Capitolo 40

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Niccolò Pov's
Da adesso ritorna Nic.

Regalami un sorriso.
L'ho chiamata così.
Dopo tante riflessioni e anche su consiglio di Adriano ho deciso di chiamarla così.
Non so ancora se presentarla, non l'ho fatta sentire al professore e neanche provata al pianoforte, ma ci dovrei essere.
È carina, però io non conto come giuridizio.
Anche Adriano lo dice, ma è il mio migliore amico ed è di parte.
Mamma non vuole saperne, papà neanche e i miei fratelli figuriamoci.

Ho ascoltato Adriano.
Ho raccontato dell'ospedale ma dell'esperienza vista da un'altro punto.
Gl'occhi dei bambini.
Adriano mi ha raccontato che quando mi hanno portato qui lui è stato lasciato all'entrata da solo, mentre aspettava che le nostre madri arrivassero  è rimasto a parlare con un bambino.
Mi ha dato una scia da seguire.

Parlare dal punto di vista di un bambino non è molto facile, insomma, è complicato.
Fortunatamente io non sono cresciuto e ho saputo come fare.
Adriano quando ha letto il testo è rimasto zitto per dieci minuti. Mi ha messo molta ansia.
Alla fine ha solo annuito.
È bella.

Adesso stanno firmando le carte per dimettermi e finalmente potrò tornare a casa.
Anche la scuola mi è mancata.
Capiamoci, mi fa schifo sempre e a prescindere, però sempre meglio di non far nulla per quattro giorni.

"Nic, andiamo" Mi chiama mamma con in mano le dimissioni.
"Potevi metterci un po' di più" Dico ridendo.
Lei accenna un sorriso.
"Andiamo va, ci sono i tuoi fratelli a casa" Dice.

Metto il naso fuori dall'ingresso e finalmente vedo il mondo esterno.
Mi sono perso tutto questo.
Forse questa esperienza ha cambiato qualcosa in me.

Papà ci aspetta alla macchina.
"Ed eccoti" Dice dandomi un bacio sulla guancia.
"Non ti liberi di me così facilmente" Rispondo ricambiando il bacio.
"Ci mancherebbe" Ride.
Forse sono mancato.
"Andiamo dai, che non mi fido a lasciar cucinare a quei due" Dice mamma entrando subito in macchina vicino a papà.
"Hai sentito?" Chiede papà vedendomi fermo.
"Si,si" Dico entrando nei posti dietro.

Poggio la schiena al sedile.
Mi è mancata anche la macchina.
Mi è mancato il panorama che 'fugge' appena si accende il motore.
Mi è mancato il vento tra i capelli per i finestrini aperti.
Eppure queste cose le ignoravo prima di tutto questo.
È per questo che mi sento bambino.

"Ti vedo pensieroso" Parla papà.
"È ritornato" Ridacchia mamma.
"Non incominciamo" Sbuffo.
"Stiamo scherzando" Alza gl'occhi al cielo mamma.
"Lo hai fatto troppo suscettibile" Dice papà.
"Ha preso da te" Alza le mani lei.
"Da me? Al massimo da te" Ribatte papà.
"Avete finito?" Chiedo ridendo.
"Lo vedi che sa ridere?" Chiede papà.
"Ride da quando ha un mese, non mi stupisco" Ribatte mamma.

Che loro continuino a 'litigare'.
Prendo il foglio con scritto il testo di 'Regalami un sorriso' e la mando al gruppo dei 'miserabili'.
In fondo anche loro devono darmi un parere.

"Spacchi" Invia per primo Cocco.

"Già all'opera" Dice Alessandro.

"Chi non muore si rivede. cit" Dice Gianmarco.

"Con questa convinceresti anche quel cretino che ti ha criticato a San Lorenzo" Parla Leo.

"Se ne pentirà di non averti preso, lo sai?" Dice Tiziano.

"Ma perché quello che scrivo io sembrano quelle poesie che imparavano alle elementari?" Chiede Valerio.

"Perché sei coglione" Risponde Adriano.

"Giusto" Parlo io.

Gli altri continuano a rispondere.
La macchina si ferma.
"Fatemi trovare la cucina in fiamme e vi ammazzo" Dice mamma appena aperta la porta.
"Quanta fiducia che hai in noi" Dice Valerio venendo a salutarci.
"Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi sei mancato" Continua poi dandomi una pacca sulla spalla.
"Infatti, si sentiva che non c'eri. Troppo silenzio" Si unisce Lorenzo.
"Chi suona alle cinque del mattino se non ci sono io?" Chiedo.
"I vicini per ringraziarci. Hanno detto che sono stati felici di riuscire a riposarsi per quattro giorni" Mi racconta Valerio.
"Allora devo ritornare all'opera" Dico.
"Non incominciare" Sbuffa Lorenzo.
"Perché, non ti sono mancato?" Chiedo sorridendogli ironico.
"Tu, mica il pianoforte" Risponde.

Mamma e papà nel frattempo se ne vanno in cucina.
"Se vedo che avete combinato qualcosa vi uccido" Minaccia mamma.

"Avete fatto qualcosa?" Chiedo a voce bassa.
"Siamo stati da soli quattro giorni, secondo te cosa possiamo aver fatto?" Mi chiede Lorenzo.
"Di tutto" Rispondo.
"Non avere troppa fiducia in noi" Dice Valerio.
"Dai, cos'avete mangiato senza mamma?" Chiedo.
"Pizza" Risponde Lorenzo.
"E poi?" Chiedo aspettando il continuo.
"No, solo pizza" Ripete.
Scoppio a ridere.
Sembrava strano, loro due che cucinano.

"Bravi, non avete distrutto niente" Urla papà dalla cucina.
"Visto" Chiede ironico Valerio.
"Sentite, io vado a suonare, tanto ai vicini sono lanciato" Dico.
"Come vuoi, basta che non lo fai di notte" Dice Lorenzo.
"Infatti lo faccio di mattina, alle cinque" Rispondo ridendo.
"Sei seriamente mio fratello?" Chiede Valerio.
"Ho preso dal migliore" Dico.
"Vattene prima che ti faccia diventare un tasto del piano" Dice e io non me lo faccio ripetere due volte.

Il piano.
Quanto mi è mancato anche lui.
Premo un tasto.
Sì, funziona.
Che poi non è neanche passato molto, solo quattro giorni.

Comincio a provare una melodia, canticchiando qualche volta le parole di 'Regalami un sorriso' e segnando sul foglietto quando va bene qualcosa.
Deve uscire benissimo, questa volta non devono dirmi no.

"E questa sarebbe?" Chiede Lorenzo da dietro di me.
"Una canzone" Alzo le spalle.
"Non l'ho mai sentita" Dice.
"Perché?" Chiedo.
"È bella, l'avrà fatta qualcuno di famoso, no?" Risponde.
Sorrido.
Piace anche a lui.
"Forse" Rispondo.

-labimbasperdvta
IL 13 ESCE LA CANZONE NUOVA CIAO!

suo figlio è marcio dentro | ultimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora