31/3. In cerca della verità

258 34 16
                                    

31. Halloween Horror Story - Parte tre

Era passata un'ora da quando Roger aveva portato via Nino. Nessuno era ancora tornato per far avere loro notizie, ma erano certi che fossero ancora nell'hotel, perché le volanti erano ancora parcheggiate davanti all'ingresso. Dopo le parole di Marinette, il pensiero che proprio Nino avesse potuto uccidere la loro compagna di classe, aveva iniziato a far parlare i ragazzi.
Perché? Cosa avrebbe mai potuto spingere un ragazzo così mite come Nino a commettere un gesto così efferato? 

A interrompere quei mormorii ci pensò Alya, ancora affiancata da Adrien e Marinette, che balzò in piedi scagliandosi verbalmente contro i loro compagni.

«Ma che cosa vi dice il cervello?! Conoscete Nino, pensate davvero che potrebbe fare una cosa così tremenda?!» urlò a tutti con la voce rotta dal pianto che la stava facendo tremare e singhiozzare.
Il gelo calò nella stanza, tutti tacquero e chinarono lo sguardo per sfuggire da quelli degli altri. Si vergognavano tutti immensamente per aver pensato una cosa simile del loro amico. C'erano mille possibili spiegazioni per quei messaggi.
Nemmeno Adrien aveva dubitato un solo istante del suo migliore amico e appoggiò pienamente Alya. C'era sicuramente una spiegazione e Nino l'avrebbe certamente data alla polizia. Subito dopo quella botta di coraggio, però, Alya scoppiò a piangere cadendo sulla spalla di Adrien che la abbracciò per confortarla come meglio poté. Dopo Lila, l'accusa a Nino era stata un duro colpo per la sua amica e, mentre la consolava, il suo sguardo si posò su Marinette, rimasta ferma e rigida accanto a loro.
Guardava i loro amici con incredulità. Anche da morta, Lila riusciva a creare zizzania tra di loro. Tutti le avevano sempre creduto senza fermarsi a pensare se stesse dicendo il vero o meno e allo stesso modo avevano creduto in un battito di ciglia che Nino l'avesse uccisa. Trovava assurdo come quella ragazza potesse insinuarsi in quel modo nella mente delle persone.

«Ehi» il tocco caldo della mano di Adrien e la sua voce rassicurante la risvegliarono da quegli orribili pensieri rendendosi conto solo grazie a lui di aver stretto i pugni così tanto da avere le nocche bianche e i segni delle unghie sui palmi. Alya piangeva ancora contro la sua spalla, ma i suoi occhioni verdi guardavano lei, preoccupato per quello sguardo cupo che le era comparso. Subito, quel velo nero sparì dal volto, rassicurandolo con un cenno, prima di avvicinarsi alla sua migliore amica, per sostenerla.


***

Il mal di testa stava diventando insopportabile per Nino, sentiva le tempie pulsare così tanto da ovattare qualunque altro suono intorno a lui. La tensione era troppa e i suoi nervi stavano cedendo.
Il detective della sezione omicidi che lo stava interrogando da oltre un'ora, sembrava un vero mastino.
Aveva iniziato Roger, ponendogli l'unica domanda plausibile in quel momento: «Perché hai mentito?».
Nino, però, non aveva fatto in tempo a rispondere che il detective aveva fatto irruzione nella stanza.
«Perché tutti i criminali mentono, caro collega»
Da lì era iniziato l'inferno per il ragazzo, messo alle strette per confessare qualcosa che continuava a ripetere di non aver fatto. «Io non ho visto Lila. Non so, perché quei messaggi siano sul mio telefono» ripeté per l'ennesima volta, mentre il dolore alla testa gli soffocava la voce e generava una terribile sensazione di nausea.
«Sentimi bene: una ragazza è morta e l'ultimo che l'ha vista sei stato tu. Parla» gli intimò ancora, ma Nino continuò a scuotere la testa, insistendo sulla sua estraneità ai fatti.

«Collega, mi permette?» si intromise Roger. Dal suo punto di vista, quel detective stava esagerando. Conosceva Nino ed era certo non fosse capace di un simile crimine e non lo credeva nemmeno in grado di mentire, non in quella circostanza. A prescindere dal suo giudizio personale, poi, il ragazzo era un minore non accompagnato i cui genitori non erano neanche ancora stati informati. «Di questo passo il ragazzo potrebbe crollare, le indagini finirebbero per arenarsi a causa di questioni buro...». Non fece in tempo a finire che Nino si voltò di scatto alla sua destra e svuotò lo stomaco sul marmo del pavimento. «Ecco, appunto» sospirò l'agente, mentre il povero Nino vomitava ancora, emettendo forti gemiti per colpa degli spasmi.

Writober - Miraculous Challenge 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora