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Un rumore piuttosto frastornante, tutti gli sguardi dei presenti si rivolsero verso di me, compresi quelli di Justin e Lizzie che un secondo prima si stavano baciando con molta foga.  Non capivo perché tutti mi stessero guardando in quella maniera, e solo qualche secondo dopo mi accorsi di aver fatto cadere il bicchiere d'aranciata per terra.

Ero frastornata, delusa e amareggiata. Mi chinai velocemente a terra e cominciai a raccogliere i pezzi di vetro sparpagliati a destra e sinistra, volevo sparire, ero ancora sorpresa da ciò che avevo visto, cercavo di rimandare i miei pensieri a dopo, ora non era il momento, sarei sicuramente scoppiata a piangere come una bimba a cui gli era stato rubato un oggetto che non le apparteneva. 

«Caren lascia stare che potresti farti male!» disse Lizzie da due metri di distanza, ma io non ne volevo sentire di stare ferma, continuavo a raccogliere i pezzi di vetro e senza accorgermene mi ero già tagliata il metacarpo della mano destra, schizzava sangue ovunque, ma non m'importava, continuavo a raccogliere tutto.

«No, fa niente. Ho sporcato io e ripulisco io non ti preoccupare, continuate pure a... a fare ciò che stavate facendo, chiedo scusa» dissi a spezzettoni a causa della voce che tremava e della debolezza improvvisa che stavano subendo le mie corde vocali.

«Fa niente, Lizzie ha ragione!» sentii dire da Justin, che mi ritrovai pochissimo dopo inchinato al mio fianco destro per cercare di fermarmi. Zack accorse subito dopo di lui e mi prese con cautela il vetro dalle mani, mentre l'amico mi bloccò il polso ferito. Non riuscivo più a distinguere tutto ciò che mi circondava, se non volevo pensare all'accaduto di pochi minuti fa avrei dovuto svuotare la mente e pensare ad altro. Stavo pulendo per distrarmi, ma ora la causa della mia sofferenza mi stava trascinando nel bagno del locale.

«Cosa ti è saltato in mente?» chiese Justin quasi urlando,  la cosa non mi aiutò ed infatti ci vollero tre secondi affinché piccole lacrime iniziassero a scendere calde sul mio viso, in un momento di confusione mentale urlare era l'ultima cosa che un esterno avrebbe dovuto fare. Mi sentivo estremamente ridicola, stupida, schifosamente miserabile, perché avrei dovuto piangere per un ragazzo di cui non ero innamorata? Era patetico il modo in cui mi stavo comportando, di sicuro tutti staranno pensando che io fossi pazza, non era da persone normali raccogliere come una forsennata pezzi di vetro e piangere senza un motivo. Mi stavo coprendo d'insulso, avevo fatto e stavo facendo una pessima figura, a causa di cosa poi? Un ragazzo a cui mi ero affezionata appena aveva baciato una bellissima ragazza che mi faceva sentire inferiore, questo? Per davvero Caren? Stavo piangendo per questo? La risposta era sì.

Ero estremamente confusa e spaesata, mi chinai appena sul lavandino e coprendomi il viso con la mano sinistra iniziai a piangere il più silenziosamente possibile, sentii una mani accarezzarmi la spalla, sobbalzai e mi trovai di fronte un Justin stranito. 

«No, non è il momento, per favore lasciami da sola, ho bisogno di spazio, vai continua a festeggiare. Per favore» scongiurai il ragazzo che avevo di fronte, non volevo mi vedesse nel mentre di uno dei miei attacchi d'ansia, anzi, non volevo proprio vedere lui per nulla al mondo. 

«Ma la tua mano..» cercò di formulare la frase Justin. Solo ora mi ricordai della mano sanguinante, aprii velocemente il rubinetto e misi sotto il getto dell'acqua la mano ferita, per mostrargli di avere tutto sotto controllo.

 «Non ci vuole nulla, ti prego torna dagli altri» lo supplicai con tutte le forze comunicative che mi erano rimaste. Il ragazzo era testardo, mi stava facendo innervosire parecchio, non l'avrei voluto vedere assolutamente, ma lui stava ancora di fronte a me con l'intenzione di curarmi il taglio, se fossi stata in una situazione diversa da quella attuale, avrei pensato che la cosa fosse estremamente dolce, ma non ora.

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