3 - Il Cappellaio

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Per Freddie quella non sarebbe stata una bella giornata, anche se voleva fare sembrare a tutti che così non fosse. Il motivo era semplice, e se ci avesse pensato un poco si sarebbe reso conto che anche gli altri se n'erano accorti.

Era l'equinozio di primavera, e come al solito ciò che desiderava era rimanere a casa, vestirsi in nero ed aspettare in silenzio che la giornata passasse, senza che facesse ulteriori danni. Non era così, normalmente: non fingeva mai, Freddie era sempre genuinamente allegro.

Quel giorno, però, proprio non pensava che ce l'avrebbe fatta. Erano passati già due anni... due anni caratterizzati da tanti di quei cambiamenti che, se ci avesse pensato un po' più a lungo, non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare.

Solitamente non aveva molti visitatori, soprattutto il pomeriggio della domenica: tutti i Sottomondiani erano a casa loro, intenti a preparare il tè ed i dolcetti da accostare ad esso. Eppure, quella domenica era stata diversa sin da subito: già alle nove del mattino era stato svegliato da uno spilungone riccio che, con un sorriso, lo aveva abbracciato appena gli era stato aperto.

Il Cappellaio si mostrò sinceramente stupito da quella visita improvvisa, ma sorrise quando sentì il calore con il quale Brian lo strinse a sé. "Ehi, ehi... a cosa è dovuto tutto questo affetto, caro?", chiese, leggermente scaldato dall'azione del riccio.

Quest'ultimo si staccò lentamente e lo guardò con un filo di agitazione. Nei suoi occhi verde acqua passò un dubbio, la scelta che voleva prendere su come rispondere, e poi sorrise a sua volta. "Mi chiedevo... mi faresti un cappello, Freddie?"

L'altro alzò le spalle e lo guardò con i suoi occhi sempre truccati. Non lo faceva di proposito, in realtà: sin dalla sua nascita il suo sguardo era sempre contornato da strisce di matita colorata che variavano a seconda del suo umore e che lui non poteva controllare in alcun modo.

Quel giorno i suoi colori erano un po' spenti, e Freddie capì che anche Brian lo aveva notato, questo, ma apprezzò il fatto che il riccio non lo avesse menzionato in alcun modo. "Un cilindro, tesoro? Oppure... mmh, potrebbe starti bene un borsalino, un trilby, una tuba, un tricorno, una paglietta, un..." chiese, farfugliando quasi ed aumentando sempre di più il ritmo delle sue parole.

Brian sorrise, appoggiando una mano sul suo braccio per tranquillizzarlo. "Non fa niente, scegli tu, Freddie. Solo... fammi entrare, ti va?", gli chiese, cordiale.

Freddie annuì lentamente e si fece da parte, cancellando il sorriso finto che gli si era dipinto sul viso. Non era così, non era sempre felice come molti pensavano: c'erano le giornate no, e l'equinozio di primavera rientrava decisamente tra questa categoria. Sorridere quel giorno gli costava uno sforzo immenso, e di fronte ad i suoi amici non voleva fingere in alcun modo.

Si sedette di fronte a Brian, che senza alcun invito si era accomodato sul divano, ed accavallò le gambe, cercando di non pensare troppo ai magnifici e dolorosi ricordi che gli evocava quella poltrona vuota, proprio al fianco del riccio.

"A cosa è dovuta questa visita?", chiese, curioso, inclinando leggermente la testa di lato.

Brian sorrise e si accomodò meglio sul divano. "Nulla, avevo solo voglia di vederti.", rispose semplicemente. "È bello stare con te.", commentò.

Freddie fece una risatina divertita, portandosi teatralmente una mano sul cuore. "Sono veramente lusingato dalle tue attenzioni, dolcezza. Che ne dici se, dopo, passassimo del tempo insieme, solo io e te?", chiese, ammiccando ed alzandosi in piedi.

Ogni sua mossa sembrava studiata nel dettaglio, e mirava ad imbarazzare il riccio, che come da programma arrossì leggermente. Nonostante fosse in imbarazzo, però, Brian sorrise e fece un'espressione maliziosa. "Non vedo l'ora, Fred.", rise.

𝐢𝐬 𝐭𝐡𝐢𝐬 𝐭𝐡𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐥 𝐥𝐢𝐟𝐞? [𝐢𝐧 𝐩𝐚𝐮𝐬𝐚] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora