XI

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Se prima aveva avuto paura delle folli acrobazie di Raphael, ora le rimpiangeva. Blake andava il triplo più veloce e faceva delle manovre così improvvise e spericolate che Nevaeh aveva le braccia e le gambe indolenzite per quanto forte si teneva aggrappata a lui.
Era terrorizzata. Blake non aveva l'imbracatura e lei non si poteva agganciare in nessun modo. Pur di non vedere il cielo vorticare sopra di sé, aveva affondato il viso nella sua spalla e serrato completamente gli occhi.

Non sapeva come li avesse trovati, ma aveva capito benissimo come era riuscito a passare del tutto inosservato. Se i suoi amici erano stati traditi dalle loro aure scintillanti, le sue ali lunghe e spente, invece, gli avevano permesso di nascondersi perfettamente nell'oscurità della notte.
Aveva provato ad immaginarlo avvolto in una splendida luce blu, ma non ci era riuscita.

Fino a quel momento, non aveva mai fatto realmente caso a quanto fosse alto e muscoloso e rimase stupita dall'agilità con la quale si muoveva persino negli anfratti più stretti. Anche le ali erano molto più lunghe e possenti di quelle di tutti gli altri, ma le muoveva con una tale eleganza che sembrava non gli richiedesse alcuno sforzo districarsi in quel labirinto di rocce e gallerie. Le piume, poi, avevano una particolarità che non aveva mai notato in nessun altro. Il bianco candido, mano a mano che si arrivava alle estremità, sfumava sempre di più fino a diventare dello stesso nero pece dei suoi occhi.

Era da qualche minuto che pattugliavano la zona nel silenzio più assoluto. Blake non le aveva più rivolto la parola da quando erano ripartiti e Nevaeh non sapeva se fosse per evitare di essere scoperti o se invece fosse arrabbiato con lei per quanto irresponsabili erano stati ad uscire dalla colonia senza permesso. Qualche ora prima non le era sembrata un'infrazione così grave, ma adesso si malediceva per essersi lasciata trascinare. Non aveva riflettuto sulle serie conseguenze che quella loro scappatella avrebbe potuto portare.

Ad un certo punto si udí un colpo di pistola e l'eco dello sparo risuonò fortissimo tra le rocce. Il boato colse Nevaeh così alla sprovvista che, spaventata, spalancò improvvisamente gli occhi e allentò la presa quel tanto da farle perdere l'equilibrio. Blake la afferrò prontamente e non la lasciò andare fino a che non fu nuovamente stabile sulle sue spalle.

- Grazie... - gli sussurrò Nevaeh, cercando di smettere di tremare. Aveva il cuore in gola e le lacrime agli occhi. Nel momento in cui si era sentita cadere, già si era vista in fondo al crepaccio, con la schiena spezzata e un rivolo di sangue a scorrerle dalla bocca. Rabbrividí a quell'immagine.

- Tranquilla, ci sono io con te. - le rispose lui, voltandosi leggermente in modo tale da incrociare il suo sguardo e accarezzandole le braccia tremanti che stringeva attorno alle sue spalle.

Nevaeh, anche se solo per un istante, guardando quegli occhi così profondi e dolci, se ne sentí rassicurata. Il cuore le batteva ancora molto forte nel petto, ma il respiro le era tornato più regolare.

- Se vogliamo trovare Hanja e Bianca dobbiamo andare in direzione dello sparo. - le disse poi. Non le stava chiedendo il permesso, l'avrebbe fatto comunque. Piuttosto, la stava semplicemente avvertendo di quello che aveva intenzione di fare e lei apprezzò molto quella piccola accortezza. Almeno si sarebbe potuta preparare mentalmente allo scontro.

Nevaeh annuì, stringendosi più forte a lui, e Blake accelerò ancora, svoltando improvvisamente a sinistra e sorvolando una piccola conca. Se fosse stato in un'altra circostanza, sarebbe stato un momento quasi romantico.

Dopo qualche minuto che stavano sorvolando quell'area, Nevaeh notò in lontananza delle piccole luci che accendevano di rosso e di arancio il cielo notturno. Cercando di non perdere nuovamente l'equilibrio le indicò a Blake e lui annuì, facendole segno di fare silenzio. Si portò più vicino alla parete rocciosa e tirò fuori dalla cintura un coltello.

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