Capitolo 2

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La mattina successiva esco di casa quando il sole ancora non è sorto.
Sono le quattro e mezzo del mattino e teoricamente sono già in ritardo per la partenza dell'aereo.

L'imbarco è alle sei del mattino e ci mettiamo un'ora con la macchina da qui a San Francisco, la città dove ho il volo.

«Hai preso tutte le valigie?» Chiede mia madre per la milionesima volta, chiudendo il portabagagli.

Ho preso la valigia da stiva. Ho preso il bagaglio a mano. Ho preso lo zaino. «Sì, ho preso tutto.»

Entriamo in macchina e per rallegrare l'ambiente metto un po' di musica. Metto le mie canzoni preferite, a partire da Ed Sheeran a Florence and the machine. Evito accuratamente Shawn, anche perché non mi piacciono le sue canzoni e non ho nessuna di queste scaricate nel telefono.

«Sai.» La mamma abbassa un po' il volume della musica, dato che l'avevo messa quasi al massimo e non si sentiva granché. «È una buona opportunità per vedere il mondo e divertirti. E non dimenticarti che tra un mese vi raggiungerò in Europa, per più di due settimane.»

Annuisco. Quando Brendon mi ha chiesto di raggiungerlo in tour gli ho detto subito di sì, sicura che mia madre sarebbe venuta. Ma poi lei mi ha fatto notare che non ha così tanti giorni di ferie e che sarei dovuta andare da sola. È da lì che l'idea non mi piace.

«Ma ti perderai il Canada e l'America. Non eri tu che morivi dalla voglia di andare a Boston?» Ribatto dopo qualche secondo, nonostante abbia annuito.

Non voglio lasciarla da sola: già mi immagino le sue cene a casa da sola, lei seduta a tavola con un piatto di pasta e lo sguardo nel vuoto. O le domeniche mattina: passerà già alle nove del mattino l'aspirapolvere per casa, ed io non sarò lì a gridarle contro e ritornare in camera a dormire come un'isterica.

«Sì, ma ci saranno altre occasioni. E poi sono sicura che stare un po' da sola con tuo fratello ti aiuterà a... a riprendere i rapporti di prima.» Mi prende la mano, solo per un istante, per darmi forza. Poi molla la presa e rimette entrambe le mani sul volante.

Durante il resto del viaggio non parliamo molto. Restiamo sempre in silenzio, eccetto per quando arriviamo in aeroporto. Lì inizia a farmi trentamila raccomandazioni e mi dà persino uno spray al peperoncino. «Mettilo nel bagaglio che imbarcherai, così non te lo sequestreranno.»

Le dico di sì. Entrambe scendiamo dalla macchina, ma lei non entrerà con me. Tra due ore inizia il turno all'ospedale, fa l'infermiera, e non può fare tardi.
Mio padre era un medico, si sono conosciuti così.

«Mi raccomando.» La mamma mi stringe tra le sue labbra, ed io mi lascio coccolare da lei. Infondo non avrò un suo abbraccio per oltre un mese. «Non pensare a me. Vai in tour con Shawn Mendes.» Mi allontano contro voglia da lei e mamma, sorridendo, mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Non capita tutti i giorni, Zoe.»

«L'hai già detto.» Inarco un sopracciglio, sorridendo. «Sicura che non sia tu quella che vuole andare in tour con lui?»

Mia madre arretra di un passo e si mette una mano sul petto, poi porta la testa indietro. «Ouch, mi hai scoperto.»

Rido e l'abbraccio di nuovo. Lentamente la mia ilarità diventa tristezza, e mi ritrovo con alcune lacrime che solcano le mie guance. «Mi mancherai, mamma.»

«Anche tu, bambina mia.» La sento accarezzarmi i capelli, dopo qualche secondo però si stacca dalle mie braccia.

«Adesso vai, prima che diventiamo due fontane.» Mamma sorride ed io scoppio di nuovo a ridere, senza smettere però di piangere. «Buon volo, tesoro.»

Mi allungo per darle un bacio sulla guancia. Bisbiglio: «Buon viaggio di ritorno, mamma.»

E prima che possa dire altro, prendo le valigie e entro in aeroporto. Mi conosco un minimo e so che se fossi rimasta un'altro po' non l'avrei lasciata più andare.

L'ultime due ore passano come se fossero due minuti: imbarco la valigia, faccio i controlli e mi avvio al gate. Ho giusto il tempo di prendere un caffè che ci imbarcano. Non scrivo un messaggio a Brendon, perché non ce ne è bisogno: gli già mandato il mio orario di partenza e quello di arrivo. Inutile dire che ha visualizzato e non ha risposto.

Il viaggio in aereo durerà circa quattro ore e fortunatamente c'è lo schermo per vedere qualche film. Vicino a me c'è una bambina, che avrà al massimo tredici anni, che parla con quella credo sia sua sorella.
«Ti rendi conto che andremo nella città di Shawn Mendes?»

Alzo gli occhi al cielo, cercando di non sbuffare perché mi potrebbero sentire. Non che me ne importi qualcosa, sia chiaro, ma non voglio iniziare una discussione con i loro genitori, anche perché per come mi sento potrei far partire una rissa.

All'annuncio che stiamo per partire chiudo gli occhi e prendo le cuffiette, per sentire la musica. Parte complicated di Avril Lavigne e mi trattengo per non cantarla.

Le bambine di fianco a me continuano a parlare di Mendes, e capisco tutto il disagio delle persone che odiano una celebrità e puntualmente sentono venerazioni su di loro da parte di altri.

Eppure una parte di me mi chiedo come sarà. Come si comporterà quando Brend mi presenterà a lui, a come sarà mentre balla e canta dal vivo. Infondo se è super famoso un motivo deve esserci, no?

Forse la mamma ha ragione, potrebbe non essere uno stronzo. Ma lei lo pensava anche di papà e ci ha incentivato a fidarci di lui. Poi papà ci ha abbandonato e le cose, per questo motivo, non saranno mai più le stesse.

Come posso fidarmi quando la persona a cui avrei affidato la mia vita ne ha scelta un'altra? È andato da un'altra donna, che ha un'altra figlia e altri due ragazzi.

Lui ha scelto un'altra. Ed io ho scelto me stessa.

Fatemi sapere cosa ne pensate del nuovo capitolo e lasciate una 🌟, se vi è piaciuto. Grazie infinite <3

I hadn't planned to fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora