Capitolo 31

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Chiudo gli occhi.
Sento urla, voci su voci che non riesco a distinguere.
Non capisco, ho preso anche le medicine.
Quella poi è anche mia amica.
O meglio, non lo so,lei mi ha detto così.

Mi sento prendere di peso e poggiare su una superficie morbida.
Se prima non vedevo bene adesso non vedo proprio.
Uff.

Mi attaccano qualcosa al braccio, forse la flebo e piano piano comincio a sentirmi meglio.
Riesco ad aprire gli occhi.
È completamente buio.
Non capisco, ho aperto tutti e due gli occhi.

"Niccolò cos'è successo?" Chiede il medico.
Non rispondo.
Dov'è?
Lo sto sognando, me lo sto immaginando.
"Niccolò" Sento ripetere.
"Dove sei" Chiedo.
"Come dove sei?" Dice mamma.
"Aspetti" Dice il medico.
Sento due dita schioccare.
Un singhiozzo.
"Niccolò" Dice mamma.
"Dimmi,cosa c'è?" Chiedo.
"Hai perso anche l'altro" Risponde piangendo.
Il singhiozzo era suo.
"Devi essere operato d'urgenza, Marta, preparalo, lo operiamo adesso" Dice.
Chi è Marta?
"Adesso? Ma il professor Mattioli non è pronto" Dice l'infermiera di ieri.
Forse Marta è lei.
"Lo chiami subito infatti" Continua.

Ho paura.
Come ho fatto a perdere l'altro?
Non ho fatto niente.

"Mamma" La chiamo.
"Dimmi" Risponde ancora singhiozzante.
"Mi operano ora?" Chiedo conferma.
"Si tesoro mio" Dice tra un singhiozzo e l'altro.
"Non piangere però" Dico.
"Hai perso anche l'altro occhio, come faccio a non piangere?" Chiede.
"Mi sento in colpa, smettila ti prego" Continuo cominciando a piangere anch'io.

Non risponde.
Mi ha ascoltato?
È andata via?
Non lo so, non vedo più niente.
È tutto nero, buio.
Vorrei poter accendere una piccola luce e vedere.
Ma niente.
Cosa devo fare?
Com'è successo?

"Niccolò sei pronto?" Chiede il medico.
"Prima di tutto ti presento il professor Mattioli, sarà lui ad operarti" Dice.
"Ciao, Niccolò" Sento dire da questo presunto professore.
Tendo la mano, sperando che me la stringa da solo.
Sento a stretta.
Non è stupido.

"Volevo chiederti, vuoi venire da solo in sala operatoria o magari vuoi tua madre. Per non restare da solo, anche se modestamente sono un'ottima compagnia" Dice.
Ridacchio sull'ultima parte.
Per lo meno è simpatico.
"Voglio stare solo" Dico.
"Accetti la mia compagnia?" Chiede con tono stupito.
Starà facendo finta, solo per rallegrarmi.
Lo apprezzo ma adesso non mi va.
Annuisco.

"Va bene, io ti aspetto in sala. Ci vediamo tra un po'" Mi saluta.
"A dopo" Dico.
"Aspetta, quasi mi scordavo, come la vuoi l'anestesia? Puntura o mascherina?" Mi domanda.
Che differenza fa?
"Se posso consigliarti, se non hai paura degli aghi ti consiglio la puntura, solitamente la mascherina la facciamo ai bambini o agl'agofobici" Dice.
"La mascherina è meglio" Dico.
"Va benissimo, a dopo" Dice e sento subito i suoi passi.

"Sei pronto?" Mi chiede mamma.
Ha smesso di piangere, ne sono contento.
"Forse, non lo so" Rispondo.
"Andrà tutto bene, mi ha fatto l'anestesia lui quando ho partorito te" Mi racconta.
"Infatti sono nato scemo" Commento.
"Dai, non fare il cretino" Dice ridendo.
La voglio sentir ridere.
Anche se dovessi star male io.

"Niccolò ci siamo" Mi chiama l'infermiera.
"Ti accompagno sotto e poi ti lascio" Dice mamma.
"Va bene" Dico.
Mi prende per un braccio e passo dopo passo mi fa entrare in una stanza fredda.
"Ti devo mettere il camice e la cuffietta, okay?" Chiede mamma.
Annuisco.
Mi sfila la felpa e sento un brivido di freddo percorrere tutto il petto.
Sento il camice congelato poggiarsi sulla pelle.
Raccoglie il ciuffo di capelli al centro della testa e poi poggia quella che dovrebbe essere la cuffietta.
"Messo così potrei sembrare la nonna di capuccetto rosso" Commento.
Lei ride mentre sistema qualche capello che sfugge dalla cuffia.

"Ti devo togliere gli orecchini" Mi avverte.
Sospiro, mi sta spogliando da tutto ciò che mi caratterizza.
Li caccia entrambi.
"Ora sei apposto" Dice.
Mi da un bacio sulla guancia.
"Mi raccomando" Dice.
"Ci vediamo su" Dico.
"A dopo amore mio" Mi saluta.
Sento i suoi passi allontanarsi.
E ora?

"Niccolò, vieni" Sento dire dall'infermiera.
Mi prende per il braccio e mi fa entrare in sala operatoria.
Fa ancora più freddo di prima e ho solo il camice sbottonato.
Mi ammalerò al cento per cento.
Li mortacci loro.

"Niccolò, ce la fai a sdraiarti?" Chiede il professore mentre mi fa toccare con la mano un lettino.
"Penso di sì" Dico.
"Vuoi che ti aiuti?" Domanda.
"Mi sentirei più sicuro" Ammetto sincero.
Mi spinge leggermente fino a farmi toccare con la schiena il letto.
Piano piano mi spinge giù, dopodiché faccio da solo.
"Ci siamo" Dice.

"Ti senti pronto?" Mi domanda.
"In realtà no" Dico.
"Facciamo con calma" Dice.
"Sai, non mi è mai capitato un caso così" Mi racconta.
"Ovvero?"
"Ovvero hai avuto una ricaduta rapidissima e totalmente senza un senso" Dice.
"Cosa ne so io" Dico.
"Hai preso qualcosa prima di sentirti male?"
"In che senso?" Chiedo.
"Una medicina, cibo, bevande..qualcosa?"
"Due medicine" Rispondo.
"Posso sapere quali?" Domanda.
"Una tachipirina da cinquecento e un antibiotico penso" Rispondo.
"Chi te li ha dati?" Chiede.
"La tachipirina mia madre,invece l'antibiotico una signora" Dico.
"Che signora?" Domanda.
"Boh, lei dice che siamo amici ma io non me la ricordo" Racconto.
"Va bene..." Dice serio.

"Ora ti senti pronto?" Chiede.
"No!" Alzo la voce.
"Perché non sei pronto?" Mi domanda.
"Ho paura" Dico.
"Di cos'hai paura?" Chiede.
"Di non riuscire più a suonare" Sospiro.

E se non riuscissi davvero più a suonare?
Non posso suonare se non ci vedo.
Non voglio neanche lasciare il pianoforte.
Dipende tutto da qui.

"Cosa suoni?"
"Il pianoforte, ma so suonare anche la chitarra" Rispondo.
"Compongo anche, ma non funziona proprio"Dico.
"Se permetti vorrei sentire qualcosa" Dice.
"Non mi sembra il caso" Ammetto.
"Ti devo sopportare per un'ora e mezza di operazione, me lo merito" Dice ridacchiando.
"Cosa faccio?" Chiedo.
"Un tuo inedito me lo merito?" Chiede.
"Penso di sì" Dico.
"Ti ascolto"

"Giusy ha visto tante cose
per i pochi anni che ha,
È una vita che non riesce
a avvicinarsi alla realtà,
Giusy ha spento ogni passione
e la gente ha spento lei, e
si ricorda quando un tempo
era più bello stare qua.
Ma Giusy poi si guarda dentro,
quale strada prenderà?
Se quella di suo padre
o quella che sognava già,
Giusy prova a non sentirli,
non restare ferma mai
e se la vita si ribella
tu ribellati con lei.
Ma Giusy senti questo vento?
tu lasciati portare.
Giusy sai che sei diversa ed è
per questo che sai amare,
e ogni cosa sembra grande,
tu lasciali parlare.
E ricorda è dal dolore che si può ricominciare" Canto.

"Sei bravissimo e spero che tu riesca a farti notare, come ti senti ora?"
"Ancora pauroso"
"Non ti fidi di me?" Chiede con tono triste.
Sorrido.
È simpatico.
"Non mi fido di me" Rispondo.
"Un modo carino per dire che non ti fidi di me" Lo sento dire.
"No, no"
"Allora provamelo" Dice.
Mi sta sfidando?

"È una sfida per caso?" Gli chiedo.
"Si" Approva.
"Passami la mascherina" Dico.
Lui me la posa delicatamente tra la bocca e il naso.
L'attiva.

"Ti sfido a fare dei respiri profondi e contrare fino a dieci" Dice.
Comincio a fare come mi ha detto.
"Conta pure" Dice.

Uno

Due

Tre

Buio.

-labimbasperdvta
Può sembrare la scena di quando si spegne la luce ai concerti ma non lo è!
Questo capitolo mi piace molto, sono fiera di come uscito.
È uno dei migliori secondo me, forse perché racconto qualcosa che ho vissuto e so per certo che è così.
Non lo so.
Spero piaccia anche a voi.
Ho voluto dare spazio a Giusy, che fino ad ora non abbiamo mai sentito.
Forse non era momento ma eccola qui.
Manca Chiave ora.
Sono le 3:20 e non so chi siano i pazzi maniaci leggano ora, dormite che è meglio.
Non mi sta vendendo in mente "Forse domirai".
Noooo.
Buonanotte.

suo figlio è marcio dentro | ultimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora