Ero ancora impalata al portone d'uscita della scuola, imbambolata nel contemplare qualcosa che al momento fuggiva dal mio conscio.
Percepivo ancora il battito del cuore accelerato, sentivo la mia anima fremere da una sensazione mai sentita prima, negativa, molto negativa;
la mia mascella stava tremando, udivo i denti sbattere tra di loro, avevo gli occhi fissi su un punto non preciso del cortile ed infine, avvertivo un gorgoglìo nel mio stomaco, ormai stremato dalla tensione.
Il mio petto si muoveva a fatica, quasi a tentar di fermare il mio cuore che sbatteva contro la cassa toracica pettorale, iniziai a sudare freddo e muovendo appena piccoli passi, arrivai nel bagno delle professoresse, vuoto dato che dopo il suono di fine lezioni, non dovevano tornare per il pomeriggio.
Chiusi la porta e mi lasciai cadere contro il muro parallelo ad essa, mi portai una mano al cuore, mentre con l'altra che tremava mi coprii la bocca, dalla quale continuavano ad uscire piccoli singhiozzi che man mano diventavano sempre più rumorosi.
Cos'era appena successo?
Dentro di me lo sapevo, ma la mia mente quasi ad attuare la 'rimozione' freudiana, non voleva assolutamente riportare alla mente il ricordo. Non erano passati neanche cinque giorni dal nuovo inizio scolastico e mi ero già fatta odiare da metà scuola.
Io non avevo fatto niente di male, ero timida ed impacciata certo, ma non mi ero mai comportata in maniera scorretta tanto da indurre un'intera mensa scolastica a parlarmi dietro e ad incitarmi ad un litigio.
Mi sentivo in trappola, in una gabbia, tra me stessa ed il mondo esterno. Non avevo vie di scampo, ero destinata alla sofferenza mentale ed esterna.
Lentamente, i rumorosi singhiozzi si trasformarono in un piagnucolio frustrato, che indirettamente trasmetteva malinconia a chiunque, la malinconia di una persona estremamente logorata da tutto ciò che la circondava.
Le parole di Lizzie erano dure, ma la cosa più triste era che aveva detto la pura verità. Ero paralizzata, una statua di ghiaccio, immobile, fredda e priva di un qualcosa che la rendesse viva. Non sapevo per certo quanto tempo fosse passato, tanto che solo ad un certo punto, mi degnai di alzarmi e lavarmi il viso.
Alzai lo sguardo verso lo specchio e rimasi bloccata di fronte all'immagine che mi si presentò davanti. Ero irriconoscibile, tutto il trucco che avevo applicato la mattina era sparito, lasciando posto a colature nere sugli zigomi, le occhiaie profonde erano evidenti, e le labbra stavano sanguinando a causa della tortura che avevo provocato con i denti. Il mio colorito era pallido, bianco come la neve e lasciava intravedere le vene sulla fronte, un'immagine disgustosa.
Sempre più scoraggiata, mi muovevo con estrema cautela, sentivo di poter cadere da un momento all'altro, ed una piccola parte di me lo sperava, e sperava che non aprissi più gli occhi una volta crollata a terra.
Cercavo disperatamente di rimuovere il trucco nero sotto gli occhi e sugli zigomi, mentre uscivo lentamente dal bagno. Avevo gli occhi mezzi addormentati e avvertivo un senso di stanchezza rallentarmi gli arti.
La mensa era vuota, quindi i corsi erano già iniziati da un bel pezzo. La mia intenzione era quella di chiarire, ma ridotta in questo stato avrei sicuramente dato nell'occhio e mostrato di aver sofferto. Mentre mi sedevo in uno sgabello, cercai con lo sguardo un po' appannato, qualche macchinetta per comprare una barretta di cioccolato, stavo morendo di fame. Non c'era, quindi ero costretta ad andare fino alla palestra per comprarne una.
Mi alzai con fatica, ero diretta verso le macchinette all'entrata della palestra. Ero certa che avrei incontrato qualcuno del corso, ma dopotutto ero già sicura del fatto che ci avrei chiarito.
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Shining
FanfictionPensare ed amare qualcosa che non potrai mai avere, equivale ad un'auto-lesione al cuore, allo spirito e alla mente" Troppo timida per parlare, Troppo insicura per mostrarmi, Troppo negativa per poter vivere bene, Troppo male e meno positivo per sop...