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Non ero incosciente, mi sentivo semplicemente impotente di muovere il mio corpo e di parlare. Sapevo benissimo che si trattasse di un calo di zuccheri, che avevo peggiorato inspirando a più non posso. Nonostante avessi gli occhi chiusi e il corpo molle, continuavo a respirare profondamente.

«Justin, Justin!» continuava a chiamare Zack, era lui che mi stava sostenendo il corpo accasciato per terra contro il suo petto. Avrei voluto aprire gli occhi e dirgli che andava tutto bene, un'altra cosa che odiavo era ricevere attenzioni ed infastidire la gente. 

Una manciata di secondi dopo, percepivo la presenza di Justin, dei ragazzi del corso e di Lizzie che peraltro era l'unica presenza femminile dopo di me.

«Caren?» esclamò la voce di Justin. «Ehi, mi senti? » chiese nuovamente.

«Ma sei rincitrullito? Come fa a risponderti se a momenti non riesce neanche a respirare» disse Zack ridendosela. Possibile che non riuscisse mai ad essere serio? 

«Aspetta, mi è già capitato una volta quando prima delle gare non mangiai nulla. Aspetta qui» rispose Justin.

Passarono almeno due minuti di silenzio, durante la quale sentivo solo una mano massaggiarmi la schiena e la voce di Lizzie che mi ripeteva di respirare piano, come se l'avessi deciso io di andare in iper ventilazione. Sentii subito dell'acqua fresca bagnarmi il viso e il collo, e il tocco di qualcun altro  che dolcemente mi accarezzava le guance. 

Dopo pochissimo tempo aprii gli occhi, riuscendo a riottenere il controllo del mio corpo.

«Oddio che sia lodato il cielo» esclamò Zack con una voce piuttosto divertente. Alzai delicatamente il viso e mi ritrovai in una posizione a dir poco imbarazzante. Avevo il viso appoggiato al suo petto e il busto avvolto tra le sue braccia. Trovai di fianco a me Justin, che continuava ad accarezzarmi il viso ed il collo, pensava di migliorare la situazione, certo lo aveva fatto, ma ora iniziai a sentire un ulteriore caldo. Aveva un tocco magico, sarebbe potuto andare avanti fino all'eternità. Per un secondo incontrai i suoi occhi e senza staccare la mano dalla mia guancia, mi sorrise, tirando subito un sospiro di sollievo. 

«Che spavento» esclamò  Lizzie, che iniziò anche lei a sospirare mettendosi una mano sul petto. Li conoscevo tutti da poco, com'era possibile che fossero tutti estremamente preoccupati?

«Se ti fosse successo qualcosa, saremmo andati tutti nei casini» disse un ragazzo riccio coi capelli rossi. Ah, ecco perché.

Mi mossi leggermente, il petto di Zack era comodissimo e la mano di Justin era stupenda, qualsiasi ragazza avrebbe voluto ricevere attenzioni da loro due, io invece no. Cercai di alzarmi ma le mani di Justin mi bloccarono le braccia con cui avrei fatto leva per tirarmi sù.

«No, adesso non devi muoverti. Altrimenti cadi, ricorda che non hai ancora assunto zucchero a sufficienza» disse Justin. Stetti in silenzio e mi staccai comunque da Zack, che nel frattempo si stava allacciando le scarpe.

Odiavo il fatto di averli fatti scomodare, detestavo esser sembrata debole, e non riuscivo a darmi pace per l'accaduto, che vergogna. Ero una stupida, non sapevo fare altro che infastidire le persone. Ed ecco che nuovamente, altre persone si erano sentite in obbligo di dovermi aiutare. Non volevo che situazioni che cercavo di evitare capitassero.

«Non doveva succedere» esclamai con voce flebile, mi sentivo ridicola.

«È normale, capita a tutti di sentirsi male durante degli allenamenti. Una volta Alex vomitò mente correva, e dopo aver cosparso la palestra con la sua bile cadde a terra come un bisonte morto» disse Justin che iniziò a ridere ricordandosi dell'accaduto. «È vero, il tonfo più rumoroso di tutto il secolo» commentò Zack ridendo. 

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