Il corso di teatro

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Dopo quella settimana di mal tempo, tutti erano tornati alle proprie vite.

La scuola aveva riaperto, erano iniziate le interrogazioni e a scuola le acque si erano calmate, ora erano una tavola piatta.

La mia vita si era fatta improvvisamente monotona: ero principalmente occupata dalla scuola, le verifiche e le interrogazioni, appena potevo guardavo Marco senza farmi accorgere, e quando scendevo in cortile a fumare lo cercavo. In realtà lo cercavo ovunque, nei disegni dietro al quaderno, quelli sul banco, nei volti estranei, per strada.

Quando lo guardavo si girava, come se ad alta voce lo avessi chiamato per nome, come se sapesse di essere osservato. Le nostre vite si erano incrociate, forse per sbaglio, ma ora continuavano ognuna per conto proprio. Il ché mi rendeva davvero triste, infondo oltre a Cat non parlavo quasi con nessuno.

Ogni tanto, da quel giorno al bar, mi rivolgeva la parola.

Mi aveva chiesto più di una volta l'accendino, mentre un'altra mi aveva persino detto ciao.

Era così che si conquistava la popolarità?

Così le mie giornate passavano, tra scuola, sguardi furtivi e compiti a casa.

L'unica cosa che mi sollevava era il pensiero di essermi iscritta al corso di teatro.

Quel sabato pomeriggio avrei incominciato e forse avrei conosciuto qualcuno.

Erano le quattro del pomeriggio ed ero già a scuola. Ero tornata a casa di corsa, mi ero preparata bene e poi ero riscesa.

Il corso di teatro si teneva nell'anfiteatro, della cui esistenza scoprì solo quel giorno.

L'anfiteatro era grande poco più della palestra.

Vidi sulle scalinate, seduti ragazze e ragazzi con fogli in mano, intenti a sussurrare parole incomprensibili.

Mi sedetti nel cerchio più in alto, ero l'unica perché l'anfiteatro era composto da circa venti cerchi, ma solo cinque erano occupati.

Dalla porta uscì un ragazzo, era vestito completamente di nero,con un cappotto bianco con motivi neri.

Volevo sprofondare.

Cercai facce amiche, ma nessuno era lì con me. Lo stomaco mi si chiuse provocando fitte fortissimi.

Marco era a capo del corso di teatro.

Quando squadrò l'anfiteatro, si soffermò sulla ragazza seduta da sola.

Cosa trasmetteva il suo sguardo? Niente, come sempre.

Pensai a quanto potesse essere brutto trovare una persona ovunque.

E per me imbarazzante sembrare una che segue le persone ovunque.

Quando iniziò a parlare, anche il minimo brusio scomparì.

- E anche quest'anno siamo qui, ringrazio tutti per non aver lasciato il corso, per essere stati costanti, e ringrazio chi si è appena iscritto

Fu allora che arrossii e sperai che nessuno lo avesse visto.

- Quest'anno gli orari cambieranno, e a breve vi comunicherò giorni ed orari. Per il momento non c'è tempo da perdere, infatti a gennaio dovremmo rappresentare la recita di quest'anno alla Scala di Milano, dunque diamoci da fare.

Non ero certa che questa grande occasione fosse rivolta anche a me, così rimasi seduta, zitta, mentre tutti urlavano e saltavano dalla gioia.

Così vedendo, Marco disse:

- Lo spettacolo è aperto a tutti, anche chi si è appena iscritto. Faremo dei provini per assegnare i ruoli.

Allora sorrisi, e forse arrossii.

Marco distribuì a ciascuno l'elenco con i personaggi, con sotto vari spazi per mettere le firme.

Lo spettacolo era quello di Arianna e Teseo.

Non avevo mai recitato in una scuola, forse all'asilo, all'età di quattro anni, feci qualcosa, ma nessuna esperienza importante.

Nonostante ciò, la mia firma andò sotto la scritta "ARIANNA".

Quando l'ora finì, Marco ci raccomandò di studiare le battute, perché la settimana successiva ci sarebbero state le audizioni.

Feci per prendere lo zaino ma qualcosa, anzi qualcuno, mi stava osservando.

Gli occhi di Marco erano castani, comunissimi, eppure riuscivano a mettermi soggezione, quasi paura.

- Quindi, hai optato per Arianna...

- Esatto

Preferivo essere fredda come lui, che mostrarmi insicura.

- È un ruolo difficile, lo sai?

- Certo

- Mh

- Tu hai scelto Teseo, vero?

- Sì

- Bene

- Hai una sigaretta?

Il suo tono era distratto. Era già oltre, la sua mente già vagava ad oltranza, per campi lontani ed irraggiungibili.

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