Capitolo 10

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ELLA

Ricordo la prima volta in cui avrei voluto baciare Micha tanto chiaramente quanto il giorno in cui ho trovato mia madre morta. Entrambe sono state esperienze terribili, ma in due modi diversi.
Micha e io eravamo seduti sul cofano della sua macchina, nel nostro posto segreto nascosto fra gli alberi, a guardare il lago. Era stato incredibilmente difficile tornare in quel luogo, ma la vista e la tranquillità valevano lo sforzo. Da un po' tra noi era tutto tranquillo, il che era normale, fatta eccezione per la gelosia che si agitava dentro di me a causa dell'ultima conquista di Micha, Cassandra. Non mi ero mai sentita così prima ed ero disorientata. Non che la ragazza rappresentasse qualcosa di speciale per Micha, ma lui aveva detto a Ethan che aveva il potenziale per diventare più di un'avventura, e la cosa mi infastidiva.
Micha aveva le braccia piegate sotto la sua testa e gli occhi chiusi, mentre la luce del sole lo irradiava. La maglietta era sollevata e riuscivo a veder spuntare il tatuaggio. Quando lo fissavo, il desiderio di passarci sopra il dito mi faceva impazzire.
«Non mi piace Cassandra», ero sbottata all'improvviso, mettendomi velocemente a sedere.
Micha aveva aggrottato le sopracciglia mentre i suoi occhi si aprivano gradualmente alla luce del sole. «Eh?»
«Quella Cassandra della quale parlavi l'altro giorno», avevo detto, fissando l'acqua che si increspava per la leggera brezza. «Non credo dovresti uscire con lei».
Si era sollevato sui gomiti. «Perché non ti piace?»
«No...». Avevo scostato alcune ciocche dei miei capelli castano ramato dagli occhi. «Solo non voglio che tu esca con lei».
Il vento aveva riempito il silenzio. Micha si era messo seduto e mi aveva messo un braccio sulle spalle. «Okay, non lo farò», aveva detto, come se fosse semplice quanto respirare.
Avevo represso un sorriso, senza capire del tutto perché fossi così felice. Micha si era disteso di nuovo e mi aveva trascinato giù con lui. Io gli avevo appoggiato la testa al petto ed ero rimasta ad ascoltare il suo cuore battere, saldo come una roccia, a differenza del mio che mi danzava nel petto. Più a lungo restavo fra le sue braccia, più mi sentivo felice. Ero al sicuro, come se niente potesse ferirmi, ma negavo del tutto la realtà del fatto che stessi incominciando a innamorarmi del mio migliore amico.È passata una settimana dall'incidente avvenuto la sera della corsa, e io sono rimasta nascosta in camera mia vivendo di panini di McDonalds e Diet Dr. Pepper. Dean non è ancora tornato a casa sua, mentre Lila l'ha fatto la mattina dopo la gara. Lei voleva restare, ma a me non andava e pensavo che nemmeno suo padre fosse troppo favorevole all'idea.
Tuttavia, mi sento un po' sola.
Non ho ancora ascoltato i messaggi di Micha in segreteria, e il costante lampeggiamento sullo schermo mi dà il tormento. Decido di prendermi una pausa dalla casa oggi e fare qualcosa che ho in mente da un po'. Voglio fare uno schizzo della tomba di mia madre perché non sarò sempre abbastanza vicina da poterla visitare. È una cosa che mi ha tormentato per tutti gli otto mesi in cui sono stata via. Mi sento in colpa perché sono stata io a farla finire lì dentro e poi l'ho abbandonata.
Prendo l'album da disegno e le matite dal cassetto del comodino, mi infilo le scarpe e gli occhiali da sole, ed esco dalla porta principale, dove ho meno probabilità di incontrare Micha. La giornata è calda e il cielo blu brilla alla luce del sole. Cammino sul marciapiede verso Cherry Hill e decido di fare un'improvvisata a Grady.
Busso alla porta della roulotte e viene ad aprire Amy, l'infermiera, con indosso un camice blu da chirurgo. «Oh, ciao Ella, non credo che Grady sia dell'umore giusto per una visita oggi, tesoro».
«Ma lui mi ha detto di passare», rispondo stupidamente. «So che è un po' più tardi di quanto gli avevo promesso e mi dispiace».
«Non è arrabbiato con te, Ella», replica lei, con gentilezza. «L'ho appena attaccato all'ossigeno e ha la tosse».
Mi riparo gli occhi dal sole e la guardo. «Sta bene?».
Sospira, appoggiandosi allo stipite della porta. «Sta solo avendo una giornata difficile, ma riprova fra qualche giorno, va bene tesoro?».
Annuisco e scendo i gradini mentre lei chiude la porta. Fisso impotente la finestra sul retro, quella della camera di Grady. Lui è malato e non c'è niente che io possa fare. Non ho alcun controllo su questo. Micha aveva ragione. Non posso controllare ogni cosa.

Non lasciarmi andareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora