III

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Si sciacquò il viso. Le era mancato il contatto con l'acqua fredda, così come la sensazione dei suoi piedi nudi sul pavimento asettico del bagno.
Mano a mano stava riscoprendo la bellezza di moltissime cose di cui non ricordava nemmeno l'esistenza e più passavano le ore più si chiedeva come fosse riuscita a sopravvivere tutti quegli anni in quelle condizioni.

Si guardò nel lungo specchio appeso alla parete. Ancora non si era abituata al suo aspetto, le era stato sconosciuto per così tanto tempo che ora faticava anche a riconoscersi.
Aveva gli occhi verdi. Fino al giorno prima non sapeva nemmeno che colore fosse il verde e ora poteva chiaramente distinguerlo dal bianco della pupilla dell'occhio destro. Si passò una mano sulla guancia, per poi farla scorrere sulla sua bocca. Un grande livido violaceo le spaccava in due il labbro e si allargava per una parte anche sul mento.

Si sfilò lentamente il camice e una smorfia di dolore le comparse in viso. Nonostante gli antidolorifici sentiva ancora diverse fitte lungo tutto il corpo, ma nessuna di quelle era così forte come quella lungo la spina dorsale. Ora sapeva anche spiegarsene il motivo.

Se Kaylee non glielo avesse mostrato davanti a lei non ci avrebbe mai creduto. Eppure aveva visto con i suoi occhi la pelle sulla schiena venire bruciata dalle fiamme, le sue pupille ardere come brace e un'aurea di fuoco circondarle tutto il corpo. Le ali, però, erano sicuramente la parte più bella. Era rimasta a bocca aperta quando le aveva spiegate, bianche e sinuose, sotto il suo sguardo incredulo ed eccitato.

Contemplò qualche minuto le sue costole sporgenti, le anche ossute e le gambe sottili, per poi girarsi lentamente di schiena.
Le avevano fasciato le scapole con due garze così grandi che quasi non riusciva a muovere le spalle, ma lei voleva vedere ad ogni costo cosa le avevano fatto. Lei era quello ora. Era i tre anni passati nel bunker, i suoi vuoti di memoria, le sue ali spezzate.

Contorse leggermente il busto e allungò una mano per strapparsi le bende. Una volta tolte completamente, fece un respiro profondo e volse lo sguardo allo specchio. Due lunghi tagli scuri le partivano dalle scapole per finire quasi a metà schiena. Lungo i lembi delle ferite la pelle era stata appena pulita dal sangue rappreso, ma dove non c'erano cicatrici c'erano grosse croste viola, probabilmente infette a giudicare dal colore. Ci passò sopra delicatamente le dita e uno spasmo di dolore le fece storcere le labbra.

Al centro dei due tagli si ergevano ancora due mozziconi di muscoli e piume che un tempo l'avevano sorretta nei suoi voli verso il cielo. Chiuse gli occhi e provò a immaginare le sue ali spiegate e forti, l'aria in viso e il vuoto sotto i piedi, ma quando li riaprì non riuscì a fare a meno di scoppiare in lacrime. In mezz'ora era venuta a conoscenza e aveva dovuto dire addio ad una delle cose più belle della sua vita.

- Tutto a posto? - le chiese Kaylee al di là della porta del bagno, bussando delicatamente.

- Sì, ho fatto, adesso arrivo. - le rispose Nevaeh, asciugandosi velocemente le lacrime.

- Ho qualcosa per te, se apri leggermente la porta te la passo. - Nevaeh socchiuse la porta, facendo attenzione a non farsi vedere, e Kaylee le allungò quella che le sembrava una stretta tuta nera. - è la divisa che indossano tutti qui. Ti volevo portare a fare un giro e ho pensato che magari avessi voluto avere qualcosa di diverso dal camice da indossare. - le disse con un mezzo sorriso.

- Grazie, la indosso subito. - le rispose. 

La voce stava già molto meglio grazie ai medicinali che le avevano dato. Non doveva sforzarsi più così tanto per parlare, ma le parole le uscivano ancora molto roche dalle labbra e la gola le bruciava ogni qualvolta emetteva un suono.

- Nevaeh? - la chiamò.

- Si? -

- è bello sapere che sei tornata. - le sussurrò Kaylee dall'altra parte.

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