Il giorno della cena tra Pierantonio e Giuseppe arrivò velocemente quanto la sessione di Settembre. Un attimo prima si era trovato a correggere i compiti d'esame e quello dopo si era infilato addosso i jeans buoni per fare bella figura.
Ad essere sincero, una parte di lui si sentiva piuttosto in colpa per come stava trattando Andrea, dall'altra parte però l'essere al centro di un triangolo amoroso lo faceva sentire così desiderato che Bella Swan levate. (Ovviamente a discrezione del lettore chi sia Edward e chi sia Jacob in questo trio Medusa)
L'altra parte di sé stesso però urlava che era il momento di procedere come Tanizaki perché era arrivato al Quartiere di Piacere della sua vita e doveva godersela al massimo. Fu quindi così che, senza dare segni di rimorso apparente, incontrò Giuseppe una sera di inizio Febbraio. Giuseppe si presentò in un maglioncino rosa antico e con la barba ben curata sulle guance. Riusciva a sentire la forte colonia dell'altro inebriante quanto il fenomeno dell'Onbin nel giapponese tardo-antico. Avevano prenotato in un posticino carino a Mestre centro e gli avevano dato un tavolo appartato sul fondo del locale.
Trascorsero la serata a parlare di libri. Pierantonio aveva conosciuto poche persone così informate in campo letterario e ciò che stuzzicava di più la sua curiosità era il fatto che Giuseppe sapesse l'etimologia di qualunque parola. Ovviamente quella che gli rimase più impressa fu テンタサン perché Giuseppe era la sua tentazione più oscura dopo le canzoni delle Spice Girls. Per non parlare della sua boccuccia: graziosa quanto le poesie sulle stagioni del Man'yoshu e desiderabile quanto il prosciutto e melone d'estate.
Finirono di mangiare in un'oretta e mezza e il tempo era passato così velocemente che Pierantonio ne voleva ancora.
"Che ne dici se ti riaccompagno a casa? Tu sei di queste parti giusto?" Chiese lui mentre si dirigevano verso la cassa. Giuseppe lo squadrò con un sorriso d'intesa.
"Mm, si abito a circa dieci minuti da qui..." disse facendo per pagare. Pierantonio gli fermò il braccio.
"Questa sera offro io." disse con un mezzo sorriso, l'altro provò ad insistere.
"Come per tutte le teorie di Kawamoto sull'origine della lingua anche in questo caso non ce n'è bisogno!"
"Prendilo come un ringraziamento per avermi aiutato con le slide di Lingua 2, allora." a quelle parole Giuseppe cedette e lo lasciò fare. Finalmente, il povero cassiere, che era rimasto decisamente confuso dal numero di volte in cui era stata usata la parola lingua nel giro di poche frasi, ricevette i soldi e salutó con un falso sorriso i due gay ingenui.
Cominciarono a camminare fianco a fianco per le strade ricolme di spacciatori di Mestre. Ah, che atmosfera.
"Quindi un giorno vorresti insegnare lingua giapponese classica?" chiese Pierantonio infilando le mani nelle tasche. Giuseppe annuì con un ampio sorriso.
"In fondo è quello il mio campo di studio, quindi spero che mi troveranno un posto qui a Ca'Foscari." Pierantonio lo osservò come Shoyō osservava il genbun'icchi undo.
"Verrei ad assistere alle tue lezioni" disse ridacchiando "e magari anche ai tuoi esami. Scommetto che daresti del filo da torcere agli studenti." Giuseppe a quel punto rise e Pierantonio aveva cominciato ad apprezzare la sua risata alla Graham Norton sempre di più.
"Se mai avrò il corso, ad ogni esame chiederei Rekishiteki Kanazukai e i Kirishitan Shiryo."
Risero insieme mentre il pensiero di poveri studentelli in crisi linguistica non li sfiorava nemmeno.
Giunsero a casa di Giuseppe in meno tempo del previsto e non appena quello fu davanti al suo appartamento una strana sensazione di eccitamento misto a alte aspettative gli attanagliò lo stomaco. Giuseppe giocherellò un po' con le chiavi di casa mentre gli rivolgeva uno sguardo ammiccante. Tutta quella tensione sessuale lo stava uccidendo ancora di più di leggere 'coscienza' senza 'i' nei compiti di letteratura 2.
"Quindi..." Giuseppe appoggiò la schiena alla porta in modo da guardare dritto negli occhi l'atro. Si passò la lingua tra le labbra conscio che Pierantonio lo stava guardando e proseguì la frase. "Vuoi entrare?"
Pierantonio non aspettò nemmeno che l'altro si girasse per aprire perché lo intrappolò tra il suo corpo e la porta e si gettò famelico su Giuseppe. Pierantonio era diventato la tigre bianca di Atsushi Nakajima perché era la prima volta che assecondava i suoi istinti selvaggi e bollenti senza remore. Giuseppe lo afferrò con violenza e si avvinghiò manco fosse un koala. Si cercarono e si desideravano come il giapponese antico desiderava i caratteri del cinese classico. I respiri si fecero affannati mentre si mescolavano l'uno nell'altro. E avrebbero fatto tutto lì davanti al portone di casa se Giuseppe non avesse avuto la lucidità mentale di infilare le chiavi nella toppa. Riuscirono a fare solo qualche passo dentro in casa prima di inciampare sui loro stessi vestiti che venivano tolti come la dignità di qualsiasi studente quando deve accettare il voto di Storia dell'arte Giapponese 1. Finirono sul pavimento in un ammasso informe di corpi struscianti e parole kungana pronunciati in modo sconnesso. Continuarono qualcosa che i nostri lettori possono solo immaginare ma il climax di tutta questa figura retorica giunse quando Giuseppe urlò a gran voce un "OOOOO" labializzato quanto ö e Pierantonio emise una gutturale prensalizzazione di g.
Si appoggiarono sfiniti sul pavimento e solo dopo alcuni istanti decisero di arrivare al letto. Lì lasciarono cadere le loro stanche membra spooning each other come due cucchiaini per dolci.***
Pierantonio sistemò le ultime cose nella sua cartellina prima di spegnere il PC con le slide della prima lezione di lingua giapponese 2. L'aula era ancora piena visto che la partizione che gli era stata assegnata era piuttosto numerosa ma ben presto si sarebbe svuotata. Sospirò piano mentre gli ritornavano alla mente gli eventi della settimana prima che non avevano fatto altro che distrarlo per giorni. Giuseppe era un bell'uomo ed era un piacere sentirlo parlare di cose a cui nessuno ci faceva mai caso. Anche il sesso con lui era stato bello e il fatto che l'avevano già fatto tre volte in tre contesti e posizioni diverse ne era la prova ma era stato un po' come la Pan No Kai: niente di paragonabile ai caffè francesi della Belle Epoque. Ci aveva pensato molto e nonostante il suo corpo keeps telling him 'yes', la sua mente era a qualcun altro. A qualcos'altro. E ogni volta che quel pensiero lo sfiorava si sentiva terribilmente in colpa.
Decise di accantonare quei torbidi pensieri e fece per uscire visto che era rimasto l'ultimo nell'aula. Solo quando si avviò verso la porta si rese conto che non era da solo. Accanto allo stipite se ne stava Andrea con le braccia incrociate e un sorriso affettuoso. Una fitta al cuore fece barcollare Pierantonio mentre un moto di vera realizzazione lo invadeva.
Senza dire una parola Andrea marciò deciso verso di lui e con sguardo solenne e squilli di trombe mentali lo baciò. Pierantonio si sentì una piccola ed inesperta Murasaki mentre lo accoglieva tra le sue braccia. Non c'era fricativa che reggesse il confronto con Andrea.
Si staccarono troppo presto ma non sciolsero il loro mezzo abbraccio. Andrea gli scostò dal viso un ciuffo di capelli lisci quanto quelli delle modelle di Garnier.
"Mi sei mancato."
Il sorriso di Pierantonio si spezzò leggermente quando ripensava al fatto che Andrea l'aveva aspettato fino a quel momento mentre lui se la menava con Giuseppe. Eppure rispose lo stesso con un affettuoso "anche tu mi sei mancato".
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Storia della Letteratura Giapponese
RomantikPierantonio è un nuovo docente alla rinomata università Ca' Foscari di Venezia. Non conosce la città e si trova piacevolmente affascinato da ogni singola calle. Ma quello che lo affascinerà di più in assoluto non è altro che Andrea.