24. Torta in forno

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di Vega_95

24. Sabine + Tom + Gita al mare


Batteva nervosamente il tacco a terra, le braccia conserte e il fianco appoggiato al taxi. Anche il taxista si stava spazientendo, aveva caricato i bagagli, ma il signor Dupain pareva non volersi allontanare dal suo negozio.
Sabine continuava a tenere d'occhio l'ora, aveva paura di perdere il volo e dover aspettare suo marito sotto al sole cocente la stava innervosendo, era già tutta sudata e appiccicaticcia. Non vedeva l'ora di arrivare al Charles de Gaulle per rinfrescarsi e godere dell'aria condizionata della zona di imbarco.

«Tom!» cantilenò il suo nome piegandosi di lato con il busto, nella speranza di vederlo comparire dalla porta del negozio, ma di suo marito neanche l'ombra.
«Mi dispiace» si scusò con il taxista a cui avrebbero dovuto dare una lauta mancia per quell'attesa sotto alla calura estiva.
Capiva la sua apprensione nel lasciare il negozio, ma erano anni che progettavano quel viaggio in Corsica e finalmente avevano trovato un'ottima offerta che li aveva convinti a prendersi una settimana intera di ferie. Stava ancora parlando con sua madre, a cui avrebbe affidato il negozio, ormai annoiata dalle raccomandazioni di suo figlio, lunga con il busto sul bancone, intenta a giocare con il suo cellulare.

«Allora mamma, la signora Bourgeois manderà a prendere la torta per le dieci» le ripeté per l'ennesima volta Tom.
«Stai tranquillo figliolo, è tutto sotto controllo» lo rassicurò ancora, decisamente più interessata a digitare sul suo cellulare. Tom non capì se stesse giocando a quel giochino del serpente o se stesse inviando un sms a qualche amico di chissà dove nel mondo.

«Tom» lo chiamò per l'ennesima volta sua moglie. «Perdiamo il volo»

Preso per un braccio e spinto da Gina, riuscirono finalmente a farlo uscire dalla pasticceria e prendere posto sul taxi. Partirono immediatamente, prima che l'uomo potesse ricordarsi di qualche altra raccomandazione da fare a sua madre.
«Rilassati Tom, siamo in vacanza» insistette Sabine aggrappandosi al braccio di suo marito.
Erano già nel parcheggio dell'aeroporto, quando Tom riuscì, finalmente, a calmarsi e realizzare che per otto lunghi giorni non avrebbe dovuto pensare al lavoro.

Passarono tutti i controlli e finalmente arrivò il momento della partenza. In coda, i passeggeri mostrarono uno ad uno la propria carta d'imbarco, prima di salire e prendere posto.
Fila a destra, lato finestrino. Si sarebbero goduti il panorama per tutto il viaggio, almeno fu ciò che pensò Sabine non appena prese posto. L'aereo aveva appena cominciato la manovra di decollo quando si accorse di suo marito rigido sul sedile che stringeva i braccioli con forza. Anche il passeggero al suo fianco sembrava piuttosto nervoso, ma solo perché Tom gli stava stritolando la mano rimasta intrappolata nella sua stretta. Non aveva mai preso un aereo e quei movimenti lo spaventarono.

«Tesoro calmati, tra poco ci alzeremo da terra e poi non sentirai più nulla» si protese in avanti accarezzandogli la mano. «Pensa alla nostra vacanza. Spiagge con sabbia fine, acqua cristallina, sole, tanto tempo da soli» iniziò a elencargli tutte le attrazioni che la costa orientale della Corsica avrebbe potuto offrire loro e lentamente Tom sembrò calmarsi lasciando andare la mano del pover'uomo al suo fianco che si ritrasse al lato opposto del sedile pur di non finire di nuovo tra le grinfie di quell'omone possente.

Accelerato abbastanza, l'aereo decollò. Il vuoto d'aria che si creò fece sussultare Tom che urlò attirando l'attenzione di tutti i passeggeri.

«Voglio scendere! Fate tornare a terra questo coso! Voglio rimettere i piedi per terra!» gridò spaventato agitandosi come non mai sul sedile, mentre sua moglie cercava di calmarlo e una hostess arrivava, allarmata dai suoi schiamazzi.

«Tom, stai calmo. Non succede niente, tra poco passerà» lo tranquillizzò Sabine stringendogli la mano.
«Signore, sta spaventando gli altri passeggeri» lo richiamò con poco tatto l'assistente di volo, immediatamente sostituita da una collega che la rimandò ai loro posti.
«Posso portarle un bicchiere d'acqua, signore?» gli domandò, facendo spostare il passeggero al suo fianco per sedersi e assisterlo.
«Potete farmi scendere» le rispose Tom, aggrappato saldamente al sedile.
Purtroppo non poteva farlo, ancora pochi minuti e sarebbero arrivati in quota e la situazione si sarebbe stabilizzata.
Sabine non aveva mai visto suo marito tanto agitato e nel momento peggiore di quella crisi di panico, si slacciò la cintura di sicurezza e si voltò verso di lui invitandolo a guardarla.

«Tom, c'è una cosa molto importante che voglio dirti, devi ascoltarmi molto attentamente» cominciò prendendogli la mano e portandosela al petto, stringendola tra le sue. Aveva la sua attenzione e il nervosismo cominciò a impossessarsi di lei. «Io...».
Proprio in quel momento il segnale delle cinture di sicurezza si disattivò e i passeggeri sganciarono le cinghie alzandosi. Distratti da quel segnale acustico, entrambi i coniugi persero di vista quella conversazione concentrandosi sul brusio che iniziò a levarsi nella cabina.
«Meglio?» domandò l'assistente di volo offrendo un bicchiere d'acqua al signor Dupain, decisamente più calmo.
Gli ci volle ancora qualche minuto per abituarsi a quel nuovo ambiente, ma una volta passato il panico del decollo, si ricordò dell'importante confidenza di sua moglie che per poco non si annegò con succo di frutta, presa alla sprovvista.

«Pensavo che... una volta tornati potremmo provare a cambiare le percentuali di farina di riso, così da renderlo più croccante all'esterno» gli propose. «Sai, credevo che pensare al negozio ti avrebbe aiutato a calmarti»

Tom sentì il cuore riempirsi di amore per lei, la sua Sabine, il suo amore, sapeva bene cosa fare e cosa dire per farlo sentire meglio. Aveva ragione, pensare alla pasticceria l'avrebbe aiutato, ma anche sentire il suo cuore che le batteva forte nel petto fu una manna per il suo attacco di panico. Capì anche che non era della farina che Sabine voleva parlargli, ma non indagò, una meravigliosa vacanza li attendeva e qualunque cosa fosse, poteva aspettare.
Il volo fu tranquillo, si divertirono e strinsero amicizia con una coppia che avrebbe fatto scalo a Figari, per poi ripartire per Roma. Lui era un giovane distinto, alto e muscoloso, con un cespuglio di ricci neri incolti e la carnagione scura che raccontò loro di essersi appena laureato in Scienze della Comunicazione con l'obiettivo e il sogno di condurre uno show tutto suo in tv. Lei invece era una ragazza minuta dagli occhi castani e i capelli lunghi raccolti in una crocchia color magenta, studentessa al terzo anno alla Sorbona e decisa più che mai a diventare la miglior giornalista di tutta la Francia. Per qualche ragione lei e Sabine sentirono immediatamente una grande affinità che le portò a chiacchierare per tutto il viaggio, lasciando soli i loro compagni a raccontarsi a vicenda dei loro lavori, dei progetti, di sport e altre cose che interessavano più o meno entrambi. All'atterraggio, si scambiarono i contatti, così da riuscire a ritrovarsi una volta tornati a Parigi e poi ognuno andò per la sua strada. La coppia verso l'imbarco per Roma e i Dupain-Cheng all'uscita dove un taxi li attendeva per accompagnarli a Porto Vecchio.

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