Ora
Ecco, ora mi vedo da sola, in una stanza arredata con giocattoli, libri e quaderni di una bambina che ora è diventata grande, è diventata una donna. Quella bambina qualche anno prima ha dovuto fare i conti con molti punti interrogativi, sì, quelle grandi colonne che se le guardi alzando la testa verso l'alto non riesci a vederne la fine, ammesso che ne abbiano una.
Per la piccola bambina i punti interrogativi erano come esseri viventi liberi di muoversi e di spaventare chiunque e anche se lei era in presenza dei genitori che la proteggevano in ogni modo, non si sentiva affatto tranquilla e al sicuro. Infatti aveva la netta sensazione di essere seguita.
In cortile, nel giardino di casa dove trascorreva intere giornate spesso a rincorrere farfalle o a seguire quella lunga coda di formiche che faceva sempre lo stesso percorso: angolo della casa, sedia a dondolo per proseguire infine sul tronco del suo albero preferito.
Sentiva di essere seguita soprattutto quando entrava nella camera dove dormivano i genitori e che pensava fosse magica perché ogni volta che ci entrava, poi usciva che era il giorno dopo.
Lei li considerava "mostri" perché li immaginava come esseri grandi, brutti, puzzolenti e molto terrificanti anche per il loro modo di fare scorbutico e incomprensibile.
Certo, per i bambini tutto fa paura, come il buio o anche l'ombra di un mobile che controluce si trasforma in un mostro che rimane lì fermo come se volesse dire: "Oggi non voglio farti dormire" e i bambini che si rintanano sotto le coperte del letto con la speranza di trovare una fatina che li aiuti a cacciare l'ombra che gli fa tanta paura.
Per la piccola bambina, quei mostri erano la cosa più orribile e disgustosa che le faceva più terrore, perché lei non aveva paura di nulla, infatti non aveva paura del buio come gli altri bambini suoi coetanei, non aveva paura dei ragni o dei rettili che anche se pericolosi in un certo senso li ammirava.
Non aveva paura nemmeno dell'altezza, anzi le piaceva stare in alto, sempre più in alto come i gatti, non aveva paura di tutto quello che la circondava ma era terrorizzata al solo pensiero di dover vedere anche un solo punto interrogativo, un banale e semplice segno della tastiera, un punto interrogativo.
Con gli anni la bambina crebbe, così come la casa dove ha vissuto le sue migliori battaglie di foglie alle quali vinceva sempre, anche quelle fatte con il papà che adorava tanto.
Crebbe la città, dove faceva lunghe passeggiate sugli interminabili viali alberati e con giardini e strade con brecciolina, dove ha imparato ad andare in bicicletta con le rotelle, e una viuzza alberata dove ha imparato ad andare in bici senza rotelle, creando nuvole di povere alte come suo padre, se non addirittura a superarlo per quanto andava veloce, il quale tossiva a volontà per socchiudere la bocca a cui angoli si creavano le fossette del sorriso.
Grazie alle vetrine dei negozi, che sembravano avessero un intero mondo all'interno, perché erano immensi e avevano un corridoio enorme dove si poteva andare in bicicletta per quanto era grande e largo, nonostante la presenza delle persone riusciva ad andare come un fulmine senza alcun incidente.
Ogni singolo negozio, quando riusciva a staccarsi dalla frenetica confusione della realtà, ogni volta che ci entrava, si fermava quasi sempre con le braccia penzolanti lungo il corpo e cambiava posizione quando non si sentiva più le braccia o le gambe perché addormentate.
Alcune volte si metteva in modo molto buffo, per una bambina ovvero una mano poggiata sulla colonna e l'altra mano sul fianco, mentre i suoi piedini si incrociavano come quelli di una ballerina alle cui spalle l'entrata, con le porte scorrevoli a guardare come incantata quel complicato incrocio di scale mobili.
Fu così che conobbe i suoi amici, in uno scontro casuale di testate (o che credeva allora che fossero tali) sia quelli di vecchia data di cui non ricordava tutti i nomi o i loro volti; sia di quelli nuovi, che purtroppo, non vedeva tanto spesso a causa della distanza e nonostante il suo carattere, nonostante la sua timidezza è riuscita, grazie a loro a legare molto, tanto da diventare migliori amici nonché inseparabili.
Grazie a questi nuovi amici tra cui Luce, la sua migliore amica che, fortunatamente, abita quasi alla porta accanto alla sua e Chande, un bambino particolare, occhialuto con cui passava molto tempo, è riuscita ad aprirsi al mondo vedendolo, per la prima volta in modo diverso.
In un modo, che prima non sapeva nemmeno che esistesse, ma che ora l'accompagna come fosse la cosa più importante, la SUA cosa: la Gioia.
Gioia: una parola, cinque lettere, un solo significato, ma che per lei era la cosa più importante di tutto e tutti.
La Gioia le permise, nel corso del tempo, di ridere in faccia alla rabbia che provava nei confronti di chi voleva che fosse diversa, di chi voleva fosse più timida e introversa nei confronti del prossimo e non di ciò che il carattere le suggeriva di fare: trasgredire nonostante tutto e tutti perché lei non era come gli altri che abbassando la testa era come se dicessero "Va bene, faccio quello che vuoi."
Lei era diversa, non in senso negativo ma al contrario, LEI era diversa, perché nonostante pagasse per tutto quello che faceva continuava ad andare contro le regole, a non fare tutto quello che le dicevano di fare, di chi si approfittava di lei per la sua dolcezza o per avere un proprio tornaconto sfruttando così la sua ingenua bontà.
La Gioia, le diede la possibilità di capire chi allontanare e chi far rimanere nella sua vita, le permise di distinguere ciò che credeva realtà dal vero e proprio spirito libero da quello legato e costretto a sottomettersi ad altri.
Insomma la Gioia, le permise di crescere dal punto di vista affettivo e sentimentale.
Clycia ora è grande, una ragazza alta con gambe snelle ma non troppo lunghe, fisico atletico, mani perfette non troppo tozze o piccole ma nemmeno lunghe ed esili, viso dolce così angelico da confondere molti sulla sua età, con occhioni chiari che cambiano colore, andando dell'azzurro chiarissimo al verde smeraldo con l'estremità dell'iride di un blu scuro intenso che si alterna col marroncino chiaro.
Il nasino alla francese, una bocca che sembra una ciliegia a forma di cuore e che quando sorride gli si creano le fossette e quando guarda delle foto in cui sorride le ricordano molto suo padre, con il mento squadrato nei punti giusti ma con una cicatrice che le ha causato un dolore insopportabile durante l'infanzia e che non dimenticherà mai perché gli è stato causato un dolore tanto profondo da non riuscire a fidarsi più di nessuno neanche degli amici che oramai conosce da molti anni.
Ha una pelle liscia con delle lentiggini sparse qua e là che si vedono solo contro luce e dello stesso colore della porcellana. Lei bella, bella davvero come un paesaggio da mozzare il fiato oppure far andare a sbattere qualcuno contro un palo o contro una persona mentre cammina. Lei unica come un pezzo unico nel suo genere.
Eppure così perfetta all'apparenza, dentro è tormentata dal passato e ai suoi occhi la primavera sembrava inverno inoltrato, e non quell'inverno con la neve candida e soffice, ma quello con la bufera di vento gelido e di neve dove i fiocchi ti tagliano la carne calda e lacerano l'anima come pezzi di vetro sulla lana morbida, così come i suoi ricordi che si contraggono nella sua mente come le vie tortuose di montagna.
*SPAZIO AUTRICE*
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Thinking Of You 1
Romance"Un altro riprender fiato, un silenzio che dura un secondo in cui è rinchiusa l'eternità, i nostri cuori un tutt'uno di battiti" questo è ciò che Clycia ha letto su un foglio stropicciato. Chi l'ha scritto? Perché è arrivato proprio a lei? Gli inc...