La mattina seguente, un profumo di cornetti appena sfornati aleggiava nella casa, contrastando con il freddo gelido di quel mese.
Non aveva smesso di piovere, anzi, era aumentato. Ora pioveva forte, ora grandinava.
Tolsi il mio iPhone dalla carica e controllai l'orario. Erano le nove e trenta.
Aspetta.
Erano le nove e trenta?
Non era una domenica, ma solo uno stupido mercoledì come gli altri, perché nessuno mi aveva svegliato?
Avrei potuto pensare ad una morte improvvisa della mia famiglia, ad un mondo parallelo, un errore di sveglie, ma la risposta era davanti a me, al di fuori della finestra.
Le strade erano come fiumi in piena, la pioggia aumentava e fulmini, tuoni, si abbattevano nel cielo nero.
Un'allerta meteo, quella era la risposta.
Scesi le scale freneticamente, no, non poteva essere.
La scuola mi piaceva, dovevo vederlo.
Mia madre stava leggendo un libro sulla poltrona, mangiando un cornetto caldo.
Era davvero una bella donna, era sulla quarantina ma sembrava molto giovane, i lunghi capelli castani le scendevano sulle spalle.
Mi rivolse un sorriso.
- Mamma ma..cosa..?
- Hanno chiamato da scuola, c'è un'allerta meteo, le scuole sono chiuse per oggi! Non sei contenta?
- ...
Presi un cornetto e controllai il telefono, un messaggio.
Jo, sono Cat! Ti va di venire da me nel pomeriggio? Abito qualche casa dopo la tua! Fammi sapere, xx
Era, dopotutto, sempre meglio di restare a casa.
La casa di Cat era molto luminosa, finestre gigantesche spuntavano ovunque.
Nel pomeriggio la tempesta cessò, qualche goccia scendeva ancora, ma raramente e silenziosamente.
Decidemmo di fare un giro per il centro.
L'idea non mi dispiaceva, forse lo avrei trovato, anche tra tanta gente.
La strada da casa di Cat a St. George L., la piazza principale, era tanta.
E per di più la feci da sola praticamente.
Forse non avevo capito io, o forse Cat non si era espressa, fatto sta che non pensavo venisse anche il suo ragazzo.
Così cercai più che altro di memorizzare la strada, nonostante il mio scarso senso dell'orientamento.
La piazza era davvero grande, ma riuscivo a distinguere parecchie persone della mia scuola.
Ci sedemmo in un bar con le vetrate trasparenti. Le gocce di pioggia scendevano sempre più fitte ora, e scivolavano sul vetro da cui guardavo la strada.
Quasi tutti erano entrati in quel bar, e ora si riempiva.
Il cameriere era così costretto ad aggiungere tavoli qua e là.
Un tavolo di legno, per quattro persone, fu affiancato al nostro.
Per un momento mi mancò il fiato. Le gambe improvvisamente tremavano, il battito del cuore rimbombava nelle tempie.
Un ragazzo alto, vestito di nero, con una maglia della mia band preferita, occhiali da sole nonostante il temporale, si stava sedendo affianco a me. Lo riconobbi subito, come se non conoscessi nessun volto meglio del suo. Come se fossi stata un'intera vita ad osservarlo.
Dalla sua faccia con un'espressione totalmente priva di emotività, uscì un sorriso accennato, all'angolo della bocca.
Marco era ora a pochi centimetri da me, la sua spalla sinistra sfiorava la mia destra, la sua presenza entrava ora nelle mie narici, un profumo di sigarette mischiato alla pioggia, ad un profumo vecchio, al caffè. Marco era questo e altro.
Il naso all'insù, occhi verdi, pelle bianca.
C'era un ragazzo con lui. Aveva capelli rossicci, occhiali grandi posati sul naso, lentiggini sparse sulle guance.
- Questo locale è davvero bello!
Era il suo modo di salutarmi? L'aveva detto guardandomi, con la stessa espressione con cui avrebbe detto un "ciao".
- Oh, sì lo è.
Ora il suo amico mi porgeva la mano destra
- Andrea
- Jo..anna...Joanna
Cat ed il suo ragazzo, seduti di fronte a me, guardavano sconcertati.
Era per caso strano conoscerli?
Presi un caffè con molto zucchero.
Quella che prima sembrava una pioggerellina, ora era una tempesta.
La gente guardava fuori dalle vetrate, i visi schiacciati contro la finestra, gli occhi spaventati.
Io e Marco eravamo gli unici due ad essere calmi, entrambi al proprio posto. Entrambi a sorseggiare un caffè lungo, a me con tanto zucchero, a lui amaro.
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Una nuova vita
FanficVi siete mai chiesti "Chi sono io davvero? Oltre la maschera che indosso? Oltre ciò che gli altri vedono di me"? La protagonista è una normalissima ragazza di diciassette anni, la sua presenza a volte non è notata, si definisce una ragazza ordinaria...