Aveva re iniziato a piovere. La pioggia mi era sempre piaciuta, rendeva tutto più semplice, tutto più umano.
La cosa migliore, in quella mattina di metà settembre, era quel profondo senso di nulla.
La pioggia, il profumo di asfalto bagnato, quel freddo pungente e l'odore di una sigaretta appena accesa.
Ma io non fumavo, chi stava fumando?
Chiunque fosse, avevo la netta sensazione che mi stesse guardando.
Mi girai di scatto, forse troppo.
Marco, il ragazzo che mi aveva tanto incantato era lì, ad osservarmi.
Ora non più, aveva chiuso gli occhi, stava cacciando il fumo che con tanta eleganza aveva aspirato dalla sua sigaretta.
- Bello, no?
- ...eh? C- cosa?
- Il tempo, intendo. Lo stavi osservando intensamente
- Ah, s-si
La sua pelle bianca, quella che risaltava sul maglioncino rosso sangue, era più candida a quella strana luce.
Ce ne restammo lì, così, per un po. Ognuno assorto nei suoi pensieri, ognuno preso da storie diverse.
Due vite diverse che poco a poco si stavano intrecciando, senza un vero perché.
- Fumi?
Mi chiese, poi.
- No, non so farlo. Ho provato ma stavo per affogare.
Forse avrei potuto risparmiare quel piccolo particolare, pensai.
- Oh
- Mh
-...
Erano le 12:30.
Marco spense la sua sigaretta sul muro, premendola più del dovuto, e poi la lasciò cadere.
La guardai, la sigaretta intendo.
Per terra.
Poi mi si avvicinò e disse:
- Benvenuta.
E neanche il tempo di rispondere, che era già immerso nel mare degli studenti. Uno tra i tanti ciuffi nella folla.
Quando anche l'ultima ora, quella di matematica, era finita, la pioggia era aumentata.
Decisi di restate in biblioteca, per anticipare un progetto con Cat ed il suo ragazzo.
Stavano proprio bene insieme.
Lei era bassina, e lui, molto più alto, sembrava avvolgerla quando l'abbracciava.
Stavano parlando del loro gruppo preferito, i Linkin Park
- Jo, e a te?
- Co-cosa?
Inutile dire che non ero attenta. La pioggia fuori aumentava sempre di più, e nonostante l'odore del mio caffè fosse più forte, potevo immaginare l'odore di asfalto bagnato mischiato a quello della sua sigaretta.
- Ti piacciono i Linkin Park?
- Oh beh, per quel poco che ho ascoltato sì, mi piacciono
Ma non ascoltavano, erano intenti a guardarsi e sussurrare cose vomitevolmente sdolcinate.
E nemmeno io stavo ascoltando me stessa, perché ancora pensavo a Marco.
Non ero mai stata fidanzata realmente.
Avevo avuto due fidanzatini alle elementari, Carlo e Alessio.
Quelle storielle che nemmeno sai cosa significhino.
Alle medie mi ero fidanzata per pochi giorni con Luca, il tempo di un regalo per San Valentino e il primo bacio a stampo.
In primo liceo mi ero innamorata di Simone, il ragazzo più bello della scuola, che mi aveva illusa per poche settimane.
Ed ora ero lì, 16 anni e nemmeno un vero e proprio bacio.
Non mi aveva mai turbato particolarmente questo fatto.
Non ero mai stata una persona per tutti, la gente mi definiva 'preziosa', 'per pochi'; e se volesse dire 'per nessuno'?
Il mio profondo soliloquio si interruppe quando vidi entrare Marco e Carlo, mentre discutevano.
La mia attenzione si focalizzò sullo sguardo di Marco.
La mia professoressa di inglese diceva che 'ci si innamora degli sguardi'.
Non mi innamorai.
Non lì, non di lui, non in quella giornata di inizio autunno fredda e piovosa.
Quando tornai a casa non vi era nessuno.
Posai la borsa sul divano, e poi mi sedetti, guardando un punto nel vuoto.
Mi capitava spesso.
Quando il nulla incombeva pesantemente sulla mia vita, e ragionare, o qualsiasi altra cosa, non serviva più a nulla.
Mi sedevo per qualche minuto, a canticchiare mentalmente un testo di qualche canzone, parole in libertà, parole.La sera venne presto, la pioggia non era ancora cessata, più forte di prima, impediva di uscire di casa.
Non parlai praticamente con nessuno, non ricordavo dove avevo lasciato il bigliettino con il numero di Cat, e non avevo nessuna voglia di scendere al piano di sotto a parlare del mio fatidico primo giorno di scuola.Il giorno seguente mi alzai presto, mi preparai, assonnata, e solo quando, una volta uscita di casa, iniziai a camminare in strada, mi accorsi che pioveva. Stava piovendo da due giorni. Lora me lo aveva detto, tra tutte le avvertenze. "Al nord fa freddo, piove sempre, sta attenta o ti verrà un accidenti!". Lora era la nostra cameriera, una signora grassottella sulla sessantina, dolce e accogliente. Quando mio padre mi disse che ci saremmo trasferiti in estate, il mio primo pensiero andò a lei.
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Una nuova vita
FanfictionVi siete mai chiesti "Chi sono io davvero? Oltre la maschera che indosso? Oltre ciò che gli altri vedono di me"? La protagonista è una normalissima ragazza di diciassette anni, la sua presenza a volte non è notata, si definisce una ragazza ordinaria...