Capitolo 5

2.9K 128 3
                                    

Io e Brendon entriamo a casa sua nel silenzio più totale. Dall'esterno sembra accogliente: è una casa a due piani, con un piccolo cortile sul retro. Non c'è il giardino, come a casa nostra, però il cortile c'è, ed è meglio di niente.

Già dall'ingresso mi rendo che la casa è decisamente grande per una sola persona.

Arriccio il naso: magari è sposato e ha dei figli. Per quanto ne so, potrebbe essere sul serio la verità.

Brendon mi aiuta con le valigie e le lasciamo momentaneamente vicino la porta. Mi conduce in cucina, che è grande quanto la mia vecchia stanza. Ha le pareti blu e i mobili sono tutti in legno, stile Ikea. Al centro c'è un tavolo quadrato e sei sedie intorno ad esso.

Poi andiamo in soggiorno. Ci sono due divani messi l'uno di fronte all'altro e due sedie in mezzo. La tv è enorme e attaccata alla parete. C'è anche un tavolino, con una foto incorniciata poggiata sopra.

Mi si stringe il cuore appena mi rendo conto che è una foto di famiglia. C'è Brendon, ci siamo io e mamma. E purtroppo c'è anche quel verme di mio padre.

I miei occhi si soffermano troppo sulla fotografia, tant'è che mio fratello se ne accorge. La prende e la mette dentro un cassetto di un mobile, successivamente mi prende per un polso e mi conduce al piano di sopra. Mi fa vedere il bagno che dovremo condividere per questa settimana, la sua camera e anche la mia.

È quella degli ospiti, ed è leggermente spoglia. C'è un letto matrimoniale, un armadio e una scrivania. Non c'è una libreria né qualche quadro appeso sulle pareti. Solo la vernice rosso porpora.

«Ti piace?» Mio fratello si appoggia allo stipite della porta e io annuisco.

Casa sua mi piace e anche questa camera, mi devo solo abituare all'idea di stare fuori casa. Non partivo da tanto e, sopratutto, mi sento ancora male per aver lasciato mia madre da sola.

«Mi fa piacere.» Brendon si appoggia allo stipite della porta e mi guarda.

Lo guardo a mia volta, leggermente a disagio, non sapendo cosa fare. Dovrei cercare di intrattenere una conversazione? Ma cosa potrei chiedergli? Ci sono così tante cose che devo imparare di lui, che non me ne vengono in mente adesso, al momento del bisogno.

Alla fine mio fratello sospira e mi si avvicina, con la mano chiusa a pugno eccetto il mignolo. «Pace?»

Lo guardo storto, ma trattenendo un sorriso. «Non abbiamo litigato, Brendon.»

Lui scrolla le spalle. «So che sei arrabbiata con me e hai tutte le motivazioni per esserlo, per questo ti prometto che non farò più lo stronzo e non sparirò.»

Quando eravamo piccoli, ogni volta che litigavamo, facevamo la pace stringendo il mignolino. Era il nostro modo di dire che sarebbe andato tutto apposto, che non ce l'avevamo più con l'altro.

Ha fatto lo stronzo, è vero. E probabilmente lo rifarà, è vero. Ma mi è mancato tanto e non posso tenergli il broncio per l'eternità. Stringo il mignolo con il suo. «Va bene. Pace.»

Brendon sorride e poi mi stringe a sé. Mi separa dopo qualche secondo, guardandomi contrariato. «Puzzi. Vatti a fare una doccia, che tra poco arrivano tutti.»

«Arrivano tutti?» Ripeto; adesso sono io quella a guardarlo contrariata. «Pensavo saremmo stati solo noi due, stasera.»

Brendon si gratta la nuca, a disagio. «Mi sono dimenticato di dirtelo. Ogni venerdì ceniamo insieme Shawn, i ragazzi della band e io.»

Incrocio le braccia al petto e fisso mio fratello, di sottecchi. «Vorrei dire un paio di cose. Uno, vaffanculo, puzzi tu. E due, no. Se viene quella scimmia sottosviluppata qui io vado a mangiare da sola al Mc Donald's.»

«Scimmia sottosviluppata? Zoe, non credi che tu stia esagerando?» Brend vorrebbe fare il serio, lo vedo da come cerca di trattenere una risata, ma alla fine si arrende e non trattiene un sorriso. Strano: dopo la figura di merda che gli ho fatto fare pensavo che non mi avrebbe rivolto la parola per settimane.

«No.» Sorrido. «L'unica cosa a suo favore è l'aspetto, ma è uno stupido assurdo caratterialmente. Come fai a lavorare per lui?» Mi avvicino alle valigie, che Brendon ha portato circa dieci minuti fa. Le apro e prendo alcuni vestiti carini.

Non perché voglio fare buona impressione, ma per evitare che scoppi la terza guerra mondiale con mio fratello. Adesso sembra dolce e tutto, ma quando si incazza sono cavoli amari.

Alla fine decido di mettermi un jeans nero a vita alta e una maglietta bianca corta, che lascia leggermente la parte dell'ombelico scoperta. Molte ragazze, al mio posto, starebbero a disagio, perché ho un po' di pancia. Ma infondo è un corpo, non una scultura da esporre al Moma.

«Shawn è una brava persona, Zoe.» Mi riprende mio fratello. Si siede sul bordo del letto, mentre io apro lo zaino e prendo tutto ciò che mi serve per prepararmi.

Brendon guarda con un sopracciglio inarcato il mio beauty-case dei trucchi. «Sai, non mi sono mancati per niente tutte quelle robe nel bagno.»

Ridendo, prendo una mia felpa e gliela lancio contro. «Come se tu non avessi avuto una ragazza in questi due anni, Brendon.»

Sorride e, con mio grande stupore, abbassa gli occhi per mascherare il fatto che sta arrossendo. Mio fratello che sta arrossendo? Chiunque sia, deve avere qualche potere magico.

Perché 1) nessuno sopporta Brendon di sua spontanea volontà, a meno che non si è costretti, come nel mio caso che me lo ritrovo in famiglia e 2) non ho mai visto mio fratello arrossire, eccetto per quando fa figure leggermente imbarazzanti. E per capirci, il leggermente, è ironico.

«Va bene.» Esclamo con un sorrisetto, poi gli dò una pacca sulla spalla. «Adesso vado a farmi una doccia, così non ti metto in imbarazzo con le scimmie, e poi tu mi dici tutto su questa misteriosa ragazza.»

Inizio a camminare all'indietro, facendo segno a mio fratello che lo tengo d'occhio. Lui ride e mi lancia un cuscino contro, ma non mi prende, perché riesco a uscire in fretta dalla stanza e a chiudermi in bagno.

Sì, mio fratello mi è decisamente mancato.

I hadn't planned to fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora