Alek

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Tempo indefinito

Mentre cammino penso, circa due minuti fa ero da solo e stavo camminando su una strada che non ha asfalto. Perciò spesso è bollente perché il sole batte forte tutto il giorno, e solo quando tramonta che torno a casa, stanco fisicamente ma ancora molto attivo mentalmente per continuare la giornata finalmente a casa.

Sono nato circa dodici anni e mezzo fa, in un paese dove ci sono altre città non molto distanti tra di loro, perché la città più vicina si trova a un centinaio di chilometro da dove vivo io, quindi quando serve qualcosa vado io a piedi e se la fortuna è con me riesco a trovare un passaggio da qualcuno che va nella stessa direzione. Ma per raggiungere una di queste ci vuole tempo, tanto tempo; tempo che io purtroppo non ho perché la sorella di mia mamma, mia zia, sta male e per questo tocca a me cercare le medicine per farla stare meglio o starà peggio di prima.

Peccato però, che la prima volta è stato difficile davvero, perché non sapevamo cos'era e cosa fare per aiutare; ora per fortuna è diverso perché è venuto il dottore a visitarla, e soprattutto perché ora sappiamo cosa fare e come curarla.

Nella mia famiglia ci sono io, che sono figlio unico, poi c'è mia mamma, una persona bella davvero, ma quando si arrabbia è meglio se non sei nei paraggi, perché può accadere qualcosa di brutto, non rischi la vita però rischi di farti male .

Nella stessa casa abitano anche mia zia, che da quando si è ammalata non si muove dal letto come prima, e a stento riesce a parlare, per fortuna c'è mio zio che ha deciso di licenziarsi dal lavoro che faceva prima perché si alzava molto presto per tornare a casa tardissimo, così è riuscito a trovare lavoro vicino casa dove può tornare da noi nel pomeriggio prima, dalla sua famiglia e potendosi così permettere più medicine per fare stare bene la zia oltre che starle vicino più possibile.

Io quando non ci sono compiti da fare aiuto mio zio nel suo lavoro, d'estate infatti quando non c'è scuola, vado con lui e quando torniamo a casa sono stanchissimo ma molto contento perché vedo che anche lui sorride e penso che è felice perché il suo capo ha pagato di più e quindi può aiutare la zia.

Quando vado a scuola, però mio zio non vuole che vado ad aiutarlo perché dice che se non studio sarò un asino, e non mi prende nessuno per lavorare, perché le persone che non sanno parlare bene non le vuole nessuno, per questo quando vado da lui a chiederli a che ora si inizia, mi gira con le mie spalle contro di lui e mi spinge nella direzione opposta.

Così alla fine abbiamo fatto un patto: quando finisco la scuola, durante le vacanze o quando non vado a scuola nel periodo delle feste vado con lui a lavorare ma devo rispettare le regole che mi ha detto di seguire, in pratica non sono altro che le regole che devono rispettare tutti cioè ascoltare i consigli che mi da, non fare di testa mia, seguire alla lettera ogni indicazione.

È andata avanti così per parecchi anni per mia fortuna, perchè lo devo anche grazie a lui se sono così.

Un giorno stavo pensando che di tutto quello che avevo, una bella casa grande, con un giardino, un fratello a cui avrei insegnato tutto quello che ho imparato da solo per esempio gli avrei insegnato come andare in bicicletta o come scavalcare ringhiere o muri senza farsi male anche se erano più alti di me, gli avrei insegnato tutto quello che sapevo anche leggere e scrivere, gli avrei letto tante favole o perché no anche fantastiche avventure dei pirati, del mondo fatato o cose del genere per farlo addormentare, sì, avrei fatto da fratello, da padre e tutto quello che no ho avuto io: una famiglia reale.

Ora della famiglia è rimasta solo mia zia che anche se ci sono solo io a prendermi cura di lei sento che mio zio, mia mamma, e il fratellino (che non è mai nato) sono sempre con noi, anche se non sono qui presenti sulla Terra, anche se non sono qui in carne e ossa, sento la loro presenza quando vado a fare la spesa, quando sono nella stanza accanto a quella dove dorme la zia, sento che ci sono anche quando mi allontano da casa per andare verso il mare.

Il luogo dove andava sempre la mamma, le piaceva molto e lo sapevo perché vedevo la serenità nei suoi occhi, vedevo che era tranquilla e sempre felice.

Quando era inverno e avevo finito tutti i compiti, andavamo insieme a fare lunghe passeggiate sulla spiaggia e d'estate invece passavamo giornate intere, era il suo rifugio

per me è l'unica cosa che mi unisce alla mia mamma da quando non c'è più, è come se vedere il mare, le onde che si infrangono, il fragore della schiuma che si forma con la risacca, lei mi rendesse sereno e felice, come era lei quando venivamo qui.

Per me, tutto quello che possedevo aveva pochissima importanza, mi bastava lei solo lei; il suo sorriso così caldo da scaldare un cubetto di ghiaccio, così dolce da esserlo più del miele che è rimasto lì nascosto sulla mensola, perché la mamma con il miele preparava le cose più deliziose del mondo.

Un'altra cosa che non scorderò mai della mia mamma è il sorriso che scioglie tutto, non dimenticherò mai i suoi occhi e la sua risata perché sono le caratteristiche che la rendono speciale. 

I suoi occhi erano come i miei ma molto più belli, se ti soffermavi solo sui suoi occhi era la fine perché rischiavi di annegarci dentro, sì annegarci perché erano a volte chiaro come il cielo sereno e talvolta come il mare in burrasca: erano gli occhi più belli che avessi mai visto.

(Come li chiamavo io quando ero più piccolo "gli occhi dell'angelo")

La risata della mia mamma era come una melodia, come quel suono di arpa dolce, un suono rilassante perché era leggero, molto genuino e caldo che ti riscalda da dentro come un fuoco di drago che non brucia o come i fuochi fatui che ti guidano sulla giusta via mentre hai nelle orecchie questo suono.

La sua non era una semplice risata perché quando la ascoltavo era come se cantasse una melodia, sì una melodia ma senza parole, un suono melodico, come quello degli angeli che quando la ascolti rimarresti lì senza fare niente solo ascoltare, e questa melodia ti prende così tanto che appena finisce non ti ricordi più che stavi facendo prima, hai la sensazione di essere come stordito.

La mia mamma era una persona speciale, davvero molto speciale che non so come descriverla, forse non esistono le parole giuste. Forse non serve nemmeno che cerchi le parole per ricordarmi di lei, della mia mamma.

*SPAZIO AUTRICE*
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