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«Papà, la direttrice ha convocato te e mamma domani per le nove e mezza» dissi con cautela a mio padre che stava leggendo il giornale. Alzò lo sguardo abbastanza interessato e mi sorrise.

Da quando ero uscita dall'istituto era cambiato totalmente. Non era mai stato così, aveva sempre avuto un carattere abbastanza distaccato nei miei confronti, ora invece era l'esatto opposto. Non che mi dispiacesse, ma stranamente la cosa mi rendeva un po' nervosa. 

«A cosa dobbiamo questa convocazione?» chiese con lo stesso sorriso sul volto. «É successo un malinteso tra di me e lei, e credo che voglia parlarvi proprio di questo» affermai a bassa voce per timore di una sua possibile reazione.

«Le hai detto che sia io che tua madre lavoriamo e di conseguenza non possiamo presentarci?»  domandò mantenendo lo sguardo fisso sui miei occhi. 

«Non ne ho avuto la possibilità. Potresti scriverle su un foglio per spiegare il fatto che tu e mamma non potrete presentarvi, poi glielo consegnerò domani per l'ora in cui avreste dovuto incontrarvi. Ti va bene? » chiesi con aria dubbiosa.

«Certo, te lo scrivo più tardi e lo metto sul tavolo del soggiorno, così domani mattina lo trovi lì» affermò con aria radiosa. «Perfetto, grazie mille» risposi con un sorriso, guadagnandone uno di rimando da parte sua.

Arrivai in camera mia e mi sdraiai sul letto. Per esser stato il primo giorno di scuola non era andata molto male, tralasciando la figura con la direttrice. Era tardi, così decisi di andarmi a lavare i denti e di andare direttamente a dormire.





Mi svegliai nuovamente ancor prima che la sveglia suonasse, sempre le sette in punto. Sbadigliai accarezzandomi il viso e senza pensarci due volte andai in bagno. Era un'abitudine quella di farmi la doccia la mattina presto, serviva a svegliarmi completamente e ad aiutarmi a ragionare. 

Finito di lavarmi, mi asciugai e andai in camera per vestirmi. Nel periodo estivo mia madre mi comprò molti bei vestiti, aveva davvero un bel gusto e la ringraziai mentalmente per questo.

Scelsi una bellissima felpa grigia con una scritta rossa della foot looker, dei pantaloni a sigaretta neri e le converse dello stesso colore della felpa. Amavo abbinare il colore della maglia a quello delle scarpe. Mi truccai e andai a prendere la cartella, controllando di avere un quaderno, i libri delle rispettive materie e delle penne. 

Mi ricordai improvvisamente dell'avviso che mio padre avrebbe dovuto lasciarmi e scattai come un razzo in soggiorno. Tirai un sospiro di sollievo, un'altra qualità di mio padre oltre la sincerità, era la puntualità. Presi il foglio e con estrema cautela lo piegai per poi risalire sopra e metterlo nello zaino. Era l'ora di uscire, e come al solito dimenticai di fare colazione, oggi tralasciai la cosa e decisi di saltarla.

                                                                                       

Arrivai al cancello scolastico e mi recai direttamente al mio armadietto. Dopo aver riposto dentro tutti i libri che non mi servivano, presi quello di matematica, che a quanto pare avrei avuto alla prima ora.

Mancavano dieci minuti all'inizio della lezione e ne approfittai per fare un giro nella scuola. Superai il corridoio principale e svoltai a destra, continuai a camminare finché non giunsi ad un portone che indicava l'entrata alla palestra. Senza indugio entrai, camminai lungo il bordo e iniziai ad osservare il posto. Certo che era davvero grande, trovai un'altra porta e aprendola, scoprii che vi erano più palestre, specializzate a seconda degli sport da eseguire. C'era quella per il campo di pallavolo, di basket, di tennis, quella degli attrezzi, quella di ginnastica e quella di mma -sport che include box, arti marziali e karatè-. Pensai a quest'ultimo, mi era sempre piaciuto, fin dalla tenera età. 

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