Introduzione alla storia della Poesia Giapponese 2

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Il travaglio interiore di Pierantonio era degno di quello di Mishima con la morte eroica. Del resto era così difficile decidere tra Giuseppe e Andrea! Da una parte l'eros dall'altra l'amore puro, da una parte la forma dall'altra l'atto. Alcune volte voleva lasciare le cose così com'erano: di giorno un amorevole fidanzato, di notte un selvaggio amante ma, cerchiamo di essere onesti, lui non era Batman e questo non è il copione di Magic Mike. Lui non era altro che un indifeso Elisabeth Bennet, per l'amor del cielo!
Sapeva di dover dire ad Andrea la verità eppure non ci riusciva. Era così difficile ammettere la propria infedeltà che stava rivalutando tutte le cose che aveva ritenuto difficili nella sua vita, a partire dall'imparare il kanji di 驚く. Fu per questo che decise che doveva prendersi del tempo e riflettere.
Per quanto continuasse a negarlo a se stesso, provava dei sentimenti sia per Andrea che per Giuseppe e nonostante tutti i teenage drama che aveva visto nessuno gli dava la soluzione a questo impiccio. Fu per questo che decise di rivolgersi al kami sama delle questioni cafoscarine:
"Bonaventura!! È successo un disastro." disse disperato mentre sorseggiava il suo caffè doppio in un bar poco affollato di Venezia.
"Oh? Cosa c'è di più disastroso di un non frequentante che si presenta all'esame?" Domandò seriamente preoccupato.
"L'università non c'entra questa volta..." a malincuore distolse lo sguardo dalla tazza per puntarlo su un Bonaventura evidentemente confuso.
"Si tratta di Andrea" Bonaventura ammiccò complice "e di Giuseppe." Spalancò la bocca intuendo cosa Pierantonio gli stesse per dire.
"Ecco, io e Andrea usciamo da un po' no? E mi piace molto stare con lui, chiacchierare, parlare di musica. Però poi ho conosciuto Giuseppe e mi piace parlare anche con lui ma ultimamente non parliamo molto, cioè più che altro io colgo il suo fiore e lui coglie il mio nel magico giardino dell'omoerotismo."
L'espressione di Bonaventura era un misto di "ommioddio sei tu Genji?", di "ma le prendete le giuste precauzioni?" e di "il triangolo no, non l'avevo considerato come Renato Zero" così Pierantonio continuò.
"Penso che mi piacciano entrambi ma questa cosa non può andare avanti oltre. In fin dei conti è già un mese e sta diventando difficile spiegare perché non ho risposto per un giorno intero o coprire i succhiotti. Però mi piacciono entrambi e non so che fare. Questa situazione mi uccide più dell'adattamento Netflix di Death Note."
Bonaventura finalmente serrò le labbra e parve riflettere.
"È tutto così drammatico e da high school che solo una canzone di Taylor Swift potrebbe darti le risposte che cerchi. Tuttavia, quello che stai facendo non va bene. Qui non si parla solo di te ma di altre due persone che non lo meritano." Il suo sguardo si addolcì un po'.
"La decisione sta a te, in fin dei conti, ma ricordati che l'amore della carne è effimero come la fioritura dei ciliegi mentre quello che torna sempre è l'amore puro come la primavera."
Pierantonio fu blessato da quelle parole quasi quanto lo fu quando lesse Sakutaro in lingua originale.
"Sei così saggio Bonaventura Sama che certe volte mi sembra di avere a che fare con Kannon in persona." Bonaventura fece un sorriso pacifico mentre l'ombra del suo terzo occhio aleggiava sulla sua stempiatura poco prima di prendere un altro sorso della sua bevanda.
"Molto da apprendere ancora tu hai." Mormorò e a Pierantonio non servì altro.

Per il resto della settimana non ebbe tempo né di riflettere sul consiglio che gli era stato dato né di riflettere su quello che sentiva lui stesso. Prendere una decisione non è facile, specialmente per uno la cui decisione più difficile che aveva dovuto prendere negli ultimi mesi era stata se comprare oppure no la nuova edizione di Kafka Sulla Spiaggia. Quella sera aveva un appuntamento con Andrea e non voleva lasciarsi troppo condizionare dai suoi pensieri per cui decise che avrebbe rimandato la decisione ancora di un po'.

***

"Era da molto che non uscivamo così." mormorò Andrea mentre mano nella mano con Pierantonio, come con la parte oscura dei propri pensieri, guardavano le stelle. Erano stesi su due amache sul balcone di casa di Pierantonio e avevano appena finito di cenare. Pierantonio avevo un sorriso ebete stampato in faccia perché per quanto gli piacesse stare con Giuseppe, quello che aveva con Andrea era decisamente su un altro livello.
"Mi era mancato." Disse senza nemmeno pensarci guadagnandosi un'occhiata affettuosa da parte di Andrea. Pierantonio distolse gli occhi dal cielo e vide le stelle riflesse in quelli dell'altro che già lo stavano guardando. Non servirono libri di 567 pagine colmi di parole per accompagnare il loro bacio. Fu dolce come il suono di uno shamisen e intenso come l'aumento delle tasse sul riso nel 1918. Andrea lo strinse a sé rischiando di fare ribaltare le amache ma fu sufficiente una lieve risata ad ignorare il pericolo. La sua mano corse sotto la maglietta di Pierantonio lungo la schiena morbida come la seta degli abiti delle geisha. Pierantonio si sentì percorrere da un brivido proprio come un verginello toccato per la prima volta. Dopo qualche istante il loro bacio divenne bagnato come l'Oceano Pacifico mentre da altre parti le loro membra si scontravano come la flotta di MacArthur e quella giapponese. Il loro contatto era a tratti lento e soppesato e a tratti animalesco e impaziente proprio come le migliori strategie d'assalto. Entrambi lasciarono che le cose accadessero e che fossero i loro gesti a parlare. Troppe parole dette (e non dette) avevano ritardato quel momento ed ora, tutto assumeva i tratti sfocati e onirici della narrazione di Tanizaki.
Riuscirono ad arrivare in camera e a ripararsi così dal freddo ma ben presto si trovarono a terra insieme ai loro vestiti sparpagliati mentre i loro gemiti, degni di un documentario sui delfini, riempivano il condominio di imbarazzo.
Andrea era molto skillato e ciò faceva tremare Pierantonio di desiderio e piacere. Perché avevano aspettato così tanto? Perché aveva anche solo dubitato di quello che avevano chiudendosi in un inutile Wehrstraat? Attorcigliò le braccia attorno alle spalle dell'altro per attirarlo nuovamente in uno scontro frontale tra le fanterie di prima linea mentre una lacrima solitaria gli solcava la guancia e il forte senso di colpa lo inondava da capo a piedi.
"Che succede?" chiese Andrea col fiato corto, catturando con il pollice la lacrima.
"È solo che..." la verità della fede gli morì in gola "è solo che mi dispiace di aver aspettato così tanto per questo."
Andrea lo scrutò dall'altro con i suoi occhioni indagatori da storiografo.
"L'importante è che ci siamo arrivati fino a qui, no?" E dopo quella breve trasfusione di glucosio non ci furono più Santi né Madonne che ressero il peso del loro amore storico-letterario: un po' di affondi di sciabola e un po' di siluri Kaiten, il pavimento che trema e così anche le pareti. Pierantonio strinse gli occhi ormai al suo climax e nel buio la vide. Grande e brillante, la ruota dentata!
Si adagiarono l'uno accanto all'altro, nudini e sudaticci come due feti. I loro petti di pollo di alzavano ritmicamente annaspando per un po' di aria mentre sorrisi soddisfatti stendevano i tratti del viso.
"È stato un po' come leggere per la prima volta il Ponte dei Sogni." Disse Pierantonio "Per una buona metà ti chiedi se hai capito veramente quello che è successo e per l'altra ti senti stranamente eccitato dalla perversione dei protagonisti." Andrea ridacchiò mentre facendo leva sul gomito si alzò a guardarlo.
"La seconda rilettura com'è invece?" Pierantonio sorrise furbetto.
"Più bella della prima."
E detto questo tutto il resto divenne storia.

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