Era come affogare

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~Prologo~

[#0. Come faccio a zittire il rumore nella testa?]
Devi lasciarlo, è un peso, è un cadavere, guardalo.
È uno schifo, vomita in continuazione.
Puzza di morto.
Ma io lo amo.

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L'aria era pesante e artificiale nella cabina del veicolo, appariva ovatta, solida, impossibile da inspirare. Avrebbe dovuto respirare, era una funzione di vitale importanza dopotutto, ma come poteva? Aveva paura. Aveva paura di quel vassoio stretto tra le mani e della siringa posata sopra, del suo contenuto in grado di rovinare una vita.

Dante era pronto per salire sul palco, voleva una storia semplice: una tragedia dal finale prevedibile. Aveva vissuto tutta la vita in attesa di quel singolo momento di gloria. Aveva vinto, aveva convinto Sergio a morire con lui.
Sergio avvicinò la droga a Dante e con essa tutto il mondo allucinogeno contenuto, un parco giochi neurale, l'ingresso costava poco, un ago nel braccio e subito sull'ottovolante.

A Sergio pizzicavano le estremità del corpo, tremava. «Rimarrò qui», disse e provò a sorridere.
Si era ripromesso di non staccare un attimo gli occhi dalla figura scarna, si era ripromesso di non piangere, ma alla fine della giostra nessuna delle due promesse fu mantenuta.
Sergio voleva ricordare ogni dettaglio del viso di Dante, ma quello sdraiato davanti a lui non era più suo marito, era un avanzo, uno scarto lasciato dalla malattia.

A quel punto Sergio si tirò indietro, non riusciva a guardare le scheletriche dita stringere la siringa, gli veniva da vomitare e dovette spostare lo sguardo verso uno dei finestrini. Le nuvole sembravano pacifiche, pigre vagavano nel cielo azzurro, tutto era più colorato fuori da quel jet, in contrasto con il suo animo.
Odiava se stesso per quei pensieri, era uno stronzo, molte volte aveva sperato nella morte del marito, mentre ora si stava tirando indietro. Si coprì la bocca per non urlare, si morse la carne per non reagire.
Non riusciva a stare fermo, i nervi a puttane; non riusciva a piangere, solo a tremare, prigioniero di un freddo insolito. Dante stava morendo e quel freddo non si sarebbe mai placato.

Stava ragionando come se dopo quel volo ci fosse ancora una vita, ma così non era, sarebbe morto con Dante.
La poltrona in pelle sembrava volerlo divorare, Sergio si sentiva sprofondare, stava per toccare il fondo. Attendeva, ma Dante non moriva, ci stava mettendo troppo.

Non riusciva a fermare il tremore delle mani, così di scatto si alzò, spinto da un'improvvisa scarica di adrenalina. Si avvicinò a Dante e lo baciò, la bocca era screpolata e pallida, ricordava la malattia. Non erano più le labbra di cui si era innamorato. Avvicinò la mano al viso pallido e lo accarezzò, fece scorrere le dita fino al naso e con pollice e indice chiuse le narici di Dante.

Dal finestrino scorrevano immaginari di calma, stavano sorvolando il mare. Erano immersi nel blu. Era come affogare senza bagnarsi.
Era.
Linea dritta, nessun fiato. Finalmente poteva lasciarsi andare al pianto.

Era come affogare [boyxboy]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora