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Un signore stava fumando una sigaretta, mentre ascoltava le solite lamentele della donna che aveva sposato.

Ma chi glielo aveva fatto fare?

E lei continuava. Lo umiliava, gli gridava contro le peggior cose.
E lui si sentiva sempre peggio.
Le ombre, agli angoli, si facevano sempre più forti, fino ad oscurare l'intera scena.

Mi svegliai per colpa di una botta, come se qualcosa fosse caduta a terra.
Mi girai immediatamente e notai il mio telefono a terra sottosopra mentre continuava a vibrare.

Lo presi velocemente e la vibrazione cessò. Controllai chi fosse stato a chiamarmi e aggrottai le sopracciglia confusa quando vidi il nome di Lien.

Perché mi stava chiamando?

E solo dopo ricordai cosa avevo in programma da fare; erano le sei del pomeriggio. Avevo dormito davvero tanto.

Il telefono squillò di nuovo, questa volta lo presi e aprii subito la chiamata.

«Pronto?» risposi mentre mi alzavo e aprivo l'armadio.

«Berenice! Finalmente rispondi!»

Spostai quasi con rabbia i vestiti. Non trovavo nulla che andasse bene.

«Scusa, mi sono addormentata, però mi sto preparando.»

Feci un enorme sorriso quando finalmente trovai i miei leggins preferiti.

«Bene, ti aspetto davanti il parco delle stelle. Non fare troppo tardi» rispose con voce quasi civettuola.

Chiusi la chiamata dopo averla rassicurata che avrei fatto presto e iniziai a prepararmi.

In meno di dieci minuti ero già pronta. Non ero una a cui piaceva fare aspettare, sapere che ci fosse qualcun altro che mi stava aspettando mi metteva una certa ansia.

Sistemai il poco trucco messo e mi fiondai fuori dalla porta della mia stanza, quasi inciampando su Dinco.

Lui miagolò come contrariato. Beh, gli avevo schiacciato la coda in effetti. Io lo presi in braccio, gli diedi un bacino sul muso e lo posai sul letto.

Sentii il rumore della tv, quindi mio padre era tornato, ma mia madre ancora no, lei staccava più tardi.
Uscii velocemente da casa, senza neanche avvertire mio padre, che forse nemmeno si era accorto di me, e mi diressi velocemente verso il parco maledetto anche conosciuto come parco delle stelle.

Dopo circa dieci minuti di camminata riuscii a vedere le sbarre grigie di cui è circondato il parco, e solo dopo intravidi Lien.

Stava parlando al telefono e sembrava anche piuttosto nervosa. Si rotolava una ciocca di capelli intorno al dito, mentre fissava l'altro lato della strada, senza vederlo realmente.

Mi avvicinai lentamente e sentii qualche parola, senza tuttavia capire a cosa si stesse riferendo.

«Va tutto bene, te l'ho detto. Piuttosto tu cerca di stare più attento, dopo tutto questo non voglio che rovini qualcosa.»

Strinsi gli occhi sospettosa e sbattei con più forza del necessario il mio stivale sul marciapiede facendo girare di scatto la ragazza.

L'avevo colta di sorpresa, non se lo aspettava.

Puntai i miei occhi azzurri nei suoi più scuri e sprofondai nella sua mente.

Un ragazzo, l'età indefinibile, era seduto su una sedia, sembrava guardare me, ma ovviamente stava solo guardando Lien

I capelli erano cortissimi, gli occhi due pozze scure. Aveva le maniche corte e potevo notare alcuni tatuaggi sulle braccia.
Sembrava avere la pelle chiara, ma non ne potevo essere sicura, la scena era colorata da uno strano giallo, con alcune sfumature rosa e rosse.

The Flowers of PurityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora