Capitolo 3

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Suo figlio è marcio dentro.

Io marcio dentro ma lei anche fuori.
La mia musica non rende marci, la mia musica rende ultimi. Il mio pianoforte non ha rovinato tutto, lo proverò a queste persone.
Mamma con le lacrime agli occhi alla fine mi ha trascinato fuori dalla scuola, mi ha lanciato in mano quel maledetto foglio di carta e mi ha tirato uno schiaffo in pieno volto.
Siamo risaliti in macchina e l'impronta delle cinque dita ormai si nota. Vedo la sua vena pulsare da quando sia arrabbiata e sinceramente non le do torto. Si fidava di me e delle mie capacità. Ho distrutto tutto, come sempre.
"Dimenticati il pianoforte Niccolò. È l'ultima volta che sto dietro ai tuoi capricci" Dice ad un tratto nervosa. Annuisco. Me lo merito.
"Ma lo sai cosa mi fa arrabbiare? Il fatto che tu non sia sciocco e mi devo sentir dire che sei uno con la testa sulle nuvole e che compone invece che assicurarsi un futuro. Ma dove vuoi arrivare così Niccolò? Cosa farai una volta composta una canzone? Dove credi di andare?" Sbotta sbattendo le mani al volante.
"Questa storia della musica finisce qui" Conclude sistemandosi un capello finitole nel mezzo della faccia.

Arrivati in casa mamma posa con rabbia la borsa sulla sedia della cucina.
"Aspetta che arrivi tuo padre" Dice soltanto sedendosi alla sedia con le mani nei capelli e facendo un lungo sospiro per calmarsi.

Faccio un sospiro anch'io e me ne vado in cameria mia. Tolgo le scarpe con 'delicatezza' e mi butto all'indietro sul letto.
Una lacrima scende solitaria dall'occhio destro.
Forse è vero che sono marcio dentro.
Forse è vero che sto sognando troppo in grande.
Forse è vero che sono troppo astratto.
Forse hanno ragione.
Forse.

Chiudo gli occhio e cerco di allontarmi da questa realtà che mi opprime.
Dopo un po' il respiro si regolarizza e mi lascio andare in un sonno che mi protegge dal mondo.

Intanto in cucina...

La porta di casa si chiude, segno che Sandro è appena arrivato, e stranamente al suo fianco ci sono anche Valerio e Lorenzo. La famiglia è al completo.
"Dov'è Niccolò?" Domanda Sandro non vedendo suo figlio in cucina.
"Non farmelo vedere per le prossime ventiquattr'ore, giuro che lo uccido" Risponde Anna ancora nervosa per la pagella.
Non se l'aspettava proprio da Niccolò una caduta così in basso.
"Cos'ha combinato?" Si intromette Lorenzo appendendo la felpa all'attaccapanni.
"È stato bocciato" Sgancia la bomba Anna.
Sandro si blocca sul posto, dopodiché tira un urlo che farebbe spaventare anche il diavolo.
Un sonoro 'Niccolò' si estende per tutto il condominio. Il diretto interessato, ancora nel mondo dei sogni però non sembra sentire niente.
Sandro si spazientisce e corre in camera per chiamarlo, quando lo trova con ancora le lacrime agl'occhi subito si blocca, provando compassione per suo figlio, ma poi si dice che è per il suo bene e lo prende dai capelli.
Niccolò di sorpresa sgancia un urlo.

"Dimmi che è uno scherzo e che hai passato l'anno" Sibila Sandro a pochi centimetri dal volto di Niccolò.

Niccolò Pov's.

"Dimmi che è uno scherzo e che hai passato l'anno" Dice papà.
Con le lacrime agl'occhi, sia per prima, sia per il dolore ai capelli, scuoto la testa velocemente.
"È LA SECONDA VOLTA NIC, LA SECONDA!" Mi urla in faccia.
Mi pento di aver composto e non aver studiato.
Me ne pento, eccome.
"Scusami" Riesco a dire tra i singhiozzi.
"Guai a te se ti vedo vicino al pianoforte, stasera non ceni" Dice mio padre uscendo sbattendo la porta.

Cado in ginocchia sul pavimento freddo della stanza, qualche capello giace per terra, segno che dalla forza sono stati strappati.
Le lacrime tornano violente e mi porto le mani in viso.
Rimango così per un po'. Forse un'ora. Forse due.
Senza però calmarmi.
Sento bussare e senza il tempo di farmi rispondere la porta si apre rivelandomi mio fratello, Valerio.

"Che hai combinato?" Mi domanda sedendosi al mio fianco e poggiando un braccio sulla mia spalla.
"Un casino" Rispondo soltanto.
"Tanto per cambiare" Mi dice sorridendo e facendo scappare un sorriso anche a me.
"Mi sono fatto bocciare ancora" Gli dico.
"E perché ti hanno proibito di stare al piano?" Mi chiede non seguendomi.
"Perché invece di studiare ho composto, ora è tutto un casino" Gli rispondo ogni tanto fermato dai forti singhiozzi.
"Ci tieni davvero a suonare?" Mi domanda guardandomi negli occhi.
Annuisco piano, per paura di una cattiva reazione.
"Provo a convincere mamma, stai tranquillo" Mi rassicura tirandomi una pacca leggera.
Mi fiondo tra le sue braccia che mi stringono.

Sento lo sguardo di mamma bruciare dall'ingresso di camera mia.
È ancora delusa. Ma cosa mi aspettavo? Che fosse felice?
Menomale che Valerio mi capisce.
Menomale.
Forse non sono cosi marcio.
Riesco a scorgere il pianoforte da qui.
Giuro solennemente di non lasciare la musica.
Per me, e per quelli che non ci credono.

-labimbasperdvta

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