"Otto mesi prima...
ELLA
«Non avrai davvero intenzione di arrampicarti su quell'albero, vero?», mi dice Micha accigliato nel buio. Indossa un paio di jeans sexy che gli fanno un bel fondoschiena e la T-shirt nera gli sta a pennello. «Ti romperai l'osso del collo».
Mi sfrego le mani e lo guardo di traverso. «Sai quanto mi piacciono le sfide».
La luna risplende in cielo alle sue spalle, e i suoi capelli biondi sembrano quasi brillare. «Certo, ma ora sei un po' fuori di testa, e non penso che dovresti arrampicarti su un albero».
«Andrà tutto bene». Gli faccio cenno di andarsene, tirandomi su le maniche della giacca di pelle. Lui si preoccupa sempre per me. Mi piace che lo faccia, ma non significa che lo stia sempre a sentire. «E poi, se mio padre mi sentisse rientrare, nel caso fosse sobrio, rischierei una bella strigliata per essermi intrufolata in casa di nascosto e ubriaca, soprattutto perché stasera toccava a me occuparmi della mamma».
Aggrappandomi a un ramo, poggio un piede per provare a salire, ma scivola e lancio un grugnito di frustrazione.
Micha se la ride scuotendo la testa e mi si avvicina alle spalle. «Se ti rompi l'osso del collo, bellezza», dice, «non è colpa mia».
«Il soprannome con cui mi chiami non è appropriato». Afferro di nuovo il ramo. «Devi trovarne un altro».
Mi scosta i capelli di lato e mi poggia le labbra vicino all'orecchio. «È assolutamente appropriato. Sei la ragazza più bella che conosca, Ella May».
Nella mia mente annebbiata, cerco di elaborare ciò che sta dicendo. «Hai voglia di scherzare?».
Lui scuote la testa. «Sono serissimo. Ma "non devi farti prendere dal panico. Sono sicuro che domani mattina avrai dimenticato tutto».
Muovo su e giù la testa. «Probabilmente hai ragione».
Scoppia di nuovo a ridere, e il suo respiro caldo mi solletica l'orecchio facendomi venire i brividi. Vorrei voltarmi, strappargli la maglietta e infilargli la lingua in bocca, ma non voglio rovinare la nostra amicizia. È tutto ciò che ho in questo momento e ho bisogno di lui più che dell'aria, quindi faccio del mio meglio per soffocare i miei sentimenti.
Micha apre le dita proprio nel punto in cui mi sale la maglietta, e la situazione diventa leggermente imbarazzante. «D'accordo, al tre ti do una spinta per salire sull'albero. Stai attenta! Uno... due... tre...». Mi solleva e io salgo con le gambe sull'albero. La corteccia mi graffia un po' e Micha mi tiene il fondoschiena con i palmi delle mani, spingendomi verso l'alto e facendomi il solletico. Una volta salita io, sale anche lui. Mi mette di nuovo le mani sulla vita e mi aiuta a salire sull'albero fino alla finestra della mia camera. La attraverso ruzzolando a terra, con la sua risata sommessa in sottofondo.
«Domani mattina ti pentirai di tutto questo», dice con voce ridanciana. «Avrai un mal di testa infernale».
Mi inginocchio accanto alla finestra mentre lui esce per salire di nuovo sul ramo. «Ehi, Micha», lo chiamo piegando l'indice, e lui alza gli occhi al cielo ma torna al davanzale. Io gli butto le braccia intorno al collo. «Sei il mio eroe. Lo sai, vero?». Gli do un bacio sulla guancia. Ha la pelle morbidissima. Faccio per allontanarmi ma lui gira la testa verso di me e le nostre labbra s'incontrano per un attimo. Poi si ritrae, e io non lo capisco affatto.
«Sogni d'oro, bellezza». Sorride, si arrampica sull'albero e inizia a scendere.
Appena chiudo la finestra, sento la mente ancora più annebbiata. Mi ha baciato di proposito? Scaccio via il pensiero e libero a fatica le braccia dalla giacca. La casa è avvolta nel silenzio, e si sente solo il rumore dell'acqua che arriva dal bagno. Mi dirigo verso il corridoio, pensando che mia madre avrà di nuovo lasciato aperta l'acqua della vasca da bagno. A volte lo fa quando è distratta. La porta è chiusa a chiave, quindi busso.
«Mamma, sei lì?», la chiamo.
Esce acqua da sotto la porta, e mi rendo conto che la moquette sotto i miei piedi è bagnata. Divento improvvisamente sobria, e corro al mio armadio per prendere una gruccia, e dopo averla distesa, ne infilo un'estremità nella serratura del bagno. Questa fa uno scatto e io spingo la porta per aprirla. L'urlo che mi esce dalla bocca potrebbe fare in mille pezzi la felicità di tutto il mondo. Ma il silenzio che segue basta a dissolverlo completamente.MICHA
"Come mai sei così felice stasera?», mi chiede mia madre quando entro in casa.
«Sono felice come sempre». La raggiungo al tavolo della cucina e rubo un biscotto da un piatto.
Lei si toglie gli occhiali e si gratta il naso. Davanti a lei c'è una calcolatrice, un libretto degli assegni e un mucchio di bollette. «Non è vero, è un po' che non ti vedo sorridere così».
«È solo che stasera mi sono divertito tantissimo». Tiro fuori il portafogli e do a mia madre un paio di biglietti da venti dollari e uno da cento. «Prendi, è quello che ho guadagnato lavorando nel weekend».
Mia madre scuote la testa e lancia i soldi verso di me. «Micha Scott, non ho alcuna intenzione di prendere i soldi di mio figlio».
Li butto sopra le bollette e mi allontano dal tavolo. «E invece sì. Voglio dare una mano».
«Micha, io...».
«Smettila di discutere e prendili, signorina», le suggerisco con un pizzico di umorismo.
Lei sospira con l'aria sconfitta e prende i soldi. «Sei un bravo figlio. Lo sai, vero?»
«Solo perché mi hanno insegnato a esserlo». Mi dirigo verso la mia stanza, ma sento un urlo provenire da fuori. Torno in cucina. «Hai sentito?».
Mia madre ha gli occhi sbarrati e fissa la porta sul retro. «Mi è sembrato provenisse dalla casa dei Daniels».
Mille scenari possibili mi attraversano la mente mentre corro fuori, salto la recinzione e mi precipito in casa. «Ella!».
La casa è immersa nel silenzio, si sente solo il rumore dell'acqua che scorre al piano di sopra. Salgo di corsa le scale, saltando i gradini. «Ella...». Il mio corpo è gelido come il ghiaccio. Ella è sulla soglia del bagno e sua madre è nella vasca piena d'acqua rossa che deborda riversandosi sul pavimento. «Cos'è successo, Ella?».
Lei sussulta e si volta verso di me. Ha le pupille dilatate e la sua espressione mi ossessionerà per il resto della mia vita.
«Credo che si sia uccisa», dice inebetita, sollevando le mani sporche di sangue. «Le ho controllato il polso e non c'è battito».
Prendo il cellulare e chiamo il 911. Quando riaggancio, Ella si accascia tra le mie braccia e resta lì, immobile, finché non arriva l'ambulanza. Non piange e respira appena, e tutto questo mi uccide perché non posso fare niente per aiutarla.

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Non lasciarmi andare
RomanceA volte i sentimenti di una profonda amicizia vengono confusi e diventano qualcosa di più profondo e avendo paura che il legame si spezzi a causa di questo cambiamento scappi dalla tua città pensando di poter dimenticare tutto ma....una volta ritorn...