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M'immobilizzai e m'irrigidii non appena avvertii il contatto fisico. Smisi meccanicamente di piangere, forse avendo realizzato la presenza reale di una persona e considerando quanto io detestassi lacrimare di fronte ad estranei, l'organo che produceva le lacrime si era stoppato immediatamente, quasi come fosse un riflesso. 

Lanciai una brevissima occhiata al mio braccio scoperto dalla manica tirata sù, i brividi; migliaia di piccoli formicolii mi stavano attraversando tutti i centimetri della pelle, era una sensazione rincuorante, mai avvertita prima, una sensazione che avrei sicuramente memorizzato per sempre e che avrei impresso nel mio cuore. 

Continuavo a sentire le braccia di questa persona avvolgermi le spalle e la schiena, e la sua mano, spingermi il viso contro il suo petto. L'odore, la famigliarità di quell'odore mi stava inebriando le narici, fino ad arrivare al mio cervello e svegliarmi completamente da tutto ciò che fino ad ora mi era sembrato solo un bruttissimo sogno. 

Zack.

Apparteneva a lui questo profumo, ricordai di averne apprezzato la bontà quando era stato proprio lui a sostenermi nella fase d'iper-ventilazione a scuola, nella palestra di mma. Ricordai di aver avuto la testa poggiata sul suo petto, che emanava questo odore, questa fragranza deliziosa di cui non sapevo dire il nome. 

Spalancai gli occhi, cosa ci faceva lui qui?

Tuttavia non dissi nulla, lasciai che il suo abbraccio mi cullasse infondendomi sicurezza e sensazioni nuove, sensazioni mai percepite prima d'ora, sensazioni positive e nonostante in me la malinconia vincesse sempre, questa volta stava perdendo.  La mia schiena avvolta tra le sue braccia, la sua mano sulla mia nuca ed il mio viso poggiato sul suo petto, era tutto così reale, così sensazionale, così bello ed indescrivibile. Il corpo di una persona vicino al mio, il corpo di una persona che per la prima volta cercava di aiutarmi, riuscendoci alla perfezione. 

Sembrava di essere in un mondo parallelo, un mondo tridimensionale in cui potevo godere delle bellissime percezioni umane, senza che la mia dimensione, il mio negativo mondo, potesse intralciare tutto. Il cuore iniziò a battere, non a causa di un attacco, nè a causa della paura o della tristezza, ma di positività, sentivo l'animo gonfiarsi di gioia, gioia che una persona con un solo abbraccio era riuscita a regalarmi. Sentivo gli arti molli, deboli, incapaci di sostenermi, e quelle braccia mi stringevano ancora di più, mi stringevano per sostenere la mia momentanea incapacità fisica, per darmi consolazione, affetto, aiuto e per dirmi che forse non ero davvero sola, per trasmettermi tutto quello che quella persone aveva. 

Istintivamente mi alzai dalla mia posizione rannicchiata e m'inginocchiai di fronte a lui, che interruppe l'abbraccio. Sentii la vita abbandonarmi a quel gesto, tutto ciò che avevo avvertito prima si era dissolto nel nulla, lasciando spazio ad un buco al mio interno, il vuoto.

Quasi spaventata dal ritorno del mio umore e delle sensazione negative che mi avevano sempre abitata giornalieramente, cercai il rifugio di prima, le sue braccia, che erano riuscite a trasportarmi in un secondo mondo, salvandomi dal mio, buio e tenebroso.

Senza neanche guardarlo in viso mi buttai su di lui, questa volta lo abbracciai io, avvolsi io le mie fragili braccia attorno al suo collo e premetti io il mio corpo contro il suo, in quel momento per me era un'ancora, un'ancora di salvezza, una fune che mi permetteva di scappare dalla mia negatività, coperta dalle bellissime emozioni che riusciva a trasmettermi. Mi strinsi a lui, lo avvolsi con tutta la forza che avevo, e lui di rimando ricambiò l'abbraccio, questa volta con più cura e cautela, dolcemente; mi accarezzava la testa con una mano mentre con l'altra mi circondava la schiena. Stavo rivivendo le stesse emozioni e percezioni di prima, era bellissimo, era tutto bellissimo, troppo positivo e piacevole per essere vero, e se era un sogno allora dovevo sfruttarlo, mi appiccicai a lui del tutto. 

Passarono minuti e lentamente mi staccai a malincuore, rimasi inginocchiata di fronte a lui e lo osservai.

Zack era bellissimo, era troppo bello per essere vero.

I capelli biondi oro, le sopracciglia poco folte, i bellissimi occhi di un colore misto tra l'azzurro del cielo ed il verde di un prato, il naso piccolo e perfetto e le labbra rosee, era bellissimo, davvero, ero esterrefatta. 

Rimasi incantata a guardarlo, sapevo che lo facevo sempre e lui me lo faceva notare, ma ora era diverso, non mi diceva nulla e mi lasciava fare, mi osservava anche lui. Nel suo sguardo c'era comprensione, voglia di aiutare e di capirmi, di diventare forse... Mio amico. Lo guardavo con la bocca schiusa, avrei voluto dirgli di starmi lontana, non poteva comportarsi così con una come me, depressa. Mi trattenni comunque e abbassai lo sguardo. Poggiò l'indice sotto il mio mento facendomi alzare lo sguardo.

«Vuoi parlare?» chiese titubante da qualsiasi mia reazione. Non volevo confidarmi, dopotutto rimaneva sempre un conoscente che non avrebbe capito, scossi la testa.

«Non essere triste» disse emettendo una piccola risata.

«Cosa ti fa pensare che io lo sia?» risposi con voce estremamente sottile.

«Ma non so, forse il fatto che stavi piangendo?» affermò con aria ovvia e aveva ragione, quanto ero stupida.

«Giusto, sono stupida, scusa»mi scusai col bellissimo ragazzo che avevo di fianco.

«Smettila di scusarti, non hai sbagliato»  disse gesticolando.

«Va bene, scusa» risposi senza neanche rendermi conto di essermi scusata nuovamente. Lui rise, la sua risata era molto cristallina, in un certo senso pacifica.

«Ti accompagno a casa dai, andiamo» disse all'improvviso.

«No, fa nulla» cercai di fargli cambiare idea.

«È tardi, non posso lasciare che tu torni a casa da sola con questo buio, la festa è finita, siamo rimasti solo noi e altre persone, ti accompagneremo» disse deciso.

«Va bene» risposi semplicemente, rivedere Lizzie e Justin insieme...

«Brava bimba» disse Zack accarezzandomi la guancia. I brividi, aveva un tocco simile a quello di Justin. Sorrisi e ci alzammo, anche se avrei voluto rimanere da sola e non muovermi, decisi di darmi una regolata. 

Zack mi tolse la carta igienica dalla mano e dopo avermi lavato la ferita con acqua fredda, vi aveva messo sopra cerotto, che aveva sicuramente preso da qualche parte per me.

«Come mai sei venuto qui?»chiesi.

«Volevo controllare che stessi bene, poi Justin mi sembrava preoccupato per te» rispose con un sorriso in viso. E così era preoccupato per me...

«Hai gli occhi gonfi Caren»disse Zack con un velo di tristezza nella voce.

«Scusa» dissi semplicemente. Lui sospirò, dopo avermi avvolto un braccio sulle spalle, raggiungemmo gli altri.

Tenni lo sguardo basso, non volevo vederli assolutamente, volevo stare solo con Zack.

Arrivammo dagli altri, Justin e Lizzie continuavano a baciarsi  e fu proprio quello a causarmi un attacco, la figura che prima mi stava totalmente torturando i pensieri, ora mi si stava ripresentando davanti. 

M'inginocchiai a terra.

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