Capitolo 16 ~L'uomo che sussurrava ai cani~

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[#16. Normale]
Cos'è normale?
Tutto ciò che ci fa stare bene.
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     Tenne premuto il piede sull'acceleratore per tutto il viaggio di ritorno, incurante della meccanica sgangherata dell'auto, forzandola a un ritmo sostenuto di settanta chilometri orari, in pratica alla massima potenza possibile.

Cacarella sognava di essere curata, amata, con il serbatoio senza residui, l'olio sempre nuovo, la domenica un bel bagno insaponato e di notte un ricovero al coperto. Invece la vita della giovane Panda non era andata così come gli avevano promesso al concessionario.

Una nonnina di Cerveteri l'aveva acquistata e immediatamente sporcata con pappette, puzza di pannolino e vomito di poppanti. Comunque meglio del proprietario successivo. Povera Caca, senza una ruota di scorta, mutilata dell'antenna e pugnalata da aghi sporchi.

Cacarella era pronta a morire dopo quella gita estenuante, se ne sentiva consumata, esaurita sotto al piede di Sergio.
Gli ultimi metri li fece saltellando, boing boing, come se volesse scoattare sulle sospensioni posteriori prima di emettere l'ultimo respiro.

«Rotta?», domandò, senza muovere un muscolo e Sergio rispose con una pacca amichevole sul volante. «Semo arrivati però» si voltò verso il passeggero non soddisfatto. Dante strinse gli occhi e uscì dall'auto sbattendo la portiera: «E mo'?!» tirò un calcio alla ruota anteriore.

Addio Caca, insegna alle Ferrari a essere umili.

Schizzo non aveva risposto al telefono per tutto il viaggio, per questo Sergio partì subito all'attacco, premendo il pulsante del citofono insistentemente.
«A Spruzzo!», chiamò, dopo aver fatto qualche passo indietro e aver posizionato le mani intorno alla bocca.

«Inutile se s'è sparato qualcosa» gli fece notare Dante, aveva portato indice e medio nella piega del gomito per simulare una pera e condito il tutto con una nota di acidità. Era arrabbiato per Cacarella, come se fosse l'unico suo problema, senza neanche rendersi conto di averlo messo in condizione di diventare un assassino.

«Cazzo!» la voce di Sergio era alta e alterata e attirò lo sguardo di diversi passanti. Si era ritrovato a pensare alla morte di Danilo e, a differenza di Elvis, sentì le budella attorcigliarsi.

Non voleva ucciderlo. Non voleva perdere l'ennesimo amico per colpa sua.

«Sta bono» gli disse Dante e lo superò con aria torva. Si attaccò al citofono con una frequenza da codice missilistico. Era una sorta di password per entrare? «Che c'avete i segreti?», domandò Sergio a quella vista, ma Dante fece segno di "no" con la testa, un mezzo sorriso nascosto nelle pieghe dell'occhio. «No, gli rompo solo i coglioni così se alza» e alla fine della frase ecco il miracolo di Lazzaro resuscitato, Giovanni 11, 1 - 44.

«Chi è?» Schizzo allungò il suono "è" per cinque secondi lunghissimi. «Quello che non scrocca casa», rispose Dante. Non appena il portone d'ingresso si aprì, Sergio si fiondò all'interno, salendo i gradini due alla volta. Sentiva Dante asmatico e pallido dietro di sé.

«Ma perché stamo a corre?» Dante si era aggrappato al corrimano e si stringeva un fianco affaticato.
Bella domanda. Non lo sapeva neanche Sergio perché erano fuggiti da Tarquinia fino a lì. Sapeva di dover prendere la pistola nascosta sotto al lavandino di Dante, ma l'urgenza da cosa era dovuta?

Adrenalina? Qualcosa di simile all'eccitazione, simile alla cocaina. L'adrenalina creava dipendenza?

«So criminali Dà. Non vojo mette a rischio i miei» si fermò sull'ultimo gradino prima del pianerottolo di casa.
Aveva le unghie conficcate nella carne.
«E quindi metti a rischio me?» Dante lo aveva raggiunto, un gradino sotto e lo guardava dal basso.
«Te sei già scordato com'è iniziata 'sta storia?», domandò con la mascella irrigidita. Neanche un respiro profondo sollevò dalla mandibola la forza dei muscoli contratti, la dentatura faceva male in quella morsa.

Era come affogare [boyxboy]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora