Uno come tanti

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Alek

"Vieni, vieni con me" mi dice ma so che è sbagliato però la tentazione è forte

"Vieni, vieni con me" ripete la ragazza che è di fronte a me, porgendomi la sua mano e che avvicina piano al mio viso.

Lei alta, snella, con i capelli lunghi e scuri, la carnagione chiara e delicata, sembra un angelo per la sua voce pacata e tranquilla, forse per il vestito lungo e bianco che indossa che risalta la luce dietro di se, forse per i suoi occhi che mi trasmettono una sensazione bellissima, una sensazione che ho provato pochissime volte forse di pace. I suoi occhi di un azzurro chiarissimo quasi sembra esserci del ghiaccio, ma con sfumature di verde come erba con gocce di rugiada mattutina, in piena notte invernale. Apro e chiudo gli occhi, penso tra me e me, iniziando ad agitarmi

"No!" esclamo nella mia testa, provando a convincermi del contrario

Sono sicurissimo che non è un sogno, ma, come faccio io a trovarmi qui se fino a pochi secondi fa ero nel mio letto della mia stanza a dormire beatamente? Continuo a pensare mentre mi immagino sdraiato in un contenitore marrone che mi sembra essere una bara e spero che non sia realmente morto così mi tocco la faccia e il corpo, e sono vivo, forse. Rivolgo il mio sguardo nella stessa direzione del mio petto, notando con mia sorpresa che la ragazza che è di fronte a me è sempre nella stessa posizione, e solo allora mi rendo conto che ho una faccia scioccata, occhi sbarrati come se volessero uscire, come se avessi visto un fantasma o come se fossi paralizzato. Sento le goccioline di sudore scendermi dalle tempie per raggiungere velocemente il mio collo che continuano sul petto, le mie mani altrettanto che provano a togliere istintivamente il sudore, ma inutilmente.

"NON SONO MORTO!!"

Mentre dico queste parole apro gli occhi e mi ritrovo col fiato corto, matido di sudore, mi tocco le mani , la schiena, i capelli un vizio che non riuscirò a togliermi, le lenzuola tutto bagnato, come se mi avessero buttato una secchiata di acqua, mentre dormivo, forse per svegliarmi. Mi rendo conto, solo dopo, che quando ho detto quelle parole stavo gridando, o meglio urlando, con il cuore che mi batteva all'impazzata dalla paura e che quasi non usciva dalla bocca, forse scappare dall'orribile sensazione che ti divora da dentro e che per toglierti questa sensazione non puoi fare niente, come volersi togliere dalla caviglia una palla enorme con catene molto resistenti e fatte di un materiale indistruttibile.

Mi alzo dal letto, mi passo la mano destra tra i capelli bagnati e con tanti nodi, apro gli occhi ma non vedo niente, è tutto buio, però provo a dirigermi comunque nel bagno dove spero di riprendermi anche se sono assolutamente consapevole che andrà a finire come le altre volte. Entro nel bagno e come prima cosa accendo la luce premendo il pulsante alla destra della porta e vengo accecato dall'unica lampadina presente e funzionante, così mi riparo gli occhi con il dorso della mano sinistra e me li stropiccio poi con le dita così da farli aprire e abituarli il prima possibile alla fioca luce della lampadina, che comunque mi da fastidio ma che senza non vedrei assolutamente niente e andrei a sbattere ovunque. Essendo scalzo e in mutante, prima vado a sciacquarmi la faccia con l'acqua nel lavandino, però

"E se dovesse ricapitare?" mi domando non curante, continuo con le solite azioni post-incubo e che prevedono anche una bella doccia calda e rigenerante, almeno per quanto ne so io, rigenera poco quanto niente, ma sono io! Chissà se ad altre persone funziona, ahimè, con me no. Una volta uscito dalla doccia, prendo il mio asciugamano e me lo sistemo sui fianchi, dopo essermi asciugato alla bell'e meglio il corpo e ne prendo un altro lì vicino, per asciugarmi i capelli che amo tanto e che spero di non impiegare un'ora per asciugarli. Sempre scalzo, sono in bagno, davanti al lavandino o meglio allo specchio, questa volta asciutto ed essermi tolto l'asciugamano dai fianchi per sostituirlo con le mutante, mi asciugo i capelli con phon e spazzola in legno, questa volta però li faccio in modo naturale, così abbandono la spazzola sul lavandino e accendo il phon. Quando finisco vedo che il sole è già alto così decido, di punto in bianco, di andare all'università, per farmi un giro ma senza dover assistere alle lezioni.

Esco di casa, mentre mi sistemo la camicia, ripasso mentalmente se ho preso tutto e cammino verso l'università, mi passa per la testa il telefono, così torno in dietro facendo dietro front verso casa, quando apro la porta con le chiavi nella mano destra mentre con la sinistra cerco di abbottonarmi l'ultimo bottone del polsino ormai quasi sgualcito ed entro do uno sguardo veloce nella prima stanza dove penso sia il telefono ma non vedo nulla cosi ritento e guarda caso sento provenire il suono dalla camera da letto, mi dirigo verso il comodino che si trova però quasi a ridosso dell'armadio, lo prendo ed esco di casa. Sono ormai vicino l'entrata dell'università, mi metto la giacca sopra la camicia, ma mi fermo ad allacciarmi la scarpa del piede destro perché ho notato che si è slacciata mentre mi infilavo la giacca, fortunatamente sono veloce, nemmeno due secondi e sono di nuovo in piedi che cammino tranquillo verso l'entrata, quando vedo una ragazza che entra e attraversa la porta a vetri con la cornice di legno antico che amo.

La seguo senza farmi notare, e vedo che non è come le altre ragazze, sembra diversa anzi è diversa! Chissà se è di queste parti, o se studia qui, mi chiedo mentre mi fermo a guardarla mi appoggio alla prima colonna che trovo, ma dopo pochi istanti di beata pace mi bussano sulla spalla, rovinando così la mia tranquillità, chiedendomi se oggi ho da fare, perché eventualmente avrebbero dei biglietti per vedere la partita di calcio a casa di uno di loro, mentre cerco di cacciarli dicendo che ho da fare cose molto importanti e facendo no con la testa cerco con gli occhi la ragazza di prima, ma non vedendola perdo la pazienza e rivolgendomi a quello che sembra il più intelligente tra i presenti esclamo

"Non oggi, ho da fare!"

fulminando lui e gli altri che si allontanano e se la fanno sotto in pochi minuti, mugugnando parole senza senso. Riprendo la ricerca, con la speranza di trovarla ed eccola lì, intenta a cercare qualcosa nella sua borsa, si trova poco più distante da dove mi trovo io, dall'altra parte della stanza e mentre avvicino le chiedo se studia qui senza però avere una risposta in cambio, così ripeto

"Hey tu! Ragazza che sta litigando con lo zaino!"

Sospira perché ha trovato quello che cercava, alza la testa e si gira con tutta la calma e la flemma, di cui sicuramente voleva far notare la sua lentezza, verso la mia direzione e me la vedo davanti, rimaniamo così chissà per quanto. Cercando di dire altro, inizio a balbettare ma senza un buon esito, lei più confusa di prima mi risponde

"Mi sa che hai sbagliato persona!"

Così faccio un passo indietro e mi passo la mano destra sulla nuca per l'imbarazzo mentre la sinistra la metto nella tasca davanti del jeans.

"E forse si, mi sa!"

Abbozzo un sorriso che mi ricambia, quando si allontana, faccio finta di niente, ma ho il cuore che batte a mille e una nuova emozione che riaffiora dopo tanto tempo.

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