31/2. Primi sospetti

234 37 12
                                    

31. Halloween Horror Story - Parte due

Chat Noir percepì l'arrivo di qualcuno dai piani inferiori, così a malincuore lasciò andare Marinette nei cui occhi lesse un leggero senso di smarrimento.

«Sta salendo qualcuno» cercò di sorriderle incoraggiante, «Penso sia meglio non mi trovino qui».

La giovane annuì stringendosi nelle spalle, il freddo le stava congelando le ossa e le strisce umide delle lacrime che le avevano rigato il volto, pungevano per la brezza gelida.

Il Portatore del gatto nero le asciugò con una carezza delicata, poi silenzioso e rapido com'era arrivato sparì nuovamente tra i tetti di Parigi.

Dalla botola, poco più in là, fece capolino una chioma di capelli rossicci che subito la padrona di casa riconobbe come quelli della sua migliore amica.

«Marinette è orribile...» proruppe Alya tra i singhiozzi e subito le si gettò al collo.

La ragazza deglutì l'ennesimo groppo in gola e cercò di sostenerla come Chat Noir aveva fatto con lei. Si sentiva incredula, a differenza della sua amica che sembrava davvero distrutta per ciò che era successo a Lila. Era consapevole che ultimamente le due si fossero avvicinate molto. Quest'ultima aveva fatto da baby-sitter a Ella, Etta e Chris ogni volta che lei non era disponibile a causa delle akuma e a essere onesta, erano state davvero molte nell'ultimo periodo.

«L'ho vista Marinette...» pianse disperata, «Maledetta la mia curiosità. L'ho vista mentre era ancora appesa a quella dannata corda».

«Mi... mi dispiace» rispose la giovane, sinceramente preoccupata per la sua migliore amica. Purtroppo capiva bene cosa stesse provando in quel momento. Restarono abbracciate cercando di sostenersi a vicenda fino a quando il freddo non risultò insopportabile. «Rientriamo, preparo della camomilla per scaldarci un po'».

Quando Sabine tornò in casa insieme a Tom trovarono Alya e la figlia rannicchiate vicine, avvolte da una calda coperta sul loro divano. Le ginocchia portate al petto e le tazze fumanti ad appannare loro la vista insieme al pianto.

Istintivamente la donna le strinse tenendole forte a sé: era così grata che la sua Marinette stesse bene. Non poteva e non voleva immaginare che cosa avrebbe fatto al posto della madre di Lila. Un marito che perde la moglie si chiama vedevo, un figlio che perde i genitori si definisce orfano, ma non esiste alcuna parola al mondo per rivolgersi ad una madre o un padre che perde il proprio figlio. È semplicemente innaturale.

«Il Preside Damocles ci ha appena informato che la scuola resterà chiusa per qualche giorno» le interruppe Tom, «Ha inoltre fatto sapere che il Sindaco Bourgeois ha messo a disposizione il suo hotel per riunire gli studenti che non vogliono stare soli in questo momento. Forniranno anche un supporto psicologico, credo proprio che dovreste andare».

Le due giovani annuirono e Marinette andò a cambiarsi potendo finalmente scambiare qualche parola sola con Tikki.

«Mi dispiace» si affrettò a dirle il kwami strusciandosi piano sulla guancia della sua Portatrice «Non avrei mai voluto che ti capitasse di assistere a qualcosa di così terribile».

«Sento di dover indagare» rispose la ragazza, «Credo che capire cosa sia successo mi aiuterebbe molto».

«Certo Marinette» annuì convinta la piccola coccinella, «Farò tutto il possibile!»

L'ingresso del "Le Grand Paris" era luminoso e luccicante, non si poteva dire altrettanto dell'umore dei ragazzi che varcavano quella soglia.

Writober - Miraculous Challenge 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora