Capitolo 34

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Il mattino dopo mi sento stanca, anche se mi sono addormentata alle dieci di sera. Non credo di essere stanca fisicamente, più mentalmente.

Sono stanca del dolore, dei problemi, dei sorrisi finti. Vorrei essere una di quelle ragazze che si divertono ogni giorno, che la sera vanno in discoteca con gli amici, che vanno al college dei loro sogni.

Mi metto le prime cose che trovo nella valigia e scendo a fare colazione. Non vorrei, ma già non ho mangiato a pranzo e a cena ieri.
Ci manca solo che sto male.

Appena entrata nella sala colazione, mi manca il respiro. Ci sono proprio tutti. Alessia sta per piangere, Shawn sembra abbattuto e Brendon ha le mani sulla testa. Mia madre appena si vede si alza e mi viene ad abbracciare.

«Zoe Lewis!» Grida con le lacrime agli occhi e mi stringe a sé. All'inizio sono sorpresa, ma poi ricambio la stretta. Mia madre si allontana un attimo dopo. «Sei per caso impazzita? Ti davamo per dispersa! Sei scomparsa ed io-»

Mamma scoppia a piangere, fermandosi dal parlare. Karen, la madre di Shawn, le mette una mano sulla spalla in segno di conforto. Shawn si avvicina e io evito di guardarlo. «Sto bene, mamma.» Le dico, ma la mia voce trema e so che non ci crede neppure il cameriere che mi ha appena visto.

Mendes prova a stringermi a sé, ma io mi scosto, come se lui fosse fatto di fuoco. «Vado a prendere la colazione.» Non mi riferisco a nessuno in particolare, ma lancio lo stesso uno sguardo pieno d'odio a Shawn.

«Zoe.» Alessia mi prende per un braccio, appena sono al tavolo del buffet, e la lascio fare. Lei è l'unica, insieme a mia madre, che non mi ha mai voltato le spalle. «Cosa ti è preso ieri?»

Prima di prendere il piatto la stringo in un abbraccio, ignorando gli altri che mi guardano. «Dopo vieni in camera mia e ti spiego.» Sussurro all'orecchio di Ale, prima di staccarmi dal suo corpo. Non ho intenzione di mentirle o di nasconderle le cose. Non se lo merita.

Lei annuisce piano e vicino a noi viene anche Jordan. Mi stringe piano una spalla. «Come stai?»

Faccio spallucce e prendo un cornetto vuoto da mettere nel piatto. Alessia ritorna a finire la colazione, Jordan invece prende anche lui un piatto e mi si affianca. «Per qualunque cosa sono qui, lo sai vero?»

Mi giro a guardarlo. Ha la fronte corrugata e sembra preoccupato, oltre che sincero, sul serio. Accenno un sorriso, non è vero, ma non è neanche finto. «Grazie, Jordan.»

Lui si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia. Io mi irrigidisco e mi scosto leggermente, perché non voglio che mi tocchi. Non... non mi sembra giusto, anche se non ho idea del perché.

«Scusa.» Bisbiglio, rossa fino alle punte delle orecchie, e mi incammino verso il tavolo. Mi metto tra mia madre e Alessia e purtroppo a due persone di distanza, difronte a me, c'è Shawn. Dallo sguardo che ha, so che ha visto il "bacio" che mi ha dato Jordan. E sembra anche ferito.

Mi sale in gola una risata amara. Lui è ferito? Non ha pensato a come possa sentirmi io, dopo aver scoperto cosa pensa di me?

I nostri sguardi si incrociano e il mio cuore perde un battito. Lui mi mima qualcosa, ma non capisco e non so neanche se voglio capire, così distolgo lo sguardo.
Non me ne frega niente di ciò che vuole dirmi.

Non m'importa, non m'importa, non m'importa. Mi ripeto cercando di convincermi, ma non ce la faccio.

Mangio in silenzio la colazione e gli altri parlano normalmente. Mamma ha ancora le guance umide. Non capisco perché facciano così. Non è che sono morta. Sono solo corsa via per stare per conto mio.

Shawn non sposta mai lo sguardo da me, neanche quando io e Alessia ci alziamo. Mi segue con gli occhi fino a quando non scompaio dalla sua vista.

Ale ed io andiamo nella mia stanza. Ci chiudiamo dentro e ci mettiamo a gambe incrociate sul letto, come se ci stessimo dicendo i propri segreti durante un pigiama party. Da piccola ho sempre sognato di fare una cosa del genere, ma non ci sono mai riuscita.
E adesso sono troppo triste per dare sul serio importanza a questo.

Alessia non mi mette fretta, semplicemente mi sorride e mi stringe la mano in modo rassicurante e aspetta che inizio io. Faccio un respiro profondo prima di parlare. Le dico tutto: dai primi baci, alla canzone di Shawn, a quando siamo andati a letto insieme, al fatto che sono innamorata di lui e le racconto anche di ieri.

Lei non dice mai niente. Annuisce ogni tanto, per dirmi che sta seguendo, e quando finisco e sto per mettermi a piangere mi abbraccia. «Secondo te sto esagerando a prenderla così male?» Chiedo con voce rotta, gli occhi mi si sono appannati dalle lacrime.

Ogni santa volta che me la prendo con qualcuno mi faccio sempre tanti problemi. Iniziò a chiedermi se non sto sbagliando io, se non sto esagerando e, soprattutto, se non sono io il problema.
Alessia scuote lentamente la testa. «No, Zoe. Hanno fatto entrambi gli stronzi, in primis Shawn che sapeva anche che eri lì.»

Annuisco, tirando su con il naso. Questo fa di me una debole, perché mi mostro fragile davanti agli altri, o una persona coraggiosa, perché ci vuole coraggio per dire come ci sentiamo? Forse sono entrambe le cose.

Ma mi si stringe lo stomaco a pensare di essere una codarda. Io non sono come mio padre. Non posso esserlo.

«Zoe!» Qualcuno bussa alla porta e, dalla voce, riconosco Shawn. Alessia si separa dal mio abbraccio e mi guarda, come se si aspettasse che io andassi ad aprire la porta. «Per favore, apri!»

Non credo di essere pronta a sapere che lui mi detesta sul serio. Scuoto la testa in direzione di Alessia e lei si morde il labbro, poi annuisce, probabilmente capendo la mia decisione.

Shawn sospira rumorosamente fuori la porta. «Ieri hai detto di esserti innamorata di uno stronzo. Io sono innamorato di una psicopatica, Zoe.»

I hadn't planned to fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora