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La stanza in cui si trovava l'elegante signora era avvolta dalla luce.
Dalle grandi finestre entravano raggi di sole che illuminavano la sua giovane pelle.

La signora, che dimostrava molti meno anni di quelli che portava sulle spalle, stava parlando con un distinto ragazzo sulla trentina.
Alto, capelli neri, occhi scuri, in ottima forma fisica.

La signora stava ridendo ad una sua battuta.
E si rese conto di essere felice, per la prima volta lei era felice.

Le pareti candide dell'enorme stanza diventarono ancora più candide, la luce ancora più forte.
Così forte da far cancellare tutto.
La felicità che cancella il passato.

Mi svegliai con una strana sensazione nel petto.
Aprii gli occhi e fissai l'oscurità davanti a me.

Sospirai profondamente, tentando di scacciare quella sensazione opprimente che sentivo nel petto.
Avveniva ogni volta che entravo con la mente nei sogni degli altri.

Era un'altra mia particolarità, che non riuscivo a controllare.
La notte, quando dormivo, non facevo mai sogni miei. Non li ho mai fatti.
Però ho sempre visto i sogni degli altri, attraverso le loro menti.
Non era esattamente una cosa bella, perché, anche se sicuramente interessante, mi faceva sentire ancora di più un'impicciona.

Con Robert non era mai successo. Non ne sapevo il motivo. Sapevo solo che la mattina, a volte, non ricordavo nulla, assolutamente nulla.
Ed era una cosa strana per me.
Insomma, ero così abituata a leggere la mente degli altri e a vederne i sogni che ricordare solo il vuoto era una novità.

Ma per gli altri non lo era affatto.
Robert non sapeva di questo mio dono. Non l'ho mai rivelato a nessuno. Lo sapevano solo mia nonna, mio fratello e, ovviamente, mia madre

Sentii un nodo alla gola, chiusi gli occhi, anche se li sentivo già lucidi, e tentai di calmarmi.

Mi alzai poco dopo. Nella stanza c'era solo buio e non riuscivo a vedere niente e sentivo ancora quel mal di testa. Non era forte come quello della sera prima, ma era fastidioso.

Uscii dalla mia stanza, in pigiama, e andai in cucina: dovevo assolutamente far finire quel dolore alla testa.

Buttai l'aspirina in un bicchiere con dell'acqua e iniziai a mescolare, assorta dai miei pensieri.

Cosa significava quel sogno? La signora era mia madre, quello era sicuro, ma sembrava più giovane, più bella.
Anzi, no, sembrava solo più curata.

E quel ragazzo? Chi poteva essere? Una persona che conosceva lei o solo il suo "sogno"?

Che dovevo pensare? Che a mia madre questa vita non andava bene? Che avrebbe preferito stare con qualcuno più giovane, più bello? Che avrebbe voluto essere più ricca?

Essendo mia madre e conoscendola bene, una cosa del genere potrebbe anche sognarla.
Non era nei suoi piani stare con un nullafacente e avere una figlia con una "maledizione".

Una volta finito di bere posai il bicchiere dentro il lavandino, e tornai nella mia stanza.

Passai davanti alla credenza e non potei non posare gli occhi sulle due foto posate sul ripiano color legno.

Una delle due foto raffigurava mia nonna, molti anni prima, quando era ancora arzilla.
Con il suo solito sorriso sulle labbra, e gli occhi pieni di vita.

Dio, quanto mi mancava...

Sposai gli occhi, e, una volta vista l'immagine, questi diventarono umidi.

Le lacrime volevano uscire fuori, però, no, non potevo permetterlo.

The Flowers of PurityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora