Capitolo 13

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Eravamo in cima al mondo, io ed Harry. Non avevamo un posto per dormire e le uniche cose che possedevamo erano quelle che riuscivamo a portare nelle nostre borse, ma ci sentivamo dei re. Ed eravamo appena saliti al trono.

I nostro sorrisi non sbiadivano neanche se l'avessimo voluto. Spuntavano sulle nostre labbra quando dei baci spontanei venivano rubati e quando la corsa diventava divertente attraverso i giochi e gli inseguimenti giocosi. Eravamo sulla strada giusta per diventare davvero liberi e stamattina era stato un buon inizio.

Ma anche con i soldi che avevamo appena ottenuto, le nostre anime erano molto più costose per delle persone che si trovavano in questa situazione. E la nostra fortuna non sarebbe durata, e il ciclo infinito di disgrazie non sarebbe finito. Ma in questo momento eravamo fortunati, e volevo approfittarne.

Forse era quello che avevamo appena realizzato a far ergere il mio ottimismo, o forse era perché sapevo che il tempo stesse per scadere. O forse c'entrava qualcosa l'aver nominato il Natale poco fa a farmi venir voglia di fare qualcosa per festeggiare. Ma stavo ancora giocherellando con alcune idee.

"Che giorno è oggi?" Chiesi ad Harry.

"In che senso?"

"Il giorno della settimana," specificai. Cercai di fare il conto da sola, ma non riuscii a capire da quanto fossimo andati via.

"Siamo scappati di. . . um? Di Venerdì?"

Feci spallucce.

"Siamo fuggiti da più o meno una settimana, direi che è Venerdì o Sabato."

Sorrisi. Anche io avevo ipotizzato qualcosa del genere.

"Perché?" Chiese. Sperava di trovare la risposta sul mio viso, guardandolo mentre la sua espressione imitava la mia. "A cosa stai pensando?"

"Beh. . ." Iniziai. "Penserai che sono una pazza, ma ascoltami."

"Oh, Dio," disse Harry, ma c'era un sogghigno nelle sue parole.

Avevo pensato a vari modi per dirlo, non volendo che Harry rifiutasse la mia idea il secondo dopo che le mie parole avessero lasciato le mie labbra. Ma non riuscii a pensare a tanti modi per spiegarglielo o a come sollevare la questione. Così lasciai che i miei pensieri si liberassero attraverso le mie labbra.

"Voglio andare a ballare."

"Cosa?" Chiese Harry con confusione ed un pizzico di attenzione.

"Pensaci," gli suggerii. "Potrebbero scoprire in qualsiasi momento che noi non siamo davvero morti, e poi potremmo raramente andare in città. E chi lo sa quando prenderemo questi biglietti aerei. Questa sarà la nostra ultima occasione per fare qualcosa del genere per un bel po'.

Sapevo che questa idea fosse ridicola e sapevo anche che Harry ne fosse consapevole. Ma anche se era pazzesca, mi gustai il pensiero. Dopo essere stata rinchiusa in delle mura spaventosamente grigie con le urla fantasma che vorticavano nell'aria intorno a me per mesi, desideravo assaporare la vita. Divertirmi. E se c'era un momento per farlo, questo momento era ora.

"Inoltre," aggiunsi. "Non siamo mai stati ad un vero appuntamento."

A queste parole, la testa di Harry scattò, guardandomi incredulo e divertito, la bocca lievemente aperta con un sorriso su di essa. "Hai ragione."

Annuii, sentendomi leggermente trionfante.

"Ma non sono ancora sicuro. E se qualcuno ci riconoscesse? E se ci fossero delle guardie di sicurezza? E non sappiamo neanche quale sia il luogo più vicino."

"Ma sarebbe l'ultima cosa che chiunque si aspetterebbe." Dissi. "Qui, correre nei boschi, è quello che sospettano. Ma lì fuori sembreremo soltanto una coppia di adolescenti durante un appuntamento. Ed è solo una questione di tempo prima che correremo attraverso le fognature e ci nasconderemo dietro agli alberi, potremmo non avere più questa possibilità per un bel po'."

Chaotic [h.s.] (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora