Oggi

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Clycia

Oggi 13 Gennaio di quest'anno.

La mia sveglia suona circa alle sei e quarantacinque, mentre cerco di non sentirla provo a riaddormentarmi mettendomi nella classica posizione, che dovrebbe riportarmi nel mondo fantastico dei sogni ma, non funziona.

Così, mi metto su un lato e con le mani, prendo gli estremi del cuscino, per fortuna ancora caldo, e me li schiaccio nelle orecchie sperando di non doverla sentire, ma è davvero impossibile riuscirci, se hai una sveglia che ti rompe i timpani e ti fa saltare in aria dallo spavento appena inizia a strillare in pieno silenzio fino ad allora benedetto.

Già di mattina è parecchio difficile alzarsi, è ancora peggio se la sveglia interrompe il tuo sogno sul momento più bello, come del resto le pubblicità durante i film. 

Se ti svegli o meglio se apri gli occhi quando sai che la tua giornata sarà monotona, noiosa e ultra mega stancante sei già partita col piede sbagliato, perché le cose andranno per il verso sbagliato, è un dato di fatto purtroppo.

Quindi, appena riesco a collegare il mio corpo con il cervello e ai vari nervi addormentati, allora arriva l'adrenalina, finalmente mi ritrovo seduta con le gambe distese sul letto, e le lenzuola che ancora profumano di bucato che odora di cocco attorcigliate al corpo. 

Un pezzo che parte dalla coscia e finisce a serpente alla caviglia, un altra parte sulla spalla, come una sciarpa e ultima parte non meno importante ma molto buffo, me lo ritrovo tutta incastrata tra il pigiama e la mia pelle proprio a fare da "cintura" (anche se il mio pigiama, molto morbido, per fortuna è della mia taglia).

Finalmente dopo che sono riuscita a sciogliere anche i nodi che si erano creati, vado in bagno e tornando indietro virando verso la cucina sento un profumo di non so cosa (ma ammetto che è molto appetitoso) 

nel frattempo mi faccio una bella coda di cavallo alta, dato che appena sveglia di da fastidio praticamente tutto, perciò con cura me la sistemo, una volta fatto, dietro le spalle. Non appena mi siedo sento mia madre venire in cucina e darmi il buon giorno.

Alzo lo sguardo, che fino a pochi istanti prima era immerso nel latte e i cereali croccanti al cioccolato immaginando ancora nella mente ancora le scene del sogno e provando sensazioni degne di un sogno, me la vedo davanti a me sulla sedia bianca di fronte alla mia blu ma in mezzo c'è il tavolo, la guardo e noto che è ancora in pigiama

"Mamma, sbaglio ma hai ancora il pigiama addosso. Oggi non vai al lavoro?"

E lei in risposta mi dice che va ma più tardi come dice l'elenco del suo orario giornaliero anche questo, un foglio di carta tutto stropicciato che si porta ovunque vada affinché non si scordi le classi

perciò continuo a gustarmi i cereali che adoro mentre lei finisce quello che aveva già iniziato, prima che io comparissi come un fantasma, cioè yogurt, semi di girasole e altri tipi di semi mescolati tutti con un po' di miele.

Dopodiché una volta finita la colazione e pulito tutto quello che abbiamo usato per prepararci al meglio per la giornata mettendoci in forze, torno in bagno per lavarmi i denti, spazzolare i capelli (che per me sono sempre in disordine anche dopo averli pettinati dieci minuti prima) ed essermi vestita.

In fretta ma per bene mi rifaccio il letto e lo zaino con i libri che non ho messo la sera prima perché me ne ero dimenticata e mi dirigo verso la porta che finalmente apro nello stesso tempo in cui mia madre dice

"Hai spolverato la tua camera? Nel tono come una madre solo può, per farti capire che se non l'hai fatto ora lo farai quando torni"

Io sapendo di essere nel torto, in mia difesa rispondo di no e che lo farò appena tornerò a casa, subito dopo pranzo.

Così me la scampo alcune volte, quasi tutti i giorni solitamente riesco a fare tutto prima di uscire da quella stanza e chiudere per un paio di ore la porta che mi ha salvato da monotone noie di casa riuscendo a concentrarmi sulle varie cose da fare:

camminare, evitare pazzi che guidano come se avessero i prosciutti sugli occhi che siano in macchina o sulla bici oppure sul motorino.

Scansare oggetti volanti, identificati perché vengono lanciati da finestre per atterrare sugli stinchi o caviglie del malcapitato di turno, quando la mira sbaglia bersaglio per fortuna chi ha lanciato l'oggetto si scusa direzionando così quel che rimane della voce e delle forze sul soggetto interessato. 

Durante il percorso verso la scuola é come attraversare la giungla, non quella vera e propria, parlo della giungla giornaliera delle città che si crea già dalle prime luci dell'alba e si sparpaglia svanendo poi quando il sole tramonta.

Riuscendo ad arrivare a scuola sana e salva, per fortuna senza ammaccature di vario genere, entro e ogni volta, così da quattro anni e mezzo, mi sembra come se entrassi per la prima volta, provando le stesse emozioni della vera prima volta, con la differenza che ogni volta, noto qualche particolare che nelle volta precedenti non avevo notato o perché non ci avevo fatto caso.

Perciò, questa volta volontariamente mi soffermo a guardare il soffitto, poiché  sono arrivata con tanti minuti di anticipo, con la testa penzolante all'indietro, e m'immagino la scena da un altro punto di vista, per esempio dal punto di vista del ragazzo che stava passando per il grande corridoio, che secondo me sembra più una sala, il quale si è fermato a guardarmi tanto per cambiare e chiedendo a me stessa cosa ci fosse di tanto bello da guardare in me.

Il tipico cattivo ragazzo, con atteggiamento spavaldo di chi sa tutto di tutti, con la faccia di chi non ha mai studiato in vita sua ma che ha la fortuna di avere la memoria di elefante e per questo se gli si chiede qualsiasi cosa sulla lezione che apparentemente non abbia seguito ti risponde non solo alla domanda che gli è stata posta ma riesce a fare anche i vari collegamenti con altre materie.

Lui, appoggiato alla colonna di marmo su una spalla, con il piede sinistro appoggiato sul primo gradino della scala che porta ai diversi piani delle struttura, le braccia incrociate sul petto e sulla faccia quel sorrisetto da spaccone e da spaccargli la faccia per quanto è falso.

Continuando a credersela, e provando a fissarmi senza farsi notare, io procedo nel gustarmi il soffitto e i quadri antinchizzati dalla cornice, e abbelliti da ornamenti moderni sparsi per la stanza.

Non sapendo di essere osservata già da un pezzo, finalmente abbasso lo sguardo verso il basso e mi incammino verso l'uscita tornando da dov'ero venuta.
Nel frattempo sento dei passi avvicinarsi

"Non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova?"

Io, pensando che non si riferisca a me, continuo a cercare il telefono nello zaino che avevo poggiato su una delle panchine ghiacciate che si trovava più vicina, e come sempre non trovo mai niente perché mi porto quasi mezza casa con me, ogni volta che devo fare un viaggio se pur breve mi porto tutto (nella mia mente compare la stessa frase: "Se accadesse qualcosa a me o a qualcuno e nessuno può intervenire? Ci sono io e con tutto il necessario!").

La stessa voce che aveva fatto la domanda si fa risentire ma questa volta più vicina questa volta però specificando il soggetto

"Hey tu! Ragazza! quella che sta litigando con lo zaino!"

Sospirando per aver trovato finalmente quello che cercavo, alzo lo sguardo e mi giro con tutta la calma e la flemma di cui volontariamente volevo far notare la lentezza verso la direzione da dove era partita la voce e me lo vedo davanti, involontariamente sbarro gli occhi.

"Uhm, è lui o non è lui? Sì, è il cattivo ragazzo di prima! Oh mamma, sta venendo di qua!"

Risuonano nella mia testa queste parole che le due vocine mi fanno ascoltare sempre quando c'è lui nei paraggi è una vampata di colori, sperando non l'abbia notato, sulle guance per espandersi su tutta la faccia. Nella mia testa cercavo una scusa per filare il prima possibile da quella figuraccia.

*SPAZIO AUTRICE*
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