Pierantonio si svegliò con un leggero odore di caffè. Piano riuscì a prendere coscienza di sé e sentì il corpo completamente intorpidito. La bocca era impastata e aveva un bisogno tremendo di bere. Aprì gli occhi e si trovò immerso nella penombra di una stanza che non era sua. Le stesse lenzuola avevano un profumo diverso dall'ammorbidente che usava lui di solito. Ripensò al giorno prima e un breve attacco di panico si impadronì di lui quando si rese conto che dopo la seconda bottiglia di sakè aveva un vuoto. Si mise a sedere e so guardò intorno alla ricerca di qualche indizio ma si trovò in una stanza spartana che aveva lo stretto indispensabile come mobilio. Si alzò in piedi e si trovò a barcollare pateticamente. Era da molto che non beveva così tanto. Si sentiva intontito come Sanshiro quando aveva a che fare con le donne. Si tenne alla parete e uscì dalla stanza. Solo in quel momento realizzò di essere in un piccolo appartamento. La luce che proveniva dalle finestre del corridoio gli fece male agli occhi ma ci mise solo qualche secondo ad abituarsi. Procedette verso la fonte dell'odore di caffè e cominciò a sentire il rumore di qualcuno che si muoveva in cucina. Si trovò di fronte ad una porta chiusa e si rese conto di non essere pronto a sapere chi avrebbe potuto incontrare dall'altra parte. Con lo stesso terrore con cui il pittore vedeva sua figlia bruciare nella "Scena dell'Inferno" di Akutagawa aprì la porta. Davanti ai fornelli molto concentrato con un grembiulino rosa pastello se ne stava Andrea. Il fiato mancò nei polmoni di Pierantonio come l'unità mancò ai partiti proletari negli anni '30. Cosa ci faceva in casa di Andrea?
"Oh, buongiorno." Un sorrisetto timido lisciò le labbra di quello ai fornelli nel momento in cui si accorse di lui. Pierantonio lo guardò scosso. Era sempre più confuso, o forse era solo quel grembiule rosa a confonderlo.
"Dormito bene?" chiese Andrea tornando ad armeggiare con la moca del caffè. Pierantonio annuì titubante. Avevano dormito insieme? Quella possibilità gli fece imporporare le guance.
"Tu hai dormito bene?" Chiese Pierantonio cercando un modo subdolo per capire se avevano dormito nello stesso letto.
"Beh, non è che il divano sia così comodo ma non è un problema: di solito mi addormento sulla scrivania e quella è decisamente più penosa." Doveva essere di buon umore perché non l'aveva mai sentito parlare così tanto.
"Preferisci latte, caffè o tè?" Pierantonio ci pensò un po' su.
"Caffè, grazie." Andrea annuì e accese la moca.
"Siediti pure e decidi cosa mangiare, ho preparato un po' di cose." Pierantonio spostò lo sguardo sul tavolino che si trovava in mezzo alla cucina e lo trovò colmo di pietanze. Non si aspettava che Andrea avesse quel lato casalingo. Prese posto su una delle quattro sedie che circondavano il tavolino e ne approfittò per guardarsi un po' intorno. Alle pareti c'erano foto in bianco e nero di sottomarini e carroarmati d'epoca, in un angolo c'era perfino una foto di Tokyo degli anni settanta. Escludendo le foto si trattava di una cucina come le altre.
"Ecco qua." Andrea gli lasciò davanti una tazza fumante di caffè e prese posto davanti a lui.
"Tu non mangi?" Chiese Pierantonio notando che non aveva una tazza con sé.
"Oh no, ho già fatto colazione un'ora fa ma devo finire di leggere il giornale quindi ti faccio compagnia." mormorò prendendo tra le mani "laNuova di Venezia e Mestre". Pierantonio lo scrutò per un attimo e pensò che ad una cosa del genere prima di andare all'università avrebbe potuto abituarsi. Certo la sua non era altro che una mera fantasia, un po' come uno shishosetsu ben riuscito. Eppure non riuscì a contenere un sorriso che fu prontamente nascosto dalla tazza di caffè. Prese un lungo sorso prima di prendere una brioches che era stata precedentemente appoggiata su un piattino in ceramica. Ne morse un angolo e il ripieno di cioccilato gli sporcò le labbra. Fece altri due bocconi prima di tornare al suo caffè.
"Vedo che ti sei ripreso da ieri sera." mormorò Andrea non distogliendo nemmeno lo sguardo dal giornale. Pierantonio alzò lo sguardo su di lui.
"Beh, ho solo bevuto un po' di sakè con le lettrici." ammise finendo la sua brioches.
"Non penso fosse solo un po'..." aggiunse Andrea con una lieve risata. Pierantonio lo guardò interrogativo.
"Che vuoi dire?"
"Come che voglio dire? Mi sei praticamente collassato addosso." Il fiato di Pierantonio si mozzò in gola. Andrea lo vide impallidire come gli alti vertici del governo giapponese quando seppero della bomba ad Hiroshima.
"Io cosa?" Chiese Pierantonio con un filo di voce.
"Aspetta," Andrea appoggiò il giornale sul tavolo, interdetto. "vuoi dire che non ti ricordi?"
"Io mi ricordo di aver bevuto del sakè con le lettrici, di essere uscito per prendere un po' d'aria e poi di essermi svegliato sul tuo letto con i vestiti di ieri sera ancora addosso." Andrea strinse la mascella mentre un'ombra di delusione gli attraversava gli occhi.
"Non ricordi proprio nient'altro?" Provò invano perché l'altro scosse la testa. "Cos'è successo?"
Il silenzio li immerse per un attimo prima che Pierantonio osasse chiedere ancora. "Ho fatto qualcosa che dovrei sapere?" Era chiaro come fosse in imbarazzo. Andrea tornò al suo giornale evitando quasi di proposito di guardarlo negli occhi.
"Beh, siccome ho visto che sei uscito barcollando dal locale, sono venuto a vedere come stavi. Ti ho trovato addosso ad un muro. Poi tu hai rigettato tutto e mi sei crollato addosso. Allora, visto che non so dove abiti ti ho portato qui." Pierantonio si prese la testa tra le mani mentre si sentiva exposed come mai gli era successo. Del resto chi sbratta davanti alla sua crush e poi gli sviene addosso?
"Scusami. Non dev'essere stato un bello spettacolo." trovò la forza di dire dopo lunghi istanti. Andrea rimase imperturbabile come aveva fatto fino a quel momento.
"Non ti preoccupare. Hai solo fatto l'errore di bere sakè con le lettrici, succede a tutti la prima volta." Pierantonio si sentì un po' rincuorato.
"Allora penso che sia meglio se torno a casa, ti ho disturbato abbastanza.."
"Rimani quanto vuoi, non c'è problema." disse Andrea come se volesse farlo rimanere per tutta la mattinata.
"Dovrei farmi una bella doccia e cambiarmi." Pierantonio si alzò in piedi e si assicurò di avere tutto nelle tasche dei pantaloni. "じゃあ、そろそろ失礼します"
Uscì di fretta dall'appartamento dell'altro cercando di contenere il suo crescente disagio. Quello che non sapeva era che dall'altra parte, seduto ancora alla tavola apparecchiata con la massima cura da toast e biscotti, se ne stava Andrea. Un'espressione triste sul volto e la sensazione di aver appena perso il suo 財布.
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Storia della Letteratura Giapponese
RomancePierantonio è un nuovo docente alla rinomata università Ca' Foscari di Venezia. Non conosce la città e si trova piacevolmente affascinato da ogni singola calle. Ma quello che lo affascinerà di più in assoluto non è altro che Andrea.