Quando giro l'angolo trovo una folla di gente, un insieme di voci, un insieme di respiri. Quanti sono? Tanti, troppi.
Decido di restare lì, all'angolo della strada, ad osservare per qualche minuto tutte quelle nuove facce, tutte quelle nuove persone.
Quando suona la campanella, la prima di molte altre, decido di aspettare che entrino gli altri, per quanto sono maldestra preferisco non farmi vedere.
Aspetto, mentre l'Ipod riproduce "Over the love" dei Florence and the Machine.
"Turn off all the lights
Let the morning come
Come"Quando la canzone è finita, mi accorgo che sono entrati quasi tutti, solo alcuni gruppetti continuano a chiacchierare appoggiati ai muretti.
Chiudo gli occhi, faccio un lungo respiro.
Li riapro ed inizio a camminare.
Quando varco la soglia del portone mi arriva un messaggio.
Mia madre.
Le rispondo, e continuo a camminare.
Vengo interrotta da qualcosa di alto con cui mi scontro.
Quando alzo la testa, mi accorgo che non è un qualcosa ma un qualcuno, un ragazzo.
Colui che poi in seguito scoprirò che si chiama Marco, non si era neanche accorto della mia sbadataggine.
Si era fermato, e lentamente si era girato a guardarmi, era molto più alto di me.
I suoi occhi, semi coperti dagli occhiali da sole (inutili in un cielo così buio) rivelavano uno sguardo vuoto, che prima d'ora avevo visto solo guardandomi allo specchio.
I suoi capelli erano di un biondo poco acceso, e le sue labbra erano rosse dal freddo ma dalla forma perfetta.
Quanto restammo in quella situazione? Per quanto tempo restammo a guardarci, lui così perfetto ed io così piccola ed insignificante? Per quanto?
Non lo so, saranno stati interminabili secondi o minuti interi.
Poi sussurrò qualcosa, forse a me o forse a se stesso, che io non capii; si girò quasi di scatto e se ne andò, lasciando la scia di un profumo mai sentito.
L'aula magna dell'istituto era più grande di quanto avessi immaginato, con importanti sedie di legno e tende blu ora aperte per far entrare una luce triste e biancastra.
Ero in ritardo, le sedie erano tutte occupate e qualcuno era anche in piedi.
Con lo sguardo stavo cercando quel ragazzo che mi aveva lasciata di stucco, con quello sguardo perso e quelle labbra così affascinanti.
Ero così presa dalla mia ricerca, che non mi ero neanche accorta che il vicepreside stava chiamando i nomi dei nuovi arrivati.
- Di Laurentiis Rose -
Silenzio, confusione.
- Ehm..Di Laurentiis Rose?-
Ancora silenzio
- Di Laurentiis Ross, insomma c'è Di Laurentiis Ross?-
Di Laurentiis cosa? Il mio nome?
Mi giro di scatto ed inizio a camminare verso il 'palco' al centro della sala.
Mentre cammino, sento le voci di chi non mi conosce criticare, ridere.
Tutti, tranne lui.
È lì, seduto in prima fila, con un'espressione inesistente. Mi guarda, le mani incrociate sul petto.
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Una nuova vita
FanfictionVi siete mai chiesti "Chi sono io davvero? Oltre la maschera che indosso? Oltre ciò che gli altri vedono di me"? La protagonista è una normalissima ragazza di diciassette anni, la sua presenza a volte non è notata, si definisce una ragazza ordinaria...