VI

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Tutti gli sguardi erano puntati su di lei. Non poteva vedere Kylee, ma era sicura che anche lei aveva fatto il suo ingresso nella scena e ora la stava osservando tra lo sconcertato e il furioso.

Le parole le erano uscite da sole. Non se ne era neanche accorta. Un attimo prima osservava Joel che stava per essere pestato a sangue, un attimo dopo aveva quegli occhi di petrolio fissi su di lei. Ora si ritrovava lì in piedi, di fronte a quel ragazzo che la credeva morta, che l'amava e che un tempo, troppo lontano per essere ricordato, aveva amato anche lei. Si ritrovava lì in piedi, con le gambe che le tremavano, il cuore anche e nessuno che faceva niente.

Non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a sostenere quello sguardo che, incredulo e avido allo stesso tempo, percorreva con insistenza ogni centimetro del suo corpo. Voleva disperatamente che qualcuno rompesse quel silenzio di ghiaccio che era calato nella stanza, ma nè Joel nè Kylee sembravano avere intenzione di intervenire e anche lei era troppo spaventata dalla situazione per avere il coraggio di fare qualsiasi cosa.

Se solo si fosse ricordata del loro amore sarebbe stato tutto più semplice. Purtroppo, però, la sua mente traumatizzata non riusciva a riafferrare quei sentimenti che un tempo aveva provato nei suoi confronti e adesso l'unica cosa che sapeva realmente di lui era il modo in cui non aveva esitato nemmeno un istante a buttarsi su Joel.

Dopo alcuni minuti che le sembrarono ore, finalmente qualcuno si mosse. L'unica persona che avrebbe voluto continuare a vedere immobile.
Blake si avvicinò a lei con fare incerto, senza mai staccare gli occhi dal suo viso e Nevaeh dovette trattenersi a forza dall'indietreggiare.

Di lì a pochi minuti si sarebbe accorto di come l'aveva persa una volta, per poi ritrovarla e perderla una seconda. La prima, nel momento in cui le avevano strappato le ali e l'avevano portata via, la seconda, nel momento in cui le avevano strappato i suoi sentimenti e il ricordo di lui. 

- Nevaeh? - chiese in un sussurro, avanzando ancora di qualche passo verso di lei.

Era così vicino ormai che poteva sentire il suo fiato sulle guance. Abbassò lo sguardo, imbarazzata e timorosa allo stesso tempo, ma lui le sollevò delicatamente il mento con la mano. I loro occhi si incrociarono nuovamente e lei rimase come incatenata a quello sguardo profondo e nero come la pace. Per un attimo, un'immagine sembrò riaffiorarle nella mente, ma fu un attimo così breve che, ancora prima che potesse rendersene conto, il ricordo era già annegato tra i flutti del suo inconscio.

Blake percorse delicatamente i lineamenti del suo volto, sfiorandole con le dita gli zigomi, il contorno delle labbra, il collo. Nevaeh sussultò leggermente a quel tocco e dei brividi le attraversarono la spina dorsale. Lo guardò soffermarsi sulla sua pupilla bianca, sul labbro spaccato, sui lividi del viso. Le lunghe ciglia nere erano impastate dalle lacrime che bagnavano senza freni le guance costellate di lentiggini e le labbra erano leggermente schiuse in un'espressione di incredulità.

- Sono io, Blake - gli rispose, abbozzando un timido sorriso. - sono io. - 

- Non è possibile...- sussurrò lui. I suoi occhi la guardavano ancora increduli. La osservava come se lei non fosse veramente lì, come se da un momento all'altro potesse scivolargli via dalle braccia e andarsene per sempre.

Poi finalmente fece quello che desiderava da mesi. Nevaeh non ebbe il tempo di capire cosa stava per succedere che le labbra del ragazzo si posarono sulle sue. Lei si irrigidì di colpo e stavolta non riuscì a trattenersi dal respingerlo. Era vissuta troppo tempo con la violenza per poter apprezzare quel contatto, quelle mani sui suoi fianchi, quelle dita accarezzarle la pelle. Era troppo da una persona che, nonostante un tempo forse poteva aver amato, per lei ora era solo una sconosciuta. 

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