Capitolo 3

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HARRY'S POV

Si stava facendo buio.

I nostri piedi facevano male e i nostri polmoni bruciavano mentre continuavamo a distanziarci dalle atrocità che ci eravamo lasciati alle spalle. Il sole calava lentamente da giorno a notte, ma continuammo a correre per ore e ore. Mi sentivo spento, come una macchina che camminava senza gas. Ero già sofferente e stanco, avrei preferito pugnalare i miei occhi piuttosto che fare un altro passo. E queste erano solo le prime ventiquattro ore. Ero stordito dall'agitazione e dal pensiero dei chilometri massacranti che avrei dovuto fare per il resto della mia vita.

Prima avevo l'adrenalina che mi scorreva dentro per aver lasciato il Wickendale. Ma ora un po' di quell'entusiasmo era sbiadito e quell'adrenalina era andata via, ero stanco, avevo freddo e non avevo la più fottuta idea di cosa avrei fatto in seguito. Tutto era stato pianificato, ogni parte della nostra fuga. Eccetto questo.

Ma la ragazza accanto a me teneva il mio stesso passo, non una singola lamentela fuoriuscì dalle sue labbra. Di sicuro era stanca, doveva esserlo, ma non mostrò mai esaurimento sul suo volto. Lei era piccola e quei grandi occhi la facevano sembrare più giovane, tuttavia era una delle persone più forti che avessi mai potuto incontrare. Volevo assicurarmi di portarla in un posto sicuro, e questo fu ciò che mi incitò a continuare ad arrancare attraverso l'erba gelida.

Ma garantire questa sicurezza era più facile a dirsi che a farsi. Avevamo bisogno di qualche sorta di travestimento, avevamo bisogno di un posto in cui andare invece di questa corsa senza meta.

Lasciare il paese sarebbe stato l'ideale, ma come? Non avevamo un passaporto e neanche abbastanza soldi. L'unica cosa che potevamo fare, o perlomeno per il momento, era scappare via dal Wickendale. Il più lontano possibile, attraverso la fitta foresta e fuori dalla vista di qualsiasi altro "non-fuggitivo". Stare lontano dalle persone e non essere presi.

Fui distolto dai miei pensieri quando la mano di Rose fu sul mio braccio, indicandomi di rallentare. Il mio passo rallentò e iniziai una corsetta lenta. Ma dopo che lei ebbe diminuito la sua velocità, iniziò a camminare. Ed io mi adattai al suo passo.

Respirava con respiri pesanti ed irregolari, cercando di riprendere abbastanza fiato per parlare. "Harry?" Chiese.

"Si?" Sospirai, cercando di individuare tracce sul suo viso che trapelassero la domanda che stava per farmi.

"Stavo pensando - dovremmo procurarci più cibo ed acqua. Dobbiamo fare rifornimento."

"Okay. . ." Dissi, non sicuro di dove volesse andare a parare.

"E abbiamo bisogno di cambiare il nostro aspetto. Almeno un po'."

Annuii concorde, il mio respiro iniziò a regolarizzarsi. "Si, lo faremo."

Lei annuì e girò la testa verso di me, guardandomi negli occhi. "Credo dovremmo farlo adesso."

"No," risposi velocemente.

Ritornare in città, in qualsiasi città noi ci trovassimo, significava rischiare di essere catturati. Beh, un alto rischio comunque. E mi rifiutavo assolutamente di ritornarci. Vi ero appena uscito per la seconda volta, avrei preferito morire piuttosto che ritornarci una terza.

"Perché no?" Chiese. "Harry, dobbiamo farlo."

"Non ora," insistetti.

Le urla facevano eco attraverso le mura di quel posto e gli occhi della Signora Hellman mi fissavano nello stesso modo in cui mi guardavano nella stanza della terapia dell'elettroshock dove tutto era ancora troppo vivido.

"Beh, allora quando? È ora o mai più."

"Perché deve essere per forza adesso? Prima preoccupiamoci di allontanarci ulteriormente. Potremmo farlo domani."

Chaotic [h.s.] (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora