Il Giappone moderno dall'Ottocento al 1945 2

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Come Andrea vide Pierantonio gli rivolse un sorrisetto appena accennato. Era fin troppo evidente come i suoi occhi stessero cercando proprio quelli di Pierantonio esattamente come i poeti moderni cercano di usare il genbun icchi dando alla poesia dignità letteraria. Ma fu solo il calore di un momento e poi via di nuovo verso il vento perché Bonaventura lo richiamò vicino a lui per fargli conoscere altri professori.
"Pierantonio-chan, volevo farti conoscere una tua senpai: lei è Luisa." Bonaventura gli paró davanti una donna bassetta con i capelli neri corti e un ampio sorriso, da come era vestita sembrava la versione dark di Dolores Umbridge.
"Molto piacere." disse strascicando le parole. Pierantonio le tese la mano.
"Sono Pierantonio."
"Oh, quindi è lei il nuovo docente di letteratura 2. Ho sentito parlare molto bene di lui da Bonaventura." Pierantonio spostò lo sguardo su Bonaventura che gli fece un occhiolino.
"Io sono la docente di letteratura 3 ma ho insegnato a lungo al suo posto." A Pierantonio si illuminarono immediatamente gli occhi. Finalmente conosceva qualcuno interessato alla letteratura e subito si sentì come Toson: parte di un movimento.
"Qual è il suo autore preferito?" chiese lui in uno slancio di interesse. Lei parve farsi attenta.
"È difficile selezionarne solo uno...ma quello che in assoluto mi piace analizzare è Tanizaki Jun'ichiro." Pierantonio la vide sotto un'altra luce dopo quella affermazione. "Però mi piace molto anche la letteratura del dopoguerra."
"Oh, il significato di catastrofe, vero?" Chiese lui.
"Certamente. E poi il distacco ironico con cui descrivono i fatti gli autori." Pierantonio sentì il suo cuore palpitare. Era così bello poter parlare con qualcuno che lo capiva così bene. Probabilmente ci avrebbe scritto un libro con lei. Forse due.
"Del resto bisogna riconoscere la bravura di autori del calibro di Ibuse Masuji che" Luisa venne interrotta a metà.
"Ho sentito troppi nomi maschili in questo discorso." Una donna dalla chioma biondo scuro e un marcato accento napoletano si era fatta avanti. Sfoggiava un'aria strafottente. Luisa roteò gli occhi.
"Carolina cara, stavano solo facendo qualche esempio." Cercò di allietarla Bonaventura che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare soddisfatto.
"In quanto docente di letteratura 1 non posso che dissentire! Rokujo è dalla mia parte in questo." disse marcando la 'jo' del nome.
"Carolina ne riparleremo quando sarai più sobria, su." Disse Luisa indicando la bottiglia di tequila che l'altra docente teneva tra le mani.
"Lo sai che nel 'Makura No Soshi' viene citata più volte la tequila come miglior rimedio contro la società maschilista? Sto giusto preparando uno studio su questo." Le parole le uscirono con molta serietà mentre prendeva un altro sorso dalla bottiglia.
"Immagino che sia scritto nello stesso punto in cui c'è anche scritto 'hirágana e katákana'." Aggiunse l'altra donna rassegnata. Il volto di Carolina si fece paonazzo mentre si preparava ad una nuova arringa etimologica al proposito. Bonaventura fu abbastanza lesto da sottrarle di mano la bottiglia di tequila.
"Meglio se questa cosa se la sbrigano tra donne. Voglio presentarti alle altre lettrici." sussurrò all'orecchio di Pierantonio che a malincuore si vide sottrarre da quello scontro di opinioni letterarie.
Pierantonio si vide trascinare nel punto in cui si erano concentrate tutte le lettrici, inutile dire che erano già alla terza bottiglia di sakè.
"Oh Bonaventura ci hai portato un giovanotto!" disse una con i capelli corti.
"Su su fallo sedere con noi." Bonaventura eseguì gli ordini obbediente e come Pierantonio prese posto tra Akane e quella che poi avrebbe scoperto essere Kaori, si ritrovò una coppa di sakè tra le mani.
Dopo di che tutti il resto divenne sfocato e indefinito come la mente di un normale essere umano dopo aver letto Tsuki ni Hoeru.

***

Verso le undici Pierantonio si ritrovò costretto ad uscire dal locale perché la testa gli girava vorticosamente e si sentiva le guance bollenti. Dall'altra parte le lettrici sembravano ancora perfettamente padroni di sé. Aveva passato le ultime ore a sentir parlare di 'Shin-chan' e donne stese a terra ma la grande quantità di alcol non gli aveva fatto cogliere il filo del discorso.
Si appoggiò al muro che fiancheggiava il locale e serrò gli occhi come per tornare in sé.
"Finalmente ci vediamo." Aprí gli occhi di scatto e di fianco a lui, pericolosamente vicino, trovó Andrea. Bello e impossibile come la prima volta che lo aveva visto.
"Già, non ho avuto un attimo libero. Prima Bonaventura e poi le lettrici, troppe persone e troppi nomi." disse mentre il Natsume Soseki che era in lui usciva di nuovo allo scoperto. Andrea sorrise appena mentre si appoggiava di fianco a lui. Le loro spalle in quel modo si sfioravano proprio come le maniche dei kimono degli sconosciuti per le strade di Edo.
"Anche io non ne potevo più di tutti quegli schiamazzi. Avevo bisogno di un po' di pace." Rimasero in silenzio per un po' mentre nella mente di Pierantonio tornavano alla mente le parole di uno dei suoi film preferiti: "È solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale: quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace". I battiti del suo cuore accelerarono mentre la lucidità si allontanava dalla sua mente.
"Mi sei mancato." disse Pierantonio cercando il suo sguardo. Gli occhi azzurri di Andrea si puntarono nei suoi come i cannoni della Yamato sulle navi americane. Lo sentiva che c'era qualcosa tra di loro in quel momento e non era certo la passione per i modellini di sottomarini del Corriere della Sera. Pierantonio vide Andrea serrare la distanza che c'era tra di loro. Il respiro del più alto che si infrangeva sulla sua guancia come le onde dell'Oceano sul peschereccio di granchi.
"Se io ora ti baciassi cosa faresti?" Gli chiese Andrea con la voce ridotta ad un sussurro.
"Lascerei fare come Hiroito allo scoppio della guerra."
E quello fu abbastanza per spingere Andrea a cercare le labbra di Pierantonio. Si sentì assalire dalla bocca dell'altro come fecero i giapponesi con Port Arthur durante la guerra russo-giapponese e si lasciò circondare dalle sue braccia come fecero le navi giapponesi con le navi russe nello stretto di Corea. Le emozioni erano tante e così intense che Pierantonio pensò che forse quello era meglio di un libro di Tanizaki.
Il loro bacio durò poco perché un giramento di testa colpì violentemente Pierantonio che si ritrovò a spingere via da sé Andrea. Si voltò verso il muro e da vero groupie del decadentismo rigettò l'anima. Quando ebbe finito collassò tra le braccia del suo adorato Andrea che gli depositó un ultimo bacio tra i capelli prima di riaccompagnarlo a casa allo scoccare della mezzanotte come se fosse la sua figliastra maltrattata.

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