Capitolo 8

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ELLA

Mi rendo conto di avere più problemi di quelli che pensavo. Appena svoltiamo nella Back Road, la passione inizia ad ardere dentro di me. Brucia più forte quando arriviamo al The Hitch, un vecchio ristorante abbandonato, situato alla fine della strada.
È lo scenario perfetto per le corse, con una lunga strada dritta infilata fra gli alti alberi sulle montagne. Il cielo è nero, la luna luminosa, ma le nuvole sono in arrivo. Rabbrividisco, pensando alla notte sul ponte. Stavamo gareggiando, prima che io andassi là.
Micha riceve un sms proprio quando raggiungiamo la fine della strada. Parcheggia la macchina a lato, facendo un'attenta manovra per evitare le buche. Tira il freno a mano e controlla il telefono, poi lo chiude, con un'espressione perplessa.
«Cosa c'è che non va?», chiedo. «Sembri agitato».
«Niente. Va tutto alla grande». Sta mentendo, ma come posso insistere per farmi dire la verità quando sono io stessa una bugiarda?
«Quindi è questa la tua sorpresa?». Vorrei che la mia voce suonasse delusa, ma risulta compiaciuta. Micha mi lancia uno sguardo di sottecchi. «Non sorridere, bellezza. Rovinerà completamente la tua commedia io-sono-indifferente-e-non-me-ne-frega-niente».
Opto per rimanere imperturbabile. «Con chi hai in programma di gareggiare stanotte?»
«Intendi dire con chi abbiamo in programma di gareggiare». Sorride accattivante nell'abitacolo buio dell'auto. «Be', pensavo di lasciar scegliere a te».
Di fronte agli alberi, c'è una fila di macchine con i fari accesi e i rispettivi proprietari sono in piedi di fianco a esse.
Sono un gruppo tosto, per la maggior parte maschi, a parte Sheila, una ragazza grossa con le braccia più larghe delle mie gambe. Lei è l'unica donna di cui abbia mai avuto davvero paura.
«Be', c'è Mikey». Mi frego la fronte con il dorso della mano. «Ha ancora quello schifo a sei cilindri nella sua Camaro?»
«Sì». Micha si appoggia allo schienale del sedile, studiandomi divertito nell'oscurità. «Pensi che dovrei scegliere lui?»
«È la scelta più ovvia». Non mi piace dove mi stanno portando i miei pensieri, ma non posso trascurare i miei istinti primari. Sono sempre stata il tipo di ragazza che preferisce andare in giro con i maschi e perciò ho immagazzinato in testa una marea di nozioni sulle auto. «Anche se che razza di vittoria sarebbe se hai questa macchina che può chiaramente tener testa a qualcuno di più forte?»
«Pensi che dovrei affrontare qualcuno della mia categoria?»
«Se vuoi che la vittoria significhi qualcosa, sì».
Ci scambiamo uno sguardo, come due calamite che supplicano di essere avvicinate. Ma lanciane una dalla parte sbagliata e si allontaneranno definitivamente.
«Quindi qual è la tua scelta, bellezza?». Posa una mano sul poggiatesta dietro di me e le sue dita mi accarezzano la spalla. «Lo sfavorito o il favorito?».
C'è una sfida nell'aria, che stuzzica la vera me chiedendole di venire fuori stanotte. Vorrei arrendermi, solo per qualche ora, e sciogliere i lacci che sento dentro. Vorrei permettere a me stessa di respirare ancora, ma ho paura di perdere il controllo... Ho paura di provare ogni emozione, incluso il senso di colpa.
«Micha, credo che dovremmo tornare indietro». Mi riallaccio la cintura di sicurezza. «Questa cosa non mi riguarda più».
Lui stringe le labbra con decisione. «Per favore, possiamo avere una notte? Solo tu e io. Ne ho davvero bisogno, adesso».
Colgo una strana vibrazione in lui e il dolore nei suoi occhi. «Okay, cosa c'è che non va? Sembri un po' fuori. Qual era la cattiva notizia che ti è arrivata nel messaggio?».
Lui segue con il dito i contorni dell'otto tatuato sul suo avambraccio. «Ti ricordi quando mi sono fatto questo?».
Io mi tocco distrattamente il fondoschiena. «Come posso dimenticarlo, dal momento che ne ho uno uguale sulla schiena?»
«Ti ricordi perché ce lo siamo fatto?»
«Non mi ricordo niente di quella notte».
«Esatto, tuttavia la ricorderai per sempre. Non importa quello che è successo, il che risulta decisamente ironico». Lascia che il suo dito indugi sul tatuaggio che rappresenta l'infinito.
«Qualcosa ti infastidisce». Mi abbasso il bordo della camicia per coprire il tatuaggio. «Vuoi parlarne?».Scuote la testa, ancora concentrato sul tatuaggio. «No, sto bene».
Per distrarlo dai suoi pensieri, punto il dito verso una meravigliosa Pontiac GTO del 1970, blu con le strisce da corsa bianche. «Cosa mi dici di Benny? Ha ancora un 455?».
Gli occhi di Micha sono una pozza di liquido scuro. «Pensi che dovremmo scegliere il favorito?»
«Penso che tu debba scegliere il favorito», preciso. «Io ti guarderò mentre gli dai una strapazzata».
La sua espressione si incupisce. «Non se ne parla. Non gareggerò a meno che tu non sia in macchina con me. È tradizione».
La fame sepolta dentro di me riemerge. «Va bene, correrò con te, ma tu dovrai fare qualcosa per me». «Chiedi e lo avrai», dichiara, senza batter ciglio.
Il desiderio mi spinge più vicina a lui. Appoggio i gomiti sul cruscotto, le mie braccia stanno tremando. Lui non si muove, immobile come una statua mentre gli avvicino le labbra all'orecchio.
«Sii certo di vincere», ansimo, e il mio corpo si tende verso di lui di propria iniziativa, prima che io torni a sedermi sul sedile.
Il suo viso è indecifrabile, il respiro è forte, lo sguardo implacabile. «Okay, allora. Andiamo a vincere questa corsa».
Usciamo dall'auto e attraversiamo la strada sterrata dirigendoci verso la fila di macchine e i loro proprietari. Riparo gli occhi dal fascio di luce dei fari e mi copro con un braccio, sapendo che questi ragazzi mi daranno noia per come sono vestita.
Micha mi circonda con il braccio, con atteggiamento protettivo. «Rilassati. Ci penso io a te».
«Bene, cos'abbiamo qui?». Mikey, il proprietario della Camaro, ci viene incontro. Ha i capelli neri, un difetto al naso, e il grosso collo è circondato dal tatuaggio di un filo spinato. «Il famigerato duo che torna per farsi dare una lezione?».
Alzo gli occhi al cielo. «Ci hai battuto solo una volta e perché ci siamo ritirati a causa di uno pneumatico sgonfio».
Mikey fa una smorfia mentre osserva la mia gonna, la canottiera e i capelli ondulati. «Cosa diavolo ti è successo?».
Chandra, la sua ragazza, scoppia a ridere. Indossa un abito così stretto da far sporgere le curve e le scarpe con il tacco la fanno alta quasi come me. «Cazzarola, si è trasformata tipo in una piccola principessa o qualcosa del genere».
Micha mi stringe la spalla, cercando di tenermi tranquilla. «Quindi a chi tocca per primo? O non avete ancora deciso?».
Mikey guarda la Chevelle di Micha e un'ombra di nervosismo compare nei sui occhi. «Pensi di poter venire qui e rientrare in gioco dopo un'assenza di quasi un anno?».
Io scandisco con le labbra a Micha: un anno? Micha si stringe nelle spalle. «Be'? Tu eri andata via. Perché diavolo avrei dovuto gareggiare?»
«Ti ho già detto che devi smetterla di...». La mia voce si affievolisce. Mikey userà quello che dico contro Micha, quindi devo stare attenta alle mie parole. «Vogliamo gareggiare con Benny».
La risata di Mikey riecheggia nella notte. «E con quale mezzo?».
Indico la Chevelle di Micha parcheggiata a lato della strada. «Con quel mezzo laggiù».
Mikey scuote la testa e ci allontana con un gesto. «Quella roba non ha chance contro la GTO. Ora smammate e tornate quando avrete qualcosa di meglio».
Sta saggiando il mio controllo. Esageratamente.
«Rispetto alla tua?», ribatto, mettendomi faccia a faccia con Mikey. «Perché quella roba è tutto fumo e niente arrosto».
Micha mi tira indietro per le spalle e una traccia di divertimento fa capolino nella sua voce. «Stai giù, tigre. Cerchiamo di non farci prendere a calci stanotte, okay?».
Benny salta giù dal cofano della sua macchina, lancia a terra la sigaretta, e si allontana dal suo gruppo per venirci incontro. «Che succede? Ho sentito che qualcuno vuole gareggiare con me?».
Benny è il genere di ragazzo che tutti rispettano perché lo temono. Quando era una matricola, ha fatto a botte con uno dell'ultimo anno che era due volte lui e l'ha picchiato abbastanza pesantemente. Nessuno sa quale fosse il motivo della rissa o cosa successe, ma bastò a far sì che tutti iniziarono a essere prudenti nei confronti di Benny.
Mikey punta bruscamente un dito contro di me. «La principessa qui vuole sfidarti in una corsa con quella roba».
Gli occhi di Benny si spostano sulla Chevelle, mentre alza la testa rasata e incrocia le braccia muscolose. «Micha, quella non è la tua macchina?».
Micha mi dà una pacca sulla schiena e mi strizza l'occhio. «Sì, a quanto pare lei è il mio portavoce».
Benny ci riflette un momento e poi si rivolge a Mikey, che mi sta fissando «Non vedo quale sia la questione. Non ho problemi a gareggiare con Micha. Anzi, sarà divertente accettare una sfida una volta tanto». Benny dà una manata piuttosto forte sulla schiena di Mikey e poi batte i pugni con Micha.
«Grazie amico», dice Micha con un rispettoso cenno della testa. «Tu e io ci schieriamo per primi allora?».
Benny muove la testa su e giù, annuendo, mentre guarda la strada pensieroso. «Certo amico, penso che vada bene».
Discutono ancora un po' di cosa è permesso e cosa non lo è, mentre Mikey continua a guardarmi torvo come un cane. Una volta che hanno finito di parlare, io e Micha torniamo verso la macchina, mentre tutti gli altri si dispongono vicino alla linea di partenza, posta proprio di fronte al The Hitch.
«Quindi, qual è il tuo piano?», chiedo. «Perché batterlo non sarà facile».
«Tu sei il mio piano». Apre la portiera del passeggero per me. «Con te in macchina, non c'è verso che non vinca, altrimenti non me lo perdoneresti mai».
Infilando la testa in macchina, mi posiziono sul sedile e poi sollevo lo sguardo su di lui. «Non farò andare più veloce la tua macchina».
Lui sorride, sbattendo la portiera. «Certo che lo farai». Scivola sul cofano e sale dalla parte del guidatore.
«Sei proprio uno sbruffone», osservo. Lui avvia il motore che si accende rombando. «Questo è il bue che dice cornuto all'asino».
Mi abbandono sul sedile e incrocio le braccia. «Posso essere un sacco di cose, ma non sono mai stata una sbruffona».
Mi infila un dito sotto il mento e mi solleva la testa. «La festa di diploma di Taylor Crepner, due anni fa. Eri in piedi sul tetto con uno snowboard legato ai piedi, e dicevi a tutti che saresti riuscita a saltare. Credo si possa definire una sbruffonata».
Gli rivolgo un'espressione innocente. «Ma ci sono riuscita, no?»
«Sì, ma non senza romperti il braccio», replica. «E questo non era previsto».
«Hai ragione», ammetto, sfiorando la piccola cicatrice sul braccio, dove l'osso si è rotto lacerandomi la pelle. «Stavo facendo la sbruffona e tu hai dovuto portare le mie stupide chiappe in ospedale, e poi sederti nella sala d'aspetto mentre mi operavano per rimettermi a posto il braccio».
Fa scorrere il dito sul mio collo, fino allo sterno. «Ero là, perché volevo esserci».
«Ti sei perso uno spettacolo per colpa mia».
«Non mi interessa... non mi è mai interessato».
Il mio sguardo schizza involontariamente alle sue labbra. All'improvviso, voglio baciarlo, come quella notte sul ponte.
Mi fa sentire a disagio, perché questa sensazione mi possiede. Mi scosto, mettendo un po' di distanza fra noi. Percependo l'alterazione nel mio atteggiamento, Micha manda su di giri il motore, fa girare le gomme, facendo slittare il posteriore dell'auto fino alla linea di partenza.
Mi lancia uno sguardo compiaciuto, alzando il sopracciglio. «Questo è fare lo sbruffone».
Scuotendo la testa, trattengo un sorriso. Benny allinea il muso della sua GTO con quello della Chevelle di Micha e la sua ragazza si dirige tronfia in mezzo alle due macchine. Indossa jeans e una maglietta corta che le lascia scoperta la pancia. Si sistema i capelli neri dietro alla spalla e poi alza la mano sopra la testa. La gente si schiera lungo la strada, guardando e scommettendo sul vincitore.
Localizzo Ethan e Lila: stanno chiacchierando e Lila sta facendo il suo giochetto provocante con i capelli. «Quando sono arrivati qui?».
Micha mi ignora, osservando Benny attraverso il finestrino abbassato. «Alla linea di fondo e ritorno?».
Il braccio di Benny è posato con disinvoltura sul volante. «Certo, amico. Il primo che torna vince».
Distolgono lo sguardo l'uno dall'altro. Benny fa un cenno alla sua ragazza e lei annuisce.
«Ai vostri posti. Pronti. Via!». Le sue mani si abbassano velocemente e gli stridii tagliano l'aria.
Una scia di polvere ci inghiotte mentre scattiamo. Gli alberi a lato della strada sono una macchia sfocata e il cielo è una grossa striscia di stelle. Io resto in silenzio mentre Micha spinge l'auto sempre più avanti, ma qualcosa dentro di me si sveglia da un sonno molto profondo.
Benny si porta in testa e fa una rapida sterzata proprio davanti a noi. Le luci di coda rosse sono accecanti nella notte e il tubo di scarico emette piccole nuvole di fumo. Micha accelera, portando il muso della Chevelle verso il retro della GTO.
Quando ci avviciniamo alla fine, Benny si spinge ancora più avanti, ma non è finita. Micha ha una particolare predisposizione per i testacoda, senza diminuire l'accelerazione. Inoltre, la scocca più larga della GTO di Benny ha una minore potenza di svolta.
Ci avviciniamo alla fine e io dovrei essere nervosa. La strada termina in una collina ripida e rocciosa e lo spazio per girarsi è stretto, ma io non ho mai avuto paura, nemmeno ora. Credo di non poter cambiare quello che ho nel sangue.
La GTO inizia a inclinarsi lateralmente mentre Benny la fa svoltare. Micha devia a lato per girargli intorno e si infila nello spazio fra gli alberi e la macchina. Mi aggrappo alla maniglia sopra la testa, i freni stridono, e io mi assicuro con i piedi al cruscotto. È come stare su una giostra fatti di crack. Ogni cosa gira vorticosamente, gli alberi, il cielo, Micha. Per un secondo, chiudo gli occhi e mi sembra di volare. Torno indietro alla notte sul ponte. Lei diceva di poter volare.
La macchina si raddrizza e Micha pigia sul pedale del gas. Come avevo previsto, Benny sta avendo qualche problema a riprendere posizione. Nel momento in cui stiamo di nuovo sfrecciando lungo la strada, lui è a breve distanza dietro di noi. Micha spinge sull'acceleratore e inserisce la marcia più alta.
Il muso lungo della GTO si materializza attraverso il mio finestrino e Micha schiaccia a fondo, lanciandomi uno sguardo che mi fa capire di potergli chiedere di rallentare, se voglio.
Non lo faccio.
La gente scappa a margine della strada, spaventata dall'imprudente velocità, mentre attraversiamo il traguardo. Non è ben chiaro chi sia il vincitore o chi sarà in grado di fermare la propria auto in tempo, prima di sfondare il The Hitch. I freni stridono e la polvere sommerge i finestrini. Il mio corpo è sbalzato in avanti dalla brusca frenata della macchina e picchio la testa sul cruscotto.
Micha fatica a riguadagnare il controllo dello sterzo e raddrizza l'auto che si ferma sbandando. Ogni cosa si riassesta e la polvere si dissolve lentamente. Micha e io guardiamo fuori dal parabrezza, respirando rumorosamente, gli occhi spalancati come palle da golf. Il paraurti anteriore della Chevelle è a un centimetro da un albero molto grosso.
«Cazzarola», sussurra Micha, poi mi guarda con occhi sgranati. «Stai bene?».
Tolgo la mano dal cruscotto, il petto appesantito dai respiri. Frego il bernoccolo sulla testa e mi volto verso Micha. Sento una calma innaturale dentro di me e una delle mie peggiori paure diventa realtà. Sono drogata di adrenalina. Chiaro e tondo, ma credo di esserlo da sempre. Solo, non l'ho mai ammesso.
Non riesco più a controllarmi.
Mentre mi piego verso Micha, il cuore mi batte forte nel petto. Chiudo gli occhi e le mie labbra sfiorano le sue, assaporandole con dolcezza. Questo placa vagamente la mia fame e mi allontano lentamente, aprendo le palpebre. Micha mi sta guardando, i suoi occhi sono pozze di blu come buche profonde nell'oceano, nascoste dal mondo. Mi appoggia la mano sulla nuca e attira le mie labbra di nuovo contro le sue.
Qualcosa si spezza dentro di me, come un elastico. Con un movimento veloce, e l'aiuto della mia stessa disponibilità, Micha mi solleva oltre il cruscotto e io mi metto a cavalcioni sopra di lui, cingendogli il collo con le braccia. Le sue mani frugano fra le mie cosce e si infilano sotto la gonna, a toccare la pelle nuda. Il mio respiro si inceppa per l'intimità di quel tocco. Nessuno mi ha mai toccato in questo modo prima, senza che io scappassi. Di solito, stare troppo vicino a qualcuno mi spediva in un luogo pieno di insicurezza, panico, diffidenza ed estraneità.
Le mie gambe si irrigidiscono e Micha si scosta. «Stai qui, piccola», sussurra, come se riuscisse a leggermi nel pensiero. «Fidati di me, okay? Non scappare».
Aspetta che io annuisca e poi sprofonda le sue labbra nelle mie, tenendo le mani sotto la gonna. Inarco il corpo verso di lui, appoggiando il petto al suo, e sento formicolare i capezzoli. La sua lingua gioca in modo sensuale con la mia, accarezzando ogni punto della mia bocca e delle labbra. Il corpo inizia a riempirsi di un desiderio segreto.
Micha sposta la bocca e le gambe mi tremano per la disapprovazione. Traccia un sentiero di baci lungo il profilo della mia mascella, spostandosi sul collo e fermandosi sul petto, proprio sopra al punto in cui il seno si affaccia dalla maglietta. Una scossa mi attraversa il corpo e le gambe si stringono incontrollabilmente intorno a lui, mentre le ginocchia premono sui suoi fianchi.
Lui emette un lento e profondo gemito e le mani si spingono più in alto sotto la gonna, mentre mi attira più vicino. Lo sento premere fra le mie gambe e mi spavento a morte, ma non abbastanza da fermarmi. È come se tutta la tensione sessuale che ho respinto si fosse liberata all'improvviso Infilo le dita sotto la sua maglietta seguendo il profilo dei suoi muscoli asciutti. Non so dove fermarmi o come porre una linea di arresto. La mente corre e io mi aggrappo alle sue spalle con la necessità di riacquistare il controllo.
Qualcuno bussa al finestrino. «Vi state divertendo voi due lì dentro?».
Faccio un balzo indietro e sento avvampare le guance alla vista di Ethan e Lila che ci osservano dal finestrino. Con la maglietta nera e i jeans, Ethan si confonde nella notte, ma il suo subdolo e oscuro sorriso si illumina. Gli occhi di Lila sono sbarrati e la bocca spalancata. Micha non fa niente per migliorare la situazione. Un sorriso sornione si fa largo sul suo viso, mentre mi guarda con gli occhi socchiusi e un'espressione compiaciuta.
L'adrenalina si dissolve e lascia posto a una sensazione di stordimento. Mi sposto dalle sue gambe, raddrizzo la gonna e sistemo i capelli, prima di uscire dalla macchina. Giro intorno all'auto con calma e raggiungo Ethan e Lila.
«Quindi chi ha vinto la gara?», chiedo, ravviando le ultime pieghe sulla gonna.
Ethan mi sorride furbescamente. «È tutto quello a cui riesci a pensare in questo momento?».
Io lo fisso priva di espressione. «A cos'altro dovrei pensare?».
Micha esce dall'auto, stiracchiando le lunghe gambe. «Abbiamo vinto noi, ne sono abbastanza certo», afferma, prendendomi la mano come se fosse la cosa più naturale del mondo. «Anche se scommetto che c'è una discussione in corso».
Ethan annuisce e beve un sorso di soda. «Sì, chi ha scommesso su di te insiste che sia stato tu a vincere e viceversa con Benny».
Micha intreccia le sue dita alle mie. «La solita storia».
«Sai come vanno queste cose». Ethan dà una pacca sulla spalla a Micha con atteggiamento comprensivo. «Non arriveranno mai a una decisione».
Sento la mano sudare in quella di Micha. Lui ha appena aperto un varco dentro di me e un miliardo di pensieri si stanno inseguendo nella mia mente. Non posso fargli questo. Non posso fargli del male. Ho bisogno di ritracciare i limiti, in qualche modo.
«Dovremmo andare via», mi dice Micha. «Non concediamo loro nemmeno il beneficio delle nostre argomentazioni».
«Vuoi andartene alla chetichella?», chiedo. «E fare un'uscita a effetto?».
Micha sorride e mi stringe la mano. «Una dichiarazione a effetto».
«Che sarebbe?»
«Che non ce ne frega una sega».
Sospiro dubbiosa e annuisco. «Per me va bene».
«Vuoi che ci incontriamo a casa?», chiede a Ethan. «Sono sicuro che La Bestia avrà bisogno di qualche messa a punto dopo quello che ho appena fatto».
Lila arriccia il naso e fa schioccare la gomma. «La bestia? Non so nemmeno se voglio sapere cosa sia».
Micha dà una pacca sulla portiera della macchina con la mano libera. «Sì, questo è il nome che le ho dato. Come te che chiami la tua auto "la mia piccolina"».
Lila ride. «Oh, ho capito. Comunque, il mio nome mi piace di più».
Micha mi fa scorrere il pollice sul palmo della mano. «Sei pronta ad andare? O vuoi fare a botte con qualcuno prima?».
Lancio uno sguardo spaventato a Lila, che aggrotta le sopracciglia. «Forse io e Lila dovremmo stare insieme. Non ho passato nemmeno un po' di tempo con lei oggi».
«Hai passato del tempo con me ogni giorno, negli ultimi otto mesi», ribatte lei. «Penso che staremo bene per qualche ora».
«Mi prenderò cura di lei». Ethan getta attraverso il parcheggio la bottiglia di soda vuota, che atterra nel retro del suo furgone. «Molta, molta cura di lei».
Lila lascia che i capelli biondi le cadano sul viso per coprire il rossore. Non l'ho mai vista arrossire così. Cosa sta succedendo esattamente fra quei due stanotte?
Micha scuote la testa verso Ethan. «Fai il bravo».
Ethan alza gli occhi al cielo e poi si allontana con Lila verso il furgone. Io e Micha saliamo in macchina e io mi preparo a fare un discorso.
Micha strizza gli occhi e alza la mano. «Non dirlo nemmeno. Lascia perdere, almeno per stanotte. Per favore. Ho solo bisogno di vivere questa sensazione».
Il dolore nella sua voce mi fa chiudere velocemente la bocca. Apre gli occhi, mette in moto e ci allontaniamo lungo la strada. Micha saluta Benny con la mano quando gli passiamo accanto e tutti ci seguono con gli occhi. Poi l'oscurità prende il sopravvento mentre ci immettiamo sulla strada principale e i fari illuminano la notte, come un tunnel che conduce verso l'ignoto.

Non lasciarmi andareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora