Capitolo 25

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*Metà Ottobre
Violenza presente, se siete sensibili evitate.

"Dimmi che cosa vedi, quando ripensi al domani
Quali domande, quante risposte, forse domani,ripeti forse.
Vivo coi sogni appesi, vivo coi sogni appesi
Girano le pareti, vivo, vivo coi sogni appesi"

"Te l'hanno davvero rifiutata?" Mi chiede conferma il professor Guerra.
"Eh si, dicono che è per depressi" Sorrido al ricordo di San Lorenzo.
Che serata di merda.
"Che cazzata" S'intromette Martina.
Alla fine non posso dire che siamo diventati amici, ma ci tolleriamo.
"Le parole" La rimprovera il prof.
"Ma sta scherzando, è come dire che A Silvia sia una poesia per pedofili!" Ribatte lei.
"Effettivamente è un po' pedofilo Leopardi" Dico.
"Coglione, ti sei fatto dire di no sul serio?" Mi chiede Martina.
"Sì, per l'ennesima volta" Sbuffo.
"Lavoreremo affinché ti prendano, è un peccato non farti suonare" Dice il prof.

"Sai, conosco una casa discografica che cerca nuovi cantanti, basta che porti un inedito" Mi dice il prof.
"Ma ci sarà qualcuno di più bravo, poi rischio di ridicolizzarmi ancora" Rispondo.
"Ma se non ci provi come pensi di riuscirci" Mi chiede il prof.
"Magari non fa per me" Dico.
"Ma non diciamo stronzate!" Alza il tono Martina.
"Sempre delicatissima tu" Rispondo ironico.
"Porta una cazzo di canzone e stai zitto, puoi vincere chiudendo gli occhi" Mi dice.

A suo modo crede in me.
È bello poter contare su qualcuno.

"Anche se fosse non so che portare" Dico.
"Sogni Appesi" Propone il prof.
"No, l'ho già portata una volta e ha fallito" Rispondo.
"Giusy?" Riprova.
"Ma figuratevi, se gli hanno detto che è depresso con Sogni Appesi figuratevi con Giusy" Ride Martina.
"Beh non ne hai più" Mi fa notare il prof.
"Potrei scrivere una canzone nuova" Dico riflettendoci.
"Così su due piedi? Poi devi iscriverti entro dopodomani" Mi avverte.
"Basta e avanza" Rispondo riferendomi al tempo.
"Devi anche provarla Nic" Prova a farmi ragionare.
"Ce la faccio" Lo rassicuro.
"Puoi provarci, ma se entro domani non hai la canzone porterai o Giusy o Sogni Appesi" Dice.
Annuisco.
Devo muovermi.

"Che abbiamo ora?" Chiede Martina mentre si prepara a salire in classe.
"Storia" Rispondo mettendo lo spartito nello zaino.
"Con il fossile? Che palle" Sbuffa.
Ridacchio.
"È più un rettile" Dico io.
"Ma avrà visto il Big Bang cadere" Replica lei.
"Scusami, hai visto che mani che ha? Sembra una lucertola" Rispondo io.
Battibeccando su cosa sia la professoressa arriviamo in classe.

Sembriamo quasi amici.
Lei si ferma al primo banco mentre io vado fino all'ultimo.
La professoressa arriva e sbatte una mano sulla cattedra.
Cominciamo proprio bene.

"Non mi stanno bene alcuni comportamenti" Comincia.
"Uno di voi però è testardo, vuole proprio istigarmi a punirlo. Non molla fino a quando non lo sospendo" Continua respirando cercando di calmarsi.
"Niccolò, continui a suonare per caso?" Mi domanda.

Tutti si girano a guardarmi.
"No" Dico facendomi vedere sicuro.
"Ne sei sicuro?" Mi chiede alzandosi in piedi ma mantendendo la calma.
Potrebbe esplodere da un momento all'altro, lo so.
"Si, ovvio" Continuo.
"Forse tu mi credi stupida" Dice.
"No, no, assolutamente" Rispondo.
In realtà sì, stupida e pure vecchia.
È con un piede nella bara, me lo sento.
"Invece si, lo so che il professor Guerra ti mette idee idiote in testa, e passatemi il termine" Sbotta alla fine.
"Ma non è niente di che, una canzone qualche volta" Cerco di giustificarmi.
"Non dovresti farne neanche una! Io voglio bene a tutti i miei studendi, anche a te! Siete come miei figli e non permetto di farvi trascinare da qualcuno a fare cavolate" Dice.
"Ma non è una cavolata, voglio farlo" Dico.
"I tuoi non stanno attenti a te" Commenta.
"Non è affatto vero" Alzo la voce anch'io.
"E come mi spieghi i tuoi comportamenti? Chi ti educa?" Mi chiede.
"È il mio carattere che fortunatamente mi permette di mandarla a fanculo" Dico.

Lei si avvicina a passi svelti verso di me.
"Senti ragazzino, ancora non ti ho fatto pagare l'offesa che mi hai rivolto insieme ad Adriano, ti conviene stare zitto e darmi retta" Mi minaccia a qualche centimentro da me, urlando.
"E cosa volete?" Chiedo.
"Le chiavi del laboratorio" Dice mettendo la mano aperta di fronte la mia faccia.
Non le darò la chiave.
"Ma se lo dimentichi" Dico.
"Moriconi, vuoi essere veramente sospeso per un pianoforte? Dammi le chiavi e finiamola" Risponde.
"Ma la finisca lei, sono affari miei" Dico io.
"Bene, vedo che non mi dai retta" Commenta.
"Non darò retta a lei" Confermo la sua idea.
"Dovresti" Sorride.
"Altrimenti?" Chiedo ricambiando il sorriso e alzandomi anch'io, mettendomi di fronte a lei.
Faccia contro faccia.

In un secondo la nuca va a sbattere contro lo spigolo del banco, mi ritrovo per terra.
Lei continua a sbattere la faccia contro il banco.
Gli occhi si chiudono.
Sento le urla dei compagni.
La preside che arriva e grida.
Le sirene dell'ambulanza.
Poi nulla.

Non c'è bisogno che parli.
Abbiamo raggiunto 1K letture, che forse sembra poco, ma per me non lo è.
Persone vere, reali, che hanno letto una mia storia.
Non è roba da poco, vi ringrazio.
Grazie perché mi sopportate e supportate nonostante le mie scelte.
Siete fantastici.
Grazie di cuore.
-gaia/labimbasperdvta che oggi ha trovato un posto nel mondo e che non è più troppo sperduta.

suo figlio è marcio dentro | ultimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora