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Il primo colpo arrivò deciso, il secondo leggermente sbilanciato e il terzo troppo incerto. Al quarto di fila si prese dieci secondi di pausa per poi ricominciare con una nuova raffica.

I muscoli si contrassero, i colpi andarono a segno e il sacco vibrò nell'aria, ma lui non si sentiva ancora del tutto concentrato. Gli unici rumori che spezzavano il silenzio glaciale della stanza erano i tonfi sordi delle sue nocche contro il tessuto.
Forse era solo stanco.

Si passò un asciugamano sulle spalle e prese dei lunghi sorsi d'acqua, mentre cercava di portare il respiro a un ritmo regolare, il torace che si alzava e si abbassava velocemente.

Era come se più si allenasse, più il suo corpo rispondesse negativamente allo sforzo. Il suo era quasi un cercare di ignorare ciò che gli era evidente già da moltissimo tempo.

Fece per riprendere l'allenamento, quando il flebile eco di una voce che chiamava il suo nome catturò la sua attenzione. Qualcuno era entrato.

Era da più di un anno che nessuno si avventurava in quell'anfratto, troppo in alto e troppo angusto per permettere l'accesso a chiunque. Per lui, però, costituiva il luogo perfetto dove ritirarsi, isolato e distante dal resto della colonia.

Le ultime volte che qualcuno era venuto era stato per parlare di Nevaeh o per convincerlo a tornare e in entrambi i casi la sua era stata una risposta negativa. Cosa era cambiato adesso?
Era sicuro di essere stato molto chiaro riguardo entrambi gli argomenti.

- Blake - si sentì chiamare nuovamente. Nonostante l'eco indistinto che ne scaturì, riconobbe subito quella voce.

Joel. Nonostante qualche anno di differenza, erano praticamente cresciuti insieme e lui era sempre stato al suo fianco, almeno fino a che il corso degli eventi non li aveva inevitabilmente allontanati. O meglio, fino a che non aveva allontanato Blake.

Un magone gli strinse lo stomaco. Non se la sentiva di rivederlo dopo così tanto tempo, non aveva la minima idea di cosa dirgli nè di come si sarebbe dovuto comportare con lui, soprattutto dopo l'ultima volta che gli era venuto a parlare. Era andato fuori di testa ed era finito con lo spaccargli il setto nasale.

Non lo aveva mai biasimato per non essersi più fatto vedere da quel giorno, ma se ora era tornato, doveva essere per qualcosa di veramente importante.

Spiegò le ali, cercando di focalizzarsi sul bruciore che gli attraversava la schiena. Lunghe e possenti avvolgevano tutto il suo corpo, ma da sole erano niente. Per quanto si concentrasse, della sua aura non era rimasto più nulla. Si era spento e finché non fosse riuscito a sciogliere quel blocco che lo teneva prigioniero si sarebbe sentito sempre più debole.
Forse tra non molto non sarebbe stato neanche più capace di volare.

Si mosse agilmente tra gli anfratti di quella spelonca nel massimo silenzio e quando si trovò alle spalle di Joel rimase un attimo a osservarlo, nascosto dietro una parete di roccia.

Era cambiato molto dall'ultima volta che avevano parlato. Era sempre stato un ragazzo di corporatura esile e con la faccia da bambino, tanto che molti gli davano molti anni di meno di quelli che realmente aveva. Ora invece sembrava invecchiato di colpo. Quegli anni erano stati pesanti per tutti, non solo per Blake.

- Eccomi. - disse piatto, freddo, cercando di non far trasparire la sua inquietudine.
Joel si girò di scatto, come colto alla sprovvista. Probabilmente non lo aveva sentito arrivare.

- Ciao, Blake. - lo salutò, senza ricevere risposta. Non sembrò rimanerci male, sicuramente non se l'aspettava.
Blake invece non riuscì a non soffermarsi sul naso leggermente storto.
Si sentiva uno schifo per come si era comportato con lui, ma chiedere scusa non era mai stato il suo forte.
A parte con Nevaeh. Con lei gli veniva tutto naturale.

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