireith

17. Ivan + Roger + Sfilata


Fece capolino da dietro la tenda chiusa, potendo constatare che, come c'era da aspettarsi, i posti a sedere erano ancora tutti vuoti. Sospirò, riuscendo già a immaginare il nervosismo che avrebbe provato se solo fosse stata l'ora del debutto. Tuttavia era ancora pomeriggio e l'evento non sarebbe iniziato prima delle diciannove: poteva stare tranquillo, almeno per il momento. Inoltre, la consapevolezza di non essere l'unico in quelle condizioni riuscì a infondergli un po' di coraggio.

Infatti, benché la ragazza avesse cercato di non darlo a vedere, Ivan sapeva che, come lui, Marinette era altrettanto ansiosa, quando si trattava di compiere un passo più o meno importante. L'aveva vista, poco prima, perdere la ragione perché aveva smarrito uno spillo, e se solo non ci fosse stata Alya a calmarla, era sicuro che le cose sarebbero degenerate. Ivan si sentì ancora in colpa nel ripensare a come, poche ore prima, avesse cercato di convincere Marinette che l'abito da lei stessa confezionato fosse andato irrimediabilmente distrutto durante l'ultimo attacco di un'akuma. Peccato che fosse all'oscuro della doppia identità della ragazza, e che dunque non sapesse che Marinette aveva smascherato la sua bugia ancor prima che lui potesse renderla credibile. La verità era che non poteva farci nulla: l'ansia da prestazione era più forte lui.

Certo, rifletté il ragazzo, era strano che Papillon non si fosse fatto vivo, quella mattina. Se la memoria non lo ingannava, non aveva scatenato nessuna delle sue farfalle nemmeno il giorno precedente: insolito, per un nemico che aveva preso l'abitudine di attaccare con cadenza giornaliera. Forse era indaffarato anche lui, ponderò Ivan mentre, svoltato l'angolo, si fermava a osservare il preside Damocles scambiare quattro chiacchiere con Gabriel Agreste – e, per una volta, si trattava di lui a tutti gli effetti, non di un semplice volto che spuntava da un tablet sorretto dalla sua segretaria. A meno di due passi di distanza v'era anche Adrien, che seguiva la conversazione tra i due annuendo e intervenendo di tanto in tanto. Forse il preside Damocles aveva voluto approfittare della più unica che rara presenza di Gabriel Agreste per aggiornarlo faccia a faccia sull'ottima condotta del figlio. Qualunque fosse la verità, Adrien pareva sinceramente contento di affiancare suo padre, e di questo Ivan se ne rallegrò.

Mentre vagava per l'istituto, cercò di concentrarsi su pensieri positivi come quello, e, allo stesso tempo, di ignorare quella vocina nella sua testa che ci teneva a ricordargli che Gabriel Agreste in persona avrebbe assistito alla sfilata. Sapeva che, se avesse lasciato che la cosa lo condizionasse, sarebbe andato nel panico nel giro di cinque minuti. Inspirò a pieni polmoni l'aria fresca del cortile interno dove si sarebbe tenuto l'evento e spostò lo sguardo in alto, rilassandosi un attimo nell'ammirare un cielo sprovvisto di nuvole. Era una bellissima giornata primaverile, l'ideale per compiere attività all'aperto. Forse anche Papillon, stanco di aspettare solo soletto nel suo covo ombroso – doveva essere così, tutti i cattivi ne avevano uno –, aveva momentaneamente abbandonato i suoi loschi piani e si era concesso una giornata rilassante da qualche parte a Parigi. Avrebbe potuto dedicarsi alle sue amate farfalle, allevandole come si faceva con le api – era possibile, no? Divertito da quella bizzarra quanto irrealizzabile prospettiva – oh, se solo avesse saputo –, Ivan ridacchiò tra sé e sé e proseguì oltre.

Avvertì, a un certo punto, lo stimolo di andare in bagno. Si guardò attorno nel tentativo di orientarsi e potersi così ricordare dove fossero i sanitari, quando udì la voce di Marinette chiamarlo alle sue spalle. Si voltò e la vide raggiungerlo con in mano un vassoio pieno di leccornie, il cui odore invitante venne presto captato dal suo olfatto. Il suo stomaco brontolò.

Writober - Miraculous Challenge 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora