VIII

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Agnés era una ragazza sui venticinque anni, dalla carnagione chiara e dal naso leggermente all'insù.  Le sue origini nordiche e francesi trovavano un connubio perfetto sul suo volto, dove due occhi color ghiaccio troneggiavano su delle labbra rosee e sottili e dei bellissimi capelli biondi incorniciavano quel viso da bambina. Le sue movenze eleganti e delicate, inoltre, non facevano altro che concretizzare in lei l'idea di angelo che Neavaeh aveva sempre avuto.

Era passato un giorno dall'annuncio che era stato dato al resto della colonia e Nevaeh ancora non si era riuscita a togliere dalla testa le espressioni degli altri angeli così incredule, confuse, deluse da lei che aveva un compito così semplice ed era riuscita a fallire pure in quello. Lei, che doveva solamente assecondare Blake per convincerlo a tornare e che invece si era tirata indietro, facendo allontanare con lei così anche tutte le speranze di un suo possibile ritorno.

In quel clima generale di frustrazione il sorriso angelico di Agnés era un vero e proprio toccasana per il suo umore. Era sicura che non si trattasse di un semplice atteggiamento di circostanza, come quello che aveva avuto Kaylee invece con lei. Dopo la scorsa sera, come aveva previsto, era sparita di nuovo, l'aveva fatta accompagnare alla sua stanza e poi non aveva più chiesto nulla di lei. Non era rimasta particolarmente stupita o dispiaciuta, ormai pensava di aver capito che tipo di persona fosse Kaylee.
La genuinità e la spontaneità di Agnés invece  trasparivano chiaramente da ogni suo più piccolo gesto e Nevaeh si sentiva veramente grata di essere stata assegnata alle sue cure. Era una semplice infermiera all'interno della colonia, ma, come le aveva spiegato lei stessa, a causa della mancanza di figure professionali, il suo compito era diventato sempre più importante che ormai poteva dire con orgoglio di avere acquisito tutta l'esperienza e le conoscenze necessarie per essere considerata alla pari di un qualsiasi altro medico.

- Allora, questi sono gli integratori che dovrai assumere per qualche settimana. Una pillola per tipo dopo cena. - le spiegò, mettendole nelle mani due diverse confezioni di pasticche che Nevaeh osservò per qualche istante prima di metterle in tasca. - Poi avrai bisogno anche di una pomata per evitare che le ferite sulla schiena si infettino. Se non riesci a mettertela da sola puoi benissimo passare da me prima di andare a fare riabilitazione. - continuò, rivolgendole un dolce sorriso che  Nevaeh non poté fare a meno di ricambiare.
Agnés era l'unica ad avere il potere di non farla mai sentire in imbarazzo. Le riusciva semplicissimo parlare con lei e aveva molto apprezzato il tatto e la delicatezza di come aveva affrontato l'argomento delle sue ali spezzate.  - La voce sta già meglio, quindi non ti darei niente per la gola, vediamo semplicemente come stai nei prossimi giorni. Ti è capitato invece di avere degli attacchi di panico o di sentire un certo stato d'ansia in delle situazioni particolari? - 

- Effettivamente sì, i luoghi stretti mi mettono un po' d'agitazione. - le rispose dopo qualche attimo di incertezza, ripensando a quante volte le era capitato di sentirsi chiudere lo stomaco entrando in uno di quei grigi blocchi di marmo. 

- È assolutamente normale dopo un forte shock o un trauma. Se dovessi avere una crisi così grave da non riuscire a respirare prendi una di queste. In qualche minuto dovrebbe passare tutto. - le sorrise, dandole un'altra confezione di pasticche e segnandosi qualcosa su un registro che teneva lì vicino. Nevaeh mise in tasca anche quelle. Si sarebbe memorizzata le etichette più tardi, non voleva scordarsi nulla né fare confusione tra tutte quelle medicine. - Per qualsiasi dubbio vieni pure a cercarmi, io sono sempre qua. - aggiunse, come se le avesse letto nel pensiero, e si alzò dalla sedia, facendole cenno di fare altrettanto e di seguirla.

- Ora andiamo, è l'ora della riabilitazione. - le disse e imboccò l'uscita dell'ospedale. Un'altra cosa che apprezzava particolarmente di Agnés era che, a differenza di Kaylee, cercava di rallentare il passo per permetterle di starle dietro senza troppa fatica. Nonostante riuscisse a stare in piedi sulle proprie gambe, camminare a lungo o particolarmente veloce la affaticava ancora molto ed era davvero grata alla ragazza per questa ulteriore accortezza.

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